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Le nuove sanzioni economiche di Trump contro il regime di Maduro

Lo aveva anticipato molto presto lunedì mattina, il vicepresidente americano, Mike Pence: “Le elezioni in Venezuela sono false, non libere e neppure giuste. Il risultato illegittimo di questo processo finto è un nuovo colpo alla tradizione democratica di cui il Venezuela va fiero. Gli Stati Uniti non staranno a guardare mentre il Venezuela crolla e la miseria dei suoi cittadini coraggiosi continua”. Il governo di Washington si è detto “contrario alla dittatura e sta con il popolo del Venezuela. Il regime di Nicolás Maduro deve consentire gli aiuti umanitari e deve permettere che il suo popolo venga ascoltato”. E dopo qualche ora è passato dalle parole alle sanzioni.

STOP ALLA SVENDITA DEGLI ASSET

L’amministrazione Trump ha dato un nuovo colpo all’ultimo bastione economico del regime di Nicolás Maduro: l’acquisto del debito emesso dallo Stato venezuelano.

Con un ordine esecutivo firmato dal presidente Donald Trump, il governo americano ha aumentato la quantità e la qualità delle sanzioni contro il regime di Maduro. Il nuovo provvedimento gli acquisti di asset statali a prezzi stracciati a qualsiasi cittadino americano”.

Con questa misura il governo degli Stati Uniti evita di restare inerme mentre gli asset venezuelani sono dissipati da “un regime corrotto” e svenduti per una frazione del loro valore.  L’ordine esecutivo di Trump – si legge nel documento – “chiude un altro modo usato per corrompere; nega ai funzionari venezuelani corrotti di valutare impropriamente e svendere asset pubblici in cambio di tangenti”.

APERTURA DEL CANALE UMANITARIO

Il provvedimento impedisce dal 21 maggio ai cittadini americani di eseguire transazioni per l’acquisto di qualsiasi debito venezuelano o il suo uso come collaterale. Una limitante che riguarda anche gli asset della compagnia petrolifera statale Pdvsa. Il governo di Caracas non potrà “vendere, trasferire o promettere come collaterale partecipazioni in qualsiasi entità che controlla con una quota di almeno il 50%”. Non è vietata (ancora) la vendita di prodotti petroliferi e le importazioni negli Stati Uniti.

Un funzionario della Casa Bianca ha spiegato che tra le motivazioni delle nuove sanzioni contro il Venezuela c’è che la svendita di titoli fa parte della “cattiva gestione economica del regime e la sua corruzione ad avere creato la catastrofe umanitaria in corso. Eppure il regime si rifiuta di importare le tanto necessarie medicine e i generi alimentari. Maduro e la sua squadra hanno reso chiaro che preferiscono riempire le loro tasche piuttosto che alimentare la popolazione”.

Le sanzioni del 21 maggio si aggiungono ai provvedimenti di agosto 2017 e di marzo 2018 contro gli investimenti nella criptomoneta Petro inventata dal governo di Maduro per aggirare le sanzioni finanziarie negli Usa.

CHI FESTEGGIA LA RIELEZIONE DI MADURO

La maggior parte degli osservatori internazionali sostengono che le elezioni in Venezuela sono state manipolate dal partito del presidente, e gli Usa e altri 14 Paesi americani non hanno riconosciuto il risultato. Ma c’è chi invece festeggia per il trionfo elettorale di Maduro. Russia e Cina – principali beneficiari della svendita degli asset venezuelani – si sono congratulati con Maduro per la rielezione.

In un comunicato diffuso dal Cremlino si legge che “il presidente russo Vladimir Putin ha augurato a Maduro buona salute e di risolvere con successo le questioni sociali ed economiche che sta fronteggiando il Paese”. Alexander Schetinin, direttore del Dipartimento dell’America latina del ministero degli Affari esteri russo, ha condannato l’ingerenza degli Stati Uniti e gli altri Paesi occidentali nella situazione venezuelana. Ha dichiarato che “due terzi dei voti sono stati a favore di Maduro, per cui devono accettare che i risultati sono irreversibili”.

Dall’altra parte, il portavoce del ministero degli Affari esteri cinese, Lu Kang, ha detto in conferenza stampa lunedì che “i dubbi sul processo devono essere risolti per la via legale […] le parti coinvolte devono rispettare la decisione del popolo venezuelano”.

Quello rappresentato da più del 60% di elettori che si è astenuto come forma di protesta contro l’illegittimità del processo elettorale o i pochi che hanno votato Maduro?

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