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Come l’innovazione sta rivoluzionando il mondo dell’energia. Il caso della blockchain

Di Antonio Sileo
Blockchain

Negli ultimi dieci anni il mondo dell’energia è molto cambiato: molte cose sono accadute e moltissime previsioni non si sono avverate, tanto dal lato della domanda che da quello dell’offerta.

A spingere i cambiamenti, in Europa come in Italia, è stato il contesto normativo e regolatorio, i non facili obiettivi ambientali da esso previsto, ma anche gli impatti della grande crisi finanziaria sull’economia reale e, dunque, anche sui consumi di energia.

Mezzo e strumento di questo cambiamento è stata ed è l’innovazione, risorsa indispensabile per affrontare sfide senza dubbio ampie, e a volte anche molto complesse, che il sempre più composito universo dell’energia vede materializzarsi dinnanzi a sé. Sfide che non possono essere rinviate, ma devono essere comunque intraprese, anche prescindendo da calcoli, ripensamenti, contingenze e incertezze della politica.

Così, se si volesse idealmente, fotografare l’innovazione energetica, come cerca di fare l’Osservatorio Innov-E di I-Com, si deve necessariamente ricorrere al grandangolo o alla funzione panoramica dello smartphone (che, per esempio, pure può avere a che fare con la consapevolezza dei propri consumi di energia).

Questo perché l’innovazione non solo è inarrestabile ma è sempre più pervasiva, riguardando non solo tutta la filiera dell’energia (dalla produzione al consumo passando per la rete e l’accumulo) ma anche, appunto, le modalità stesse di uso dell’energia e i comportamenti dei consumatori. Investiti in pieno dall’onda digitale, che, da un lato, con la sua incredibile e crescente disponibilità di dati, offre innumerevoli opportunità, dall’altro rende inevitabili e specifiche le attenzioni che tutto ciò comporta.

L’evoluzione e le innovazioni nella partecipazione al consumo – nonché alla produzione –  da parte dei consumatori possono e potranno sempre più contare su applicazioni ICT, che impatteranno anche sulle evoluzione delle infrastrutture (basti pensare alle smart road), a che a loro volta chiamano le imprese a rivisitare i propri modelli di business in chiave digitale.

Un esempio è quello della tecnologia Blockchain che pare destinata a modificare in tempi relativamente brevi le modalità tradizionali di esecuzione e perfezionamento delle transazioni commerciali. Per quanto, per rimanere nell’ambito delle specifiche attenzioni, la mancanza di qualsivoglia regolamentazione a livello nazionale ed europeo lasci aperte molteplici questioni giuridiche soprattutto quando la catena di blocchi si declina nei cosiddetti smart contracts o contratti intelligenti, le cui caratteristiche peculiari non si riconducono facilmente alle categorie giuridiche tradizionali.

Né può essere sottovalutata l’attenzione e le evoluzioni in materia di sicurezza diventata cibernetica (per la quale probabilmente serviranno tutti quei libri mangiati da Goldrake).

Difficile, tuttavia, pensare che tutto ciò possa avvenire senza un fattivo impegno tanto dei soggetti pubblici quanto delle imprese in un’articolata ricerca di nuove soluzioni sistemiche e tecnologiche ma anche di nuovi obiettivi e visioni.

Anche perché a noi pare che l’innovazione – in ogni caso – evolva in fretta, e talvolta pare proprio correre: non solo in più direzioni, ma anche su più dimensioni. Anche nel campo sempre più vasto e variegato dell’energia.

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