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Aquarius, arriva la disponibilità della Spagna. Cause ed effetti della mossa di Madrid

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“È nostro obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone, rispettando così gli obblighi internazionali”. Con queste parole il premier Pedro Sánchez ha annunciato la disponibilità della Spagna di accogliere Aquarius. La nave con circa 629 migranti salvati dalle organizzazioni Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranée, potrà attraccare al porto della città di Valencia. La decisione è arrivata dopo ore di tensioni (e indecisioni) a seguito della risposta negativa del nuovo ministro dell’Interno, Matteo Salvini, di aprire i porti italiani e il no del governo di Malta a ricevere gli immigrati.

La notizia è stata accolta positivamente dalla stampa spagnola e dai cittadini (che si sono espressi tramite i social network). Da quanto si legge sul quotidiano El País, prima dell’annuncio di Sánchez con un comunicato ufficiale del palazzo del governo anche il presidente della Generalitat valenciana, Ximo Puig, aveva confermato la disponibilità alle Nazioni Unite di offrire come porto sicuro la città di Valencia.  Secondo Puig si tratta di una “buona notizia per la Spagna e per Valencia, che si confermano aperti e accoglienti”. La notizia non è ancora arrivata al capitano di Aquarius e ai responsabili delle Ong che operano sulla nave. La comunicazione deve arrivare dal Centro di Coordinamento Marittimo di Roma.

Anche la sindaca di Barcellona, Ada Colau, e il sindaco di Valencia, Joan Ribó, si erano offerti la mattina di lunedì come destinazione per queste persone perché “prima di tutto bisogna salvare vite umane”. Entrambi hanno chiesto la collaborazione del governo centrale. Ribó ha detto che è stato “assolutamente inumano lasciare questa nave alla deriva in questa situazione”. Colau ha detto che queste persone “continueranno ad arrivare comunque, perché fuggono dalla disperazione e dall’orrore. Al posto di accoglierli bene si spendono soldi in politiche migratorie che non funzionano […] Se crediamo ancora di essere l’Europa è il momento di dimostrarlo”.

Sul quotidiano El Mundo sono state sottolineate le dichiarazioni della ministra della Difesa, Margarita Robles, che sosteneva che in una situazione di rischio per vite umane la priorità è di salvarli: “Si tratta di un dramma umano ed è imprescindibile che l’Unione europea agisca […] per il governo spagnolo è una necessità e un obbligo la solidarietà. Ma ci vuole l’impegno dell’Unione europea nell’insieme perché al di là delle azioni puntuali che possono fare i singoli Paesi – e che devono farlo per motivi umanitari e di solidarietà – ci vuole una posizione europea davanti al dramma umano […] Il diritto internazionale esige la protezione della vita umana”.

Il sito d’analisi e informazione Voz Populi spiega che l’Onu ha una base nel municipio Quart de Poblet a Valencia. La Comunità Valenciana si era offerta in passato di accogliere un gruppo di rifugiati siriani, ma l’allora presidente del governo, Mariano Rajoy, aveva respinto la disponibilità. Anche l’impresa Baleària aveva messo a disposizione le navi per trasportare 1100 persone dall’isola greca di Lesbo ma il vicepresidente Soraya Sáenz de Santamaría disse che si trattava di “una procedura europea” e l’iniziativa non poteva partire dalla Spagna.

“La Commissione europea se ne lava le mani. Crede che a livello legale e tecnico è coinvolta poco o nulla sulla crisi dell’Aquarius […] E a livello politico ancora meno”, si legge su El Mundo. La pubblicazione riprende le dichiarazioni di Margaritis Shinas, portavoce di Jean-Claude Juncker sulla gestione della vicenda e insiste che l’Europa è divisa sul fenomeno della migrazione: “Bruxelles non vuole restare in mezzo ad una disputa bilaterale con molte implicazioni. La Commissione difende il fatto che si tratta di un caso di Diritto Internazionale e del Mare sul quale non ha responsabilità e i due governi (Italia e Malta, ndt) devono decidere cosa fare il prima possibile. Ma il caso ha pieghe molto profonde”.

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