È vero, il pasticcio italiano degli ultimi giorni attira l’attenzione internazionale e preoccupa l’Europa. Ma l’Italia non è l’unica ad attraversare un momento complesso e difficile. Nella regione c’è chi sprofonda, ancora una volta, nella crisi politica. Dopo due elezioni in sei mesi e 10 mesi di stallo (che l’amministrazione statale non ha ancora recuperato), lo spettro del voto anticipato torna a scuotere la Spagna.
La scintilla che ha accesso il fuoco elettorale è stata la sentenza sullo scandalo finanziario Gurtel. Sono state accertate responsabilità – non penali, ma solo perché all’epoca dei fatti per legge un partito non era incriminabile – di una decina di esponenti del Partito Popolare del premier Mariano Rajoy in un’inchiesta per corruzione. La caduta dei popolari nei sondaggi è stata immediata.
Il leader di Podemos, Pablo Iglesias, ha annunciato martedì che, se venerdì fallisce il primo tentativo del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe), il suo gruppo parlamentare presenterà al congresso una nuova mozione di sfiducia contro il premier Mariano Rajoy. “Prima che continui al commando il Pp preferiamo tornare al voto e sono convinto che lo preferisce anche il Psoe”, ha dichiarato Iglesias.
GLI INTERESSI DI CIUDADANOS
La bufera contro il governo guidato dal Partito Popolare è partita da Ciudadanos, finora alleato del Pp per la maggioranza, ma ora il primo interessato a tornare alle urne. Il partito di Albert Rivera è la prima forza politica con il 28,5%, secondo il sondaggio di Sociométrica pubblicato dal sito El Español. Rivera ha chiesto al governo di Madrid di mantenere il commissariamento della Catalogna e ha inoltre minacciato di togliere l’appoggio al Congresso per l’approvazione della Finanziaria. E come se non bastasse, il segretario generale di Ciudadanos, José Manuel Villegas, ha detto in una conferenza stampa che il partito non ha chiuso le porte a Podemos: “Si resta nella lotta fino a giovedì per trovare una soluzione. Non si chiude nessuna porta. Vogliamo il meglio per il Paese”.
LA RINASCITA DI PODEMOS?
Sbarcherà quella porta Iglesias? Come se avesse imparato la lezione italiana, il leader di Podemos ha detto che è disposto a rinunciare alla poltrona di presidente del governo e dare spazio ad una figura indipendente con più consenso tra le altre forze politiche. L’obiettivo è cercare l’appoggio e riuscire a formare un nuovo governo. “Siamo aperti a soluzioni e nomi dopo venerdì”, ha dichiarato il leader del partito Podemos.
Nonostante lo scandalo per l’acquisto della poco austera e rivoluzionaria mega-villa, con giardino di 2000 metri quadri e piscina al nordovest di Madrid, Iglesias e la compagna Irene Moreno sono stati riconfermati al vertice di Podemos. La richiesta di dimissioni è stata respinta con un referendum di consultazione alla base del partito. Il 70% dei 188.176 iscritti ha sostenuto la leadership dell’ex professore universitario.
In mezzo alla mareggiata nello scenario politico spagnolo sembrerebbe che il partito anti-sistema spagnolo, nato da una costola del movimento anti-sistema Indignados 15-M, si prepari per ritornare alla carica. Era sceso nelle elezioni del 26 giugno del 2016 ma ha guadagnato tre punti negli ultimi due mesi e gode del 19,3% del consenso popolare. Prende sempre più forza l’ipotesi di un’alleanza con il Psoe per sommare seggi e raggiungere la maggioranza.
LO ZAMPINO DI PUTIN
Anche se nelle ultime campagne elettorali ha velato la tendenza, anche Podemos è contro “l’egemonia di Bruxelles” e contro l’euro. C’è da ricordare l’inchiesta pubblicata nel 2016 dal quotidiano britannico The Telegraph sulle informazioni raccolte dalle agenzie di intelligence americane che dimostrerebbero come il Cremlino stia condizionando alcuni partiti politici in Europa, tra cui Podemos.
Nel 2015, invece, il settimanale The Economist pubblicò un articolo intitolato “La guerra di Putin contro Occidente” dove sosteneva che Podemos “ha accusato l’Occidente di avere una doppia morale sulla Russia”. L’esperto di partiti populisti, Anton Shekhotsov, ha detto all’Economist che la Russia non ha l’abitudine di finanziare partiti politici, ma politici concreti sui quali ripone fiducia. E Iglesias sarebbe in questa lista di prescelti.
LA REAZIONE DEI MERCATI
Intanto è crollo di Borsa e mercati in Spagna. Il principale indicatore, l’Ibex, ha superato la soglia di 9600 punto cedendo circa il 2,49%, la più grave caduta degli ultimi mesi. Lo spread è arrivato a 112 punti, record raggiunto all’inizio del 2012.
Anche se il differenziale italiano è più alto, secondo il capo redattore del Financial Times, Peter Spiegel, la situazione economica in Spagna è più rischiosa e complessa. Su Twitter il giornalista ha chiesto la collaborazione dei colleghi per capire meglio una situazione che considera pericolosa per l’Europa. Lorcan Roche Kelly, analista di Bloomberg, gli ha risposto: “È facile. Rajoy vuole restare però è macchiato. Ciudadanos vuole convocare elezioni ad autunno. I socialisti ‘”potrebbero’ sopravvivere se il governo di Rajoy si dimette. Podemos è un alleato debole ma potrebbe andare bene per socialisti e per Ciudadanos. Maaa…. Rajoy è troppo bravo nel riuscire a restare!”.