Jobless growth, distruption, disintermediazione, costituiscono gli argomenti centrali del dibattito che si sviluppa tra quanti tentano di definire ed immaginare il lavoro del futuro, ed il contesto economico più prossimo in una realtà profondamente mutata.
I sociologi lo avevano già previsto, la digitalizzazione, ed il processo tecnologico daranno corso ad una cyber-society nella quale l’intelligenza artificiale, le nanotecnologie e l’ingegneria genetica muteranno radicalmente il modo di essere delle società, e con esso la relazione di ogni individuo con il contesto che lo circonda.
Uno degli effetti più dirompenti del cambiamento sarà visibile nel mondo del lavoro, dove il processo tecnologico determinerà,inevitabilmente, la perdita di quei posti di lavoro nei quali la robotizzazione potrà sostituire l’attività umana, e ma al contempo creerà nuove opportunità rispetto alle quali tuttavia, saranno necessarie nuove competenze, formazione, skill innovative.
Il focus dunque deve essere necessariamente puntato alla fase di transizione da un’occupazione ad un’altra, nella quale garantire,con immediatezza i necessari sussidi economici, ed al contempo e con altrettanta immediatezza, l’inserimento in un contesto di riqualificazione formativa strettamente connesso alle esigenze del mercato.
Su tali premesse bisogna valutare quali possano essere le condizioni migliori per consentire la piena realizzabilità di un sussidio che, al di là’ delle definizioni terminologiche, consenta nella fase della disoccupazione, di operare una reale riqualificazione, volta al reinserimento nel contesto produttivo.
La principale difficoltà che si ravvisa nel dar vita ad un sistema virtuoso e’ innegabilmente costituita dalla mancanza di unorganismo ad hoc efficiente e veloce, che modifichi gli attuali Centri per l’Impiego, inidonei per strutture,e risorse ad affrontare la sfida del nuovo.
Già la proposta depositata in Senato il 29 ottobre 2013 sul Reddito di Cittadinanza, prevedeva, tra l’altro la creazione di un Sistema Informatico Nazionale per l’Impiego che avesse lo scopo di far incontrare domanda ed offerta.
Su tale spunto, alla luce delle esperienze ormai consolidate delle platformworkers, perché non immaginare i nuovi Centri per l’Impiego quali piattaforme digitali pubbliche nelle quali i lavoratori inseriscano le proprie domande e le imprese le richieste, in un complementare sistema di interazione con le Banche dati esistenti, che consentirebbe all’esito positivo dell’attività di recruiment, l’avvio automatico di un periodo di prova, con contestuale apertura della posizione presso gli enti previdenziali ed assicurativi.
D’altra parte il recruiment si svolge oggi in via principale attraverso l’utilizzo di algoritmi in grado di operare al meglio e con velocità lo screening quantomeno iniziale tra i candidati.
Il rapporto tra il lavoratore e l’impresa potrebbe essere tra l’altro mediato dalle realtà sindacali, la cui vocazione dovrà in futuro volgersi sempre più verso un sindacato di servizio, sulla falsa riga delle umbrella company costituite ad esempio in Belgio, capaci di certificare sin dalla fase iniziale l’instaurato rapporto.
Al tempo stesso si rende necessario operare una rivoluzione nella formazione, ancorando la percezione del sussidio alla reale partecipazione al percorso formativo che deve costituire un’opportunità di miglioramento e specializzazione.
Tale partecipazione dovrà essere garantita da un sistema di qualificazioni, rilasciate da strutture accreditate a livello nazionale, comunitario ed internazionale, in grado di arricchire con immediatezza il curriculum digitale con le nuove skillacquisite.
La formazione dovrà essere sostenuta da specifiche risorse, a capitale misto, Imprese, Stato, Comunità Europea.
La piattaforma modifica il modo di intendere il ruolo dei Centri per l’Impiego.
Deve trattarsi di un sistema neutro di interazione tra domanda ed offerta, nel quale ogni soggetto deve assumere una propria accountability.
Il lavoratore garantisce la veridicità dei dati contenuti nel proprio curriculum, dati che potranno essere verificati tutti all’atto della costituzione del rapporto, e verrà certificato durante il percorso formativo, con ulteriori dati che andranno ad arricchire il curriculum.
Le Imprese non potranno sottrarsi all’assunzione fermo restando il periodo di prova, e vedranno certificati i contratti che siano automaticamente riferibili a quelli esistenti come peraltro già ricostruiti dal Cnel.
I sindacati, sopratutto per quelle aree della gig economy, potranno porsi quale intermediari, recuperando quel ruolo di servizio verso le categorie davvero deboli, in parte perduto.