Oggi sono stato intervistato da Adnkronos sulla nascita del Governo Conte.
L’intervista è stata ripresa da tanti media a partire da Affari Italiani, Libero e Il Tempo.
Ho provato a sviluppare ulteriormente la riflessione.
Scrivetemi che ne pensate…
E’ stata dura ma finalmente abbiamo un governo e, merito del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, abbiamo un governo che avrà una maggioranza parlamentare che coincide con partiti che hanno ottenuto un maggior numero di voti e soprattutto una crescita di consensi alle elezioni del 4 marzo.
La Lega e i Cinque Stelle sono due forze molto diverse tra loro, anche per differenti radicamenti territoriali, ma hanno un punto in comune. Sono connessi con i territori e con il Paese reale più dei partiti che hanno perso le elezioni e c’è da sperare che questa relazione continui e si allarghi dalla loro base all’intera opinione pubblica. Un’opinione pubblica che in questi anni si è sentita smarrita e abbandonata dalla classe politica.
Provo a mettere su carta un po’ di considerazioni da bar come se stessi parlando con il Presidente Conte e i due vicepremier e super Ministri Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Ci sono tante idee ma parto dai mondi a me più vicini con l’idea di allargare a breve la riflessione sugli altri ministeri. A partire dal Mef di cui non parlo in quest’articolo.
Non parlo di Europa solo perché da europeista convinto e al contempo critico verso gli errori fatti dalle deboli leadership europee negli ultimi anni sono convinto che tutte le scelte debbano tenere conto del nostro stare in Europa da protagonisti.
La squadra
Sia la Lega che i Cinque Stelle hanno saputo tessere ottime relazioni con i Gran Commis d’Etat italiani ed è bene che coinvolgano i migliori con cui hanno rapporti. Le sfide sono complesse e c’è bisogno di una squadra di primo livello che sappia aiutare il governo a realizzare il “Contratto di Governo”. Mi auguro che in questa partita un ruolo chiave lo abbiano figure come Giancarlo Giorgetti della Lega e Vincenzo Spadafora dei Cinque Stelle che la macchina dello Stato la conoscono bene.
Passaggio di consegne
E’ importante che il passaggio di consegne tra i precedenti Ministri e i nuovi avvenga realmente e che gli staff lavorino nel dare visibilità di tutti i dossier aperti (tanto ormai non ci saranno elezioni a breve ed è bene sotterrare le armi sporche delle campagne elettorali). Il Paese non può permettersi ritardi e come ha detto il Presidente Conte “è l’ora di passare ai fatti”.
Spending review
E’ ora di mettere seriamente mano alla Spending Review. Conte potrebbe anche chiamare come super Commissario Carlo Cottarelli, che in questa settimana da servitore dello Stato ha dimostrato il suo alto senso dell’impegno per la Res Publica.
Editoria
Il mondo delle agenzie di stampa necessità di una nuova regolamentazione che deve essere approvata dal Parlamento.
Un errore dell’era Renzi è stato la riforma dei contributi alle agenzie di stampa del sottosegretario Luca Lotti.
Siamo forse l’unico dei grandi Paesi europei che ha scelto di far diventare europee le gare per i servizi delle agenzie di stampa aprendo così il mercato alle grandi agenzie internazionali.
Una miopia che rischia di far sì che fonti di informazione primaria finiscano in mano di paesi stranieri e che quindi orientino il dibattito secondo gli interessi dei loro Paesi. Una scelta che ha messo in seria difficoltà il mondo delle agenzie di stampa, a partire da Askanews, nella quale lavorano tanti bravi giornalisti che rischiano di trovarsi con il cerino in mano. Era un settore da riformare ma questa è stata la peggiore delle riforme possibili …
Chi si occuperà di editoria dovrebbe poi, con il Ministro dell’Istruzione, interagire con il mondo degli editori per incentivare la lettura dei giornali a scuola. E’ importante educare le nuove generazioni alla lettura e al pluralismo. Non a caso l’esperimento italiano lanciato da Andrea Ceccherini con l’Osservatorio Permanente Giovani Editori è diventato una buona prassi internazionale di cui il Governo potrebbe tener conto.
Rai
Il servizio pubblico è a un bivio. O riesce a ripensarsi e ad essere veramente servizio pubblico o rischia di perdere il suo ruolo. Ed è assurdo vista la quantità e qualità di talenti e professionalità che ci lavorano. C’è bisogno di renderlo efficiente e attuale.
