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Così una sentenza in Spagna sulla violenza sessuale può impattare sull’Europa. Parla Roman

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Festa di San Fermín, Pamplona, 7 luglio del 2016. Una ragazza di 18 anni si ritrova in mezzo alle celebrazioni con cinque uomini, tra i 20 e i 30 anni. Tra loro c’è anche un agente della Guardia Civil. La giovane è portata in un luogo appartato e coinvolta in un rapporto sessuale di gruppo. Con tanto di video filmato con il cellulare. Il gruppo si fa chiamare “La Manada”, nome della chat di gruppo di Whatsapp dove hanno organizzato giorni prima la violenza, anche cercando “droghe dello stupro per violentare tutto quello che vediamo”.

La ragazza ha denunciato l’accaduto, ma per i giudici non si tratta di “violenza sessuale” ma di “abuso sessuale”. Una semplice parola che ha ridotto la condanna da 20 anni (chiesti dall’accusa) a nove. La giovane ammette di essere rimasta con gli occhi chiusi, inerme. Non c’è stata violenza fisica sul suo corpo, indizio necessario per il reato di violenza sessuale. La vittima ha raccontato di essere rimasta sotto shock, con la paura di essere uccisa se avesse fatto resistenza.

La sentenza lieve ha indignato la Spagna: migliaia di persone sono scese in piazza mentre sui social è diventata virale la campagna con l’hashtag #YoTeCreo. Così il processo de “La Manada” è diventato un caso politico a livello europeo che porterà sicuramente ad una profonda revisione legislativa.

Secondo Paloma Román, direttrice del dipartimento di Scienze politiche e amministrazione dell’Università Complutense di Madrid, la sentenza contro “La Manada” è un punto di inflessione per la gravità dei fatti e del cambio di atteggiamento della società: “Purtroppo ci sono molti casi simili, ma questo ha un significato diverso. In Spagna, e in Europa in generale, c’è una nuova consapevolezza sui casi di violenza di genere. I cittadini reagiscono alle condanne che impongono la giustizia sulle violenze contro le donne. La celebrazione della Festa Internazionale della Donna lo scorso 8 marzo è stata particolarmente sentita”.

Oltre i particolari tecnico-giuridici, la politologa sostiene che questa decisione ha evidenziato la delusione della società, aumentando una pericolosa percezione che “non c’è giustizia”. “Per i cittadini, fatti terribili come questi non sono sanzionati con la giusta condanna – spiega Román -. C’era un malessere latente, specialmente contro alcuni atteggiamenti maschilisti, ma dopo questa decisione dei giudici, e il risalto mediatico che ha avuto, si è creata la tormenta perfetta. Ora non c’è più spazio per l’indifferenza”.

Per iniziativa dell’eurodeputata di Podemos, Tania González, e in nome del gruppo Sinistra Europea, il Parlamento Europeo ha discusso ieri il caso de “La Manada”. Il commissario per la Giustizia, Vera Jourová, ha chiesto la revisione della sentenza e una riforma dei codici penali per evitare che possa accadere di nuovo un episodio simile.

La professoressa Román ricorda che a livello europeo esistono soltanto sei Paesi (su 28) dove le leggi considerano chiaramente come violenza sessuale il reato compiuto da “La Manada”: “Negli altri Paesi, questa ragazza che ha subito 11 penetrazioni da cinque uomini, non è stata stuprata perché non c’erano indizi di violenza fisica. Lei non ha urlato, non li ha picchiati, ha solo cercato di salvare la sua vita. Le leggi ignorano che molte donne che hanno fatto resistenza sono state uccise dagli stupratori”.

Non si tratta però di un sistema giudiziario sbagliato, ma sicuramente incompleto. “Penso che sia necessario offrire ai giudici formazione psicologica e di percezione sulla violenza di genere – ha aggiunto Román -. In questo caso c’è stato addirittura un giudice che ha votato a favore dell’assoluzione degli stupratori. Non c’è una formazione integrale sui casi di violenza sessuale, specialmente sui giudici maschi”.

Il caso della violenza sessuale a San Fermín promuoverà una riforma politica e sociale. Per Román, è molto probabile che “a medio termine ci sarà un cambiamento della legislazione europea. In Spagna purtroppo l’ambiente politico è pre-elettorale, per cui bisogna prendere con le pinze tutto quello che i politici promettono in queste ore. Comunque, il processo verso un cambio reale è già iniziato”.

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