Una lunga e solenne camminata dentro i palazzi vaticani ha preceduto l’incontro tra il presidente francese Emmanuel Macron e Papa Francesco, alle ore 10.30 nel Palazzo Apostolico. Francesco ha accolto Macron con un grande sorriso offerto ai presenti e alle schiere di fotografi, e da una cordiale stretta di mano, entrambe ricambiate dal presidente francese. Il saluto finale, invece, è stato caratterizzato dallo scambio di un cordiale bacio tra i due. “Un incontro molto caloroso e amichevole, c’era fretta di parlare”, affermano dallo staff di Macron. “Alla porta della Biblioteca c’è stato questo scambio molto caloroso, Macron era molto emozionato. Si sono stretti le mani più volte, e al momento dell’uscita si sono scambiati due baci, lasciandosi con grande sorriso. Hanno dimostrato il massimo della complicità”.
LO SCAMBIO DEI DONI
Il dono offerto da Francesco è un medaglione in bronzo che rappresenta san Martino con un’armatura e un mantello diviso a metà che viene donato a un povero, opera di un artista romano del secolo scorso, consegnato assieme ai quattro testi del pontificato di Bergoglio e al messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Macron invece ha portato il testo di Georges Bernanos “Diaro di un curato di campagna”, in un edizione italiana del 1949, che il Papa ha confessato di apprezzare. Il colloquio è durato cinquantasette minuti, un record tra i colloqui del Pontefice con un leader di Stato, più di quello con l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, o di quelli intrattenuti da François Hollande e da Nicolas Sarkozy in passato, entrambi tra i quaranta e i cinquanta.
I TEMI DEL COLLOQUIO
La questione al centro del colloquio è quella dei fenomeni migratori, che si intreccia alle polemiche divampate negli ultimi giorni tra il presidente francese e i due vice-presidenti italiani Matteo Salvini e Luigi Di Maio sul tema dell’apertura di porti e frontiere. Ma che interpella allo stesso modo il ruolo dell’Europa, la sua visione del mondo e soprattutto il futuro del cattolicesimo nel vecchio continente. In questo, grande interesse è dato dal discorso di Macron al College des Bernardin, in cui, scomodando buona parte delle frange oppositrici che vedono nella laïcité française l’antitesi a qualsiasi tipo di presenza pubblica del discorso religioso, il presidente francese parlò di “tre doni” che la Francia attende dai cattolici: quelli di “saggezza, impegno e libertà”. Segno di una volontà di apertura e di rinnovato dialogo tra Macron e la Chiesa cattolica, nello specifico la Conferenza episcopale francese, con la quale pare intrattenga buoni rapporti fin dall’inizio.
I RAPPORTI PRECEDENTI ALL’INCONTRO
A differenza di quanto invece era trasparso dalle parole di Papa Francesco subito dopo la sua elezione, nel maggio 2017. Allora Papa Francesco, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un parere sul nuovo inquilino dell’Eliseo, il pontefice rispose” “So che uno rappresenta la destra forte, codardo verso i giornalisti che lo interrogano”, parlando dell’avversaria Marine Le Pen, “ma l’altro”, parlando in questo caso del nuovo eletto, “non so da dove viene”. Tuttavia la volontà trasparsa prima dell’incontro, stando a quanto riportano le cronache francesi, è quella di una “convergenza” sui temi internazionali. Macron cercherebbe così Oltretevere una “sponda” da parte della Santa Sede, nonostante la posizione a tratti molto “restrittiva” da parte della Francia, per quanto riguarda l’apertura ai migranti provenienti dal Nord Africa.
LE DICHIARAZIONI DI PAROLIN
“La questione migrazioni sarà certamente uno dei temi che verrà affrontato con il presidente francese”, aveva infatti anticipato nella giornata precedente il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, spiegando che la domanda da porsi, in questo caso, è: “L’Europa dov’è? C’è ancora? E, come si dice, se ci sei, batti un colpo”. “Certamente i porti chiusi non sono una risposta”, ha proseguito Parolin. “Però la risposta può venire soltanto da una collaborazione tra tutti i Paesi europei”, ma al contrario “la problematica delle migrazioni esige il coinvolgimento di tutti”. Macron si definisce un agnostico ma è cresciuto alla scuola dei gesuiti, e assieme a lui a Roma, con la moglie Brigitte, sono presenti anche Rémi Brague e Dominique Wolton. “Abbiamo tanto da dirci”, aveva scritto il presidente francese in una lettera indirizzata al pontefice che ha preceduto l’incontro. In agenda infatti anche i temi del clima, e degli accordi di Parigi di cui la Santa Sede non considera al momento rispettati gli obiettivi iniziali, e della protezione dei cristiani in Oriente.
LA VISITA ITALIANA DI MACRON
Nel corso della visita romana del presidente francese non è stato previsto l’incontro con esponenti del governo italiano, anche considerato che sono passati soltanto dieci giorni dal ricevimento del presidente Giuseppe Conte all’Eliseo. Al contrario, in mattinata c’è stato un incontro di una delegazione della Comunità di Sant’Egidio a Palazzo Farnese, sede dell’ambasciata francese in Italia, e nel pomeriggio Macron si sposterà nella Basilica di San Giovanni in Laterano per ricevere il titolo di Protocanonico d’onore del capitolo lateranense, ripercorrendo un’usanza molto antica dei capi di Stato francesi, che risale a Enrico IV. Su questa, in Francia, si sono accese diverse polemiche, nonostante sia stata allo stesso modo ricevuta da De Gaulle, Giscard d’Estaing, Chirac e Sarkozy. Titolo “puramente onorifico, storico e non religioso”, hanno replicato, piccati, dall’Eliseo.