Una sfida da cogliere è fare finalmente un canale in inglese per raccontare l’Italia all’estero ed evitare che il nostro paese sia raccontato in inglese solo dai media stranieri. Questo canale dovrebbe riuscire a parlare allo stesso tempo alle upper class internazionali e alle nostre comunità all’estero sul modello di France 24.
Immigrazione di talenti
Non entro nel merito delle proposte del Ministro Salvini perché conosco poco veramente il dossier immigrazione e certamente da quel che vedo girando nelle nostre città qualcosa non va. Voglio però consigliare al Ministro di far sì che sia facilitata la presenza in Italia di manager, docenti universitari, professionisti che scelgono l’Italia come paese dove lavorare. Il nostro sistema economico e quello universitario ne hanno fortemente bisogno per aprirli al mondo.
Lo stesso vale per quegli studenti di talento interessati a studiare nel nostro paese (andrebbe creato un sistema per attrarre i figli delle ricche borghesie a cui far pagare le nostre Università pubbliche con un costo simile a quello delle private per consentire anche un meccanismo di borse di studio per i più bisognosi e meritevoli).
Sviluppo economico e lavoro
Luigi Di Maio ha una sfida complessa ma molto affascinante e credo che sia una giusta intuizione accorpare i due Ministeri: ora come mai sono uno strumento dell’altro.
La sfida principale del reddito di cittadinanza coinciderà con la titanica riforma dei centri per l’impiego. Probabilmente, almeno nella fase transitoria, potrà essere utile una collaborazione con le associazioni datoriali che meglio conoscono le imprese e con cui già hanno una relazione consolidata. Anche perché sono le imprese che reclamano da anni centinaia di migliaia di figure professionali che non riescono a trovare per poter rispondere alle esigenze del mercato e continuare a crescere.
Di Maio dovrà, quindi, saper creare una proficua relazione con tutto il sistema produttivo italiano, e non solo con chi ha votato i partiti al Governo, e internazionale per attrarre nuovi investimenti e ridare fiducia a quegli imprenditori che vorrebbero continuare ad investire e far crescere le loro aziende ma che sono bloccati dai mille lacci e lacciuoli di una burocrazia che non ti aiuta ad esempio quando vuoi allargare uno stabilimento (pur avendo tutti i requisiti necessari) o aprirne uno nuovo.
L’Ilva e Alitalia sono due dei tanti dossier che Di Maio troverà sul tavolo legati alle crisi industriali e certamente sono tra i più importanti. Di Maio dovrà riuscire a far sì che quelle che sono crisi diventino opportunità di rilancio per imprese, occupati e territori evitando che le situazioni diventino troppo critiche e facendo si che la direzione generale che si occupa delle crisi abbia anche una relazione sana, strutturale e trasparente con tutte quelle aziende interessate a crescere per acquisizioni e quindi a valutare nuovi dossier. Nell’interesse delle aziende, dei lavoratori e del Paese.
Di Maio ha uno strumento interessante che sono i Fondi Interprofessionali. Possono essere uno strumento strategico per accompagnare le imprese nella loro crescita culturale e far si che le aziende si strutturino meglio per affrontare le nuove sfide. C’è bisogno però che vengano snellite le procedure e che le strutture siano meno burocratiche. Da quando l’Anac ha assoggettato i fondi (che gestiscono i fondi delle aziende e non fondi pubblici) al pubblico le macchine si sono appesantite e sono diventate più improduttive. E lo si potrebbe fare sempre tutelando la trasparenza e l’interesse generale. Io forzerei affinché siano utilizzati meglio dalle aziende per progetti legati alla formazione in chiave di digital transformation, internazionalizzazione, managerializzazione e meno per corsi obbligatori sulla sicurezza che comunque le aziende dovrebbero fare.
Creare tutte le condizioni necessarie a far sì che il sistema imprenditoriale italiano sappia cogliere le sfide del consolidamento e della crescita delle imprese anche grazie a una cultura manageriale e imprenditoriale al passo con i tempi, alla capitalizzazione delle imprese, ad una relazione sana con il mercato dei capitali che sappia svicolare le imprese dall’approccio “bancocentrico”, ad una visione della governance più trasparente che nell’interesse innanzitutto degli azionisti faccia diventare le aziende da padronali a “aziende istituzione”. Soprattutto bisognerà incoraggiare l’aumento della produttività per ripensare in maniera virtuosa le relazioni industriali nelle imprese tra azionisti, management e lavoratori.
