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Il cambiamento e la felicità. La ricetta del Meeting di Rimini per il 2018

meeting di rimini

“Le forze che cambiano la storia sono le stesse che rendono l’uomo felice”, è questo il tema che affronterà il Meeting di Rimini di quest’anno, giunto alla sua trentaquattresima edizione. Al centro quindi della riflessione della grande kermesse estiva promossa dai “ciellini” ci sarà quindi il tema del cambiamento, “sia personale sia sociale”, questione scottante in un momento politico molto delicato per il nostro Paese e per le questioni di natura internazionale che si trova ad affrontare. La sfida lanciata dal Meeting è quella di non perdere di vista il ruolo protagonista dell’uomo, dell’umanesimo cristiano a cui tutta la Chiesa fa riferimento e di cui tutto il popolo dei cattolici si fa promotore.

IL TEMA DEL CAMBIAMENTO E I CAMBIAMENTI DELLA KERMESSE 

La manifestazione riminese quest’anno subirà cambiamenti strutturali, fanno sapere gli organizzatori, pur restando fedeli all’impostazione classica e al tradizionale spirito del Meeting. La presentazione invece si è svolta a Roma, presso l’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, grazie all’accoglienza a Palazzo Borromeo dell’ambasciatore Pietro Sebastiani, che si è subito detto “lieto di rinnovare una passata consuetudine”, visto inoltre che “in un momento storico di sempre maggiore interconnessione tra persone e nazioni, il Meeting di Rimini diventa centrale”.

L’INTERVENTO DELL’AMBASCIATORE SEBASTIANI

“Voglio rendere omaggio alla vitalità dei numerosi movimenti fioriti intorno al Concilio Vaticano II, molto attivi all’estero, che rendono unico, anche in questo, il nostro paese. Come disse Giovanni Paolo II, sono un segno della vitalità di forma con cui si muove la Chiesa, una speranza per gli uomini”, ha poi affermato Sebastiani. Che ha offerto una riflessione sul tema del tempo, suscitata dal tema del festival, che pone una domanda radicale sulla fase storica di cambiamento che viviamo, e di dove si trovi, in questa, la felicità dell’uomo. “In questi anni di esplosione dei social media vediamo la discrasia evidente tra questi e i tempi della diplomazia”, ha detto Sebastiani. “Il Papa dice che il tempo è superiore allo spazio, e che i cittadini vivono in tensione tra la congiura del momento e la luce del tempo. Questo principio permette di lavorare a lunga scadenza e aiuta a sopportare con pazienza situazioni avverse. Generando nuovi dinamismi e coinvolgendo gruppi che li portino avanti”.

LA PRESENTAZIONE ROMANA

Alla presentazione sono poi intervenuti, assieme alla presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Emilia Guarnieri e al presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Roberto Battiston, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco Bussetti, che ha assicurato “vicinanza e vivo sostegno” da parte del ministero dell’Istruzione. “Condividiamo obiettivi e spirito di confronto” del Meeting, di un “posizionamento conquistato grazie alla qualità, negli anni, degli interventi e degli ospiti”. Il ministro ha parlato dell’importanza di “due coordinate: responsabilità e cura delle relazioni umane, di cosa facciamo e di come agiamo, e ascolto e apertura, che ci consentono di muoverci nella nostra quotidianità”.

LE PAROLE DEL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE BUSSETTI

Parole sempre più alla base di scuola, università e mondo della ricerca, ha spiegato il ministro. “Non servono riforme calate dall’alto,piuttosto bisogna rimettere al centro studenti e studentesse”, nella forma di “persone libere che concorrano attraverso il loro agire a muovere la storia nella direzione giusta. La soluzione dei problemi viene approfondendo la natura del soggetto che li affronta”. Importante poi, ha proseguito Bussetti, “ripristinare il rispetto dei docenti. Per far sì che il sistema funzioni bisogna far sì che da Roma arrivino regole chiare, ma questo da solo non può bastare, per questo voglio entrare in contatto con i territori”. Bisogna poi “affrontare la questione delle paritarie, ricordando alle famiglie la centralità della libertà di scelta educativa”, ha aggiunto. “I giovani devono trovare percorsi in linea alle proprie esigenze, bisogna guardare a scuola e università non con uno sguardo di emergenza ma di lungo termine. Investire sulla formazione vuol dire avere a cura il futuro del paese”.

LE PRESENZE POLITICHE AL MEETING DI QUEST’ANNO

Anche quest’anno al Meeting è previsa una nutrita schiera di partecipanti del mondo religioso, culturale, e quindi anche istituzionale, cioè politico. Assieme al ministro Bussetti, gli interlocutori più istituzionali saranno il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani o l’ex premier Romano Prodi, ma anche l’attuale ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, il sottosegretario alla Presidenza Giancarlo Giorgetti e i presidenti di Regione Attilio Fontana e Giovanni Toti. O infine religiosi come l’arcivescovo di Taranto monsignor Filippo Santoro.

L’ESORTAZIONE DEL PATRIARCA SAKO, DOMANI CARDINALE

L’ultimo intervento della presentazione, infine, è stato riservato al patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphaël I Sako, a due giorni dal concistoro in cui Papa Francesco gli donerà la berretta color porpora per elevarlo a cardinale. Il patriarca ha parlato della Siria, in cui “prima della caduta del regime i cristiani erano un milione e mezzo, oggi sono circa 500mila. Nel 2014 120mila cristiani sono stati cacciati dalle loro case da Mosul e dalla piana di Ninive. Sono rimasti circa tre anni nei campi. Oggi Mosul e la piana di Ninive sono state liberate e la Chiesa ha potuto restaurare le case e le scuole con l’aiuto delle agenzie e della carità di tante persone”. “L’80 per cento di Mosul è totalmente rovinato”, ha così affermato, affranto. “Una domanda ricorre sempre: perché le guerre? Perché cambiare un regime per un altro peggiore? Perché la venuta di Isis, che ha cambiato tutto, perché Al Qaida? Una politica che crea guerre e distrugge tutto, questo è un peccato grande. Chi paga il prezzo di queste guerre? La povera gente”.

IL RUOLO DEI CRISTIANI E LA PROFETICITÀ DI PAPA FRANCESCO

Per questo, ha spiegato Sako, “dobbiamo trovare una nuova forma di convivenza che tenga conto delle nostre differenza e sappia rispettare in maniera armonica il vissuto quotidiano. Ciò che mi tocca e incoraggia come pastore e padre e vedere la fiducia e la forse di speranza degli altri, nonostante la situazione spaventosa che conosciamo da tempo. Le conseguenze delle guerre sono ancora innumerevoli e strettamente difficili da superare ma sono convinto dell’importante ruolo delle autorità religiose ma anