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La politica e il dubbio.

“Portare cittadini qualunque – selezionati più o meno a caso – in Parlamento, trasformarli in deputati e senatori”. Il passo successivo?  “Perchè non dedicare una camera a cittadini scelti per sorteggio?”

Il più grande e disperato esperimento di sempre, superando ovviamente i silenzi tv di Celentano o il comando di spegnere tutti i televisori da cui appunto giunge l’ordine. Supera Orson Welles. Senza mai raggiungere la Magna Grecia. Così ecco una società che tanto poco nutre il primo e tanto conosce il dubbio da tempi precari.
Perchè l’attenzione sul dubbio, (ci fa riflettere in queste ore la Milanesiana) se in filosofia è  segno di libertà, in psicologia è traccia di fragilità/precarietà.

Altra indicazione che potremmo dare su una società e su un’epoca, quale se non che ogni battaglia a privilegi degli eletti nasconde le origini della politica, ne mostra la devianza e la bellezza, quella che innanzitutto si era posta il problema dell’accessibilità. All’impresa della rappresentanza. Della democrazia che con sè, ha dei costi, i costi della giustizia sociale. La sinistra che rappresentò gli operai aveva a cuore che in parlamento potessero arrivare con pari possibilità coloro senza mezzi e coperture finanziarie proprie. Altrimenti estranei all’arena, in tempi in cui il lavoro non mancava, e i figli erano tanti, e non tutti potevano studiare.

Ora a dover difendere quel “priviligio di poter far politica a spese dello Stato” sono i partiti votati da chi può permettersi anche di far politica a spese proprie, volendo.

Certo si è persa la misura e quindi voler tagliare per accorciare le distanze ha un senso simile al desiderio del tetto agli stipendi dei top manager, coi pro e i contro in entrambi i casi.

Ma questi due elementi, cavalli di battaglia del movimento ideato da Grillo, un comico abituato alle analisi, alla denuncia, al coraggio di opporsi al potente, fin dai lontani anni in tv sulla televisione pubblica, sempre politicizzata, lottizzata, pubblicamente schierata.

La rete, (la nuova libertà, la parola oltre il rigido copione del broadcasting), è diventata inevitabilmente il luogo della rivincita per chi a un certo punto ha dovuto far a meno della tv.

E ha riscoperto allora le piazze, quelle lasciate vuote dai comizi, (che appunto si erano spostati e trasformati sotto i riflettori degli studi televisivi), quelle lasciate orfane persino del Fiorello nazionale e il suo Karaoke anni 90.

Vuote. Si sono riempite del popolo dei penultimi come è appunto la lettera V nell’alfabeto.

Alla rivoluzionaria Z degli anni zero, nessun eroe all’orizzonte, nessun segno neanche quello Della Vega, a un certo punto si procede a ritroso, arriviamo alle piazze del Vday, non c’erano gli ultimi. Lì c’era già chi votava a sinistra. L’ideologia si era fatta parolaccia.

Il m5s ha interesse a far cadere il governo, magari su due bocciature da parte degli alleati a due punti cardine. E le monetine che alla fine della prima repubblica vennero tirate contro i socialisti, questa volta magari le useranno per compiere questo esperimento pericolosissimo,  però come caso è attraente, lo avrebbe potuto pensare uno studioso come Milgram, nella psicologia sociale).

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