Bisogna poi rafforzare i ruoli dell’Ice e di Invitalia ribandendo con chiarezza le loro mission e gli obiettivi che dovranno raggiungere.
Trovo poi stucchevoli le polemiche di queste ore sul coinvolgimento di Vito Cozzoli come Capo di Gabinetto del super ministero di Di Maio. Cozzoli è un servitore dello Stato, un alto dirigente della Camera che unisce assieme la grande conoscenza dei lavori parlamentari a quella del Ministero di Via Veneto. Che senso avrebbe coinvolgere persone, anche autorevoli, che non conoscono quel ministero e non hanno padronanza di quei dossier?
Esteri
Il neo ministro Enzo Moavero Milanesi è un uomo navigato e rappresenta un elemento importante della mediazione avvenuta al Quirinale.
Quello che mi auguro è che si prosegua ancor più con maggiore impegno nella visione di un Ministero a servizio del Paese in grado di supportare al meglio le nostre eccellenze imprenditoriali, accademiche e culturali. C’è una direzione Sistema Paese guidata da un diplomatico di lungo corso come Vincenzo De Luca, che ha fatto passi da gigante sul tema, che già opera nella giusta direzione e ci sono eccellenti diplomatici che da anni lavorano in questa direzione (cito solo alcuni ambasciatori tra i tanti sapendo di fare un torto ai non citati con cui mi scuso) come Raffaele Trombetta nel Regno Unito, Pasquale Terracciano in Russia, Armando Varricchio negli Stati Uniti, Alessandro Busacca a Parigi alla rappresentanza presso le organizzazioni internazionali, Pasquale Salzano nel Quatar, Gianluigi Benedetti in Israele e Vincenza Lomonaco all’Unesco.
Ambiente
La scelta di Sergio Costa a Ministro è stata una di quelle che ho più apprezzato sin da quando Di Maio presentò la lista dei papabili ministri nei giorni che precedevano le elezioni. Sull’ambiente è fondamentale essere intransigenti.
Non esistono Piani B e Pianeti B e già oggi ci troviamo a pagare i danni e scelte sciagurate del passato.
La scelta di Costa mi fa sperare che possa essere posta attenzione verso grandi criticità da gestire e prevenire come quelle legate alle emergenze rifiuti e agli incendi estivi, che creano danni irreversibili nel nostro ecosistema.
Sarà fondamentale avere un rapporto proficuo e trasparente con il mondo delle imprese evitando che ci siano insediamenti industriali inquinanti a ridosso dei centri abitati e tutelando i cittadini delle aree che devono essere soggette a bonifiche.
Al contempo bisognerà incentivare l’attività d’impresa a impatto ambientale basso o nullo.
Privati a sostegno della cultura
L’Art Bonus si è rivelato un buono strumento per far finanziare dalle imprese mostre e restauri dei grandi musei. Sono mondi che per forza di cosa devono interagire per salvare il nostro immenso patrimonio artistico e culturale.
Chiudo con due considerazioni che riguardano la vita parlamentare.
Commissioni Parlamentari
E’ importante che le Commissioni riescano a insediarsi e iniziare a lavorare quanto prima e soprattutto che siano guidate da personalità in grado di arricchire il dibattito e la qualità dei lavori parlamentari e che non siano solo fedeli esecutori delle indicazioni dei leader. E’, naturalmente, importante una presenza qualificata di esponenti delle opposizioni.
Credo che un ruolo in queste ore possano giocarlo il presidente della Camera Roberto Fico e del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Due protagonisti di questa nuova stagione della vita politica italiana che in questi mesi hanno iniziato a ritagliarsi un ruolo importante.
Servizi segreti
Sui servizi segreti non si scherza ed è bene che vengano scelte personalità che abbiano già esperienza nel settore. L’allarme antiterrorismo islamico resta alto.
Un’ultima considerazione: c’è sempre più bisogno di Servizi in prima linea a difesa dell’Interesse Nazionale tutelando le eccellenze produttive ed economiche del Paese.