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Il piano strategico dell’alleanza saudita per liberare lo Yemen

hodeida yemen

A Hodeida, la città yemenita sul Mar Rosso controllata dagli Houthi, è in corso da mercoledì l’operazione “Vittoria Dorata”, lanciata dalla coalizione a guida saudita per liberare un porto strategico che rappresenta una preziosa fonte di reddito per i ribelli nonché il principale canale da cui ricevono armamenti.

Poiché però dal porto di Hodeida passa la gran parte degli aiuti umanitari per la popolazione yemenita, e la comunità internazionale è in fibrillazione, la coalizione assicura che non attaccherà le infrastrutture portuali. Attraverso l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Italia, gli alleati hanno inoltre fatto filtrare il loro piano per garantire la continuità della consegna degli aiuti.

La battaglia sta infuriando per ora nella periferia meridionale della città, dove sorge l’aeroporto che, secondo fonti yemenite e della coalizione, sarebbe stato espugnato oggi dagli attaccanti. “Le forze armate appoggiate dalla resistenza e dall’alleanza araba hanno liberato l’aeroporto internazionale dalla morsa delle milizie Houthi”, ha twittato stamattina l’esercito regolare dello Yemen.

La coalizione, che comprende truppe emiratine e sudanesi, milizie della resistenza locale e combattenti yemeniti, intende ora avanzare verso il centro della città e raggiungere il porto. Ma le truppe devono fare i conti con i cecchini, le mine e le trappole esplosive piazzate dagli Houthi per rallentarne l’avanzata.

Secondo il Conflict Armament Research Center, le trappole esplosive degli Houthi sono identiche a quelle impiegate da Hezbollah nel Libano meridionale e dagli insorgenti in Iraq e Bahrein. Un particolare che mette a nudo i legami tra i ribelli e l’Iran, accusato dalla coalizione di sostenere gli Houthi e di mettere a loro disposizione missili balistici che a cadenza regolare vengono lanciati in territorio saudita.

I comandanti militari alleati hanno ammesso che le operazioni per raggiungere il porto e il centro città saranno più complicate del previsto, e hanno reso noto che decine di soldati e miliziani della coalizione sono morti nell’offensiva. Fonti di stampa sostengono che il bilancio complessivo delle vittime sarebbe arrivato a quota 280, ma è senz’altro destinato ad aggravarsi a causa dei serrati bombardamenti degli aerei e degli elicotteri sauditi sulle postazioni Houthi.

Conscio della preoccupazione della comunità internazionale, il ministro degli esteri del governo internazionalmente riconosciuto dello Yemen, Khaled Alyemany, ha confermato che la coalizione non attaccherà il porto per non interrompere il flusso degli aiuti. Ma le sue parole non placano la preoccupazione degli operatori umanitari, che paventano la catastrofe. CARE, una delle organizzazioni presenti a Hodeida, ha dichiarato che i rifornimenti non possono essere garantiti nelle attuali condizioni.

Conosciuto come “la bocca dello Yemen”, il porto di Hodeida è un canale vitale per i 27 milioni di abitanti del paese, due terzi dei quali cronicamente dipendenti dagli aiuti umanitari “Circa il 70% degli aiuti per lo Yemen e delle importazioni entrano attraverso Hodeida e il vicino porto di Saleef”, ha dichiarato Human Rights Watch, “fornendo cibo, carburante e medicinali da cui la popolazione dipende per la propria sopravvivenza”.

A fronte dei moniti provenienti da vari paesi, inclusi gli Stati Uniti e la Gran Bretagna che sostengono “from behind” gli sforzi della coalizione, gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto sapere di essere pronti a rifornire Hodeida via mare e aria. Secondo l’agenzia di stampa governativa WAM news, dieci navi e tre aerei emiratini, con un carico complessivo di 13.500 tonnellate di cibo e aiuti, sono pronti a raggiungere la città.

Ieri frattanto l’ambasciata degli Emirati in Italia ha messo a disposizione dell’Agenzia Nova il piano elaborato dalla coalizione per assicurare che il flusso degli aiuti umanitari non si interrompa. Denominato “piano di risanamento su larga scala”, comprende l’invio di aiuti umanitari da parte degli alleati, il mantenimento dell’apertura del porto anche in caso di distruzione delle infrastrutture, e il rapido ripristino del funzionamento dell’aeroporto per integrare le operazioni nello scalo portuale.

Nel documento si legge che il piano è stato preparato da diversi mesi e che verrà “eseguito congiuntamente con qualsiasi operazione militare”. Il piano – recita il testo – “ha tenuto conto dei vari scenari in una situazione di conflitto come lo sfollamento di persone, il blocco o la distruzione di strade e il danneggiamento del porto a causa delle mine collocate dagli Houthi”. Sono previsti la consegna di cibo, carburante, medicine fino a che gli aiuti regolari e le spedizioni delle merci potranno riprendere. I rifornimenti sono stati predisposti su navi che incrociano nel Mar Rosso e sono pronte a spostarsi rapidamente verso Hodeida. La coalizione, che avrebbe stanziato 14 miliardi di dollari per gli aiuti alla popolazione, si ripromette inoltre di lavorare con le agenzie di soccorso presenti sul posto per garantire che, una volta liberata l’area portuale, possa aumentare rapidamente la capacità e la quantità di merci che passano attraverso il porto.

“Se gli Houthi tentassero di danneggiare ulteriormente e distruggere qualsiasi infrastruttura portuale o logistica”, prosegue il documento, “abbiamo anche predisposto piani di emergenza per trasferire aiuti con altri metodi ad al Hodeida e oltre”. La principale minaccia al porto è rappresentata dalle mine piazzate dagli Houthi. La coalizione ha chiesto aiuto al governo americano per le operazioni di sminamento, ricevendone però un secco e significativo diniego. Ad offrirsi per tale compito è stata invece la Francia, che attraverso una dichiarazione del Ministero della Difesa fa sapere che lo scopo del suo intervento sarà “facilitare il trasporto in sicurezza degli aiuti umanitari alla popolazione della città”.

Oltre che per rassicurare la comunità internazionale, la divulgazione del piano di aiuti per Hodeida denota l’ottimismo della coalizione per le sorti della battaglia. Un segnale eloquente in tal senso è il ritorno in Yemen dall’esilio saudita del presidente Abdrabbuh Mansour Hadi, che ora secondo la tv Al Arabiya si trova ad Aden, da dove intende coordinare la battaglia di Hodeida. “L’ora della vittoria è vicina”, ha dichiarato Hadi al suo arrivo, “e il ritorno della giustizia porterà al trionfo della volontà del popolo yemenita”. Il suo rivale, il leader degli Houthi Abdul Malik al-Houthi, promette però di trasformare Hodeida in un “pantano per gli invasori”.



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