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​Ecco la prima visita del vicepremier e ministro ​Luigi Di Maio​. È nello stabilimento di Leonardo

di maio

Incassata la fiducia nelle due Camere, Luigi Di Maio ha scelto lo stabilimento di Leonardo a Pomigliano D’Arco per la sua prima uscita ufficiale da vice presidente del Consiglio, ministro dello Sviluppo economico e ministro del Lavoro. Tornato nel collegio di elezione (che lo ha visto stravincere contro Vittorio Sgarbi), non è un caso che abbia fatto visita al campione nazionale della difesa e aerospazio, tra l’altro nel sito che ieri ha festeggiato lo storico traguardo della consegna della fusoliera numero 1.500 ad Atr (joint venture paritetica con il gruppo franco-tedesco Airbus). Per il comparto si tratta di una notizia sicuramente positiva, che segnala l’attenzione del nuovo governo per un settore che rappresenta una vera eccellenza del made in Italy, manifatturiera e tecnologica.

LE PAROLE DI DI MAIO

Accompagnato dal presidente Gianni De Gennaro e dall’ad Alessandro Profumo, Di Maio ha visitato lo stabilimento e salutato i lavoratori. Nella realtà di Leonardo a Pomigliano, ha detto il vice premier “c’è tanto di come può essere un modello di sviluppo delle regioni del Sud e dobbiamo continuare a farle crescere con un governo che rema nella direzione delle politiche industriali, non contro o in maniera neutrale”. Riguardo al sito in cui opera la Divisione Aerostrutture di Leonardo (ex Alenia Aermacchi), per costruire tutte le fusoliere per la famiglia Atr e gli assemblaggi del Boeing 767, Di Maio ha detto: “Questo è un esempio di modello che funziona”. Così, ha aggiunto, “sono venuto qui per testimoniare tutta la mia collaborazione con realtà come queste, la volontà di farle crescere e con un occhio specifico al Sud Italia per far crescere anche il Nord, perché il Nord non può tirare da solo se non risolviamo la questione delle regioni del Sud”. Difatti, ha ricordato ancora Di Maio, “Leonardo è una delle realtà industriali del Paese e in uno stabilimento come questo produciamo uno di quei prodotti che arrivano in tutti i Paesi del mondo. Il mio lavoro – ha rimarcato – sarà quello di essere presente, di collaborare e migliorare dove possibile lo sviluppo di stabilimenti come questo, soprattutto nel Meridione d’Italia”.

L’IMPEGNO DA MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

“Ci occuperemo di tutti i dossier delle realtà in crisi e lo faremo con responsabilità e senza annunci”, ha affermato Di Maio con riferimento ai temi più spinosi della politica industriale italiana. L’attenzione è soprattutto alle questioni occupazionali: “Nel Sud gli stabilimenti di aziende partecipate dello Stato non hanno solo una grande funzione industriale, ma hanno anche una grande funzione sociale per mantenere posti di lavoro e farli crescere”. Di conseguenza, il vice premier ha promesso: “la sinergia tra Stato, le sue aziende partecipate, le aziende dell’indotto e i piccoli e medi imprenditori creeranno sempre più opportunità di occupazione”. Questo è “l’impegno” che Di Maio ha promesso. “Sono ministro dello Sviluppo economico e il mio obiettivo è creare lavoro sempre più stabile, si può fare se c’è partnership tra lo Stato, i privati e coloro che portano avanti insediamenti industriali come questo”.

L’ATTENZIONE PER IL SITO DI POMIGLIANO

L’attenzione del vice premier per il colosso nazionale non è nuova. Già durante la campagna elettorale, Di Maio aveva ricordato: “Io vengo da Pomigliano D’Arco, una città dove c’è l’Alenia; in Sicilia e in Puglia ci sono i grandi stabilimenti Finmeccanica”, ha detto Di Maio. Evidenziando “un periodo nel quale si stanno smantellando gli stabilimenti e si stanno perdendo posti di lavoro”, l’allora candidato leader del M5S aveva proposto una maggior tutela dell’occupazione: “Le partecipate di Stato non devono essere solo grandi aziende che si occupano di determinati temi facendo business; occorre ricordarci la salvaguardia occupazionale”.

I NUMERI DEL SETTORE

D’altronde, anche il contratto di governo fa riferimento all’industria di settore: “È imprescindibile la tutela dell’industria italiana del comparto difesa, con particolare riguardo al finanziamento della ricerca e dell’implementazione del know how nazionale in ambito non prettamente bellico”. Un’attenzione inevitabile per un comparto (aerospazio, difesa e sicurezza,AD&S) che rappresenta un eccellenza nazionale. In Italia, il settore occupa oltre 45mila addetti, con un valore della produzione che si aggira intorno ai 14 miliardi di euro l’anno. Secondo un recente studio commissionato dall’Aiad a Prometeia, nonostante la crisi, nel triennio 2012-2015 il settore è cresciuto del 5%, grazie al contributo dell’export (+8,3%), confermando la qualità del prodotto italiano. A stupire ancora di più è uil valore dell’innovazione: il settore ha una media di 8,5 brevetti registrati per impresa negli ultimi 10 anni, a fronte di una media nazionale dell’1,5. Per non parlare poi dell’impatto sul sistema economico e finanziario: 1 euro di investimenti in nuovi asset e servizi nel settore comporta 2,70 euro di entrate fiscali complessive.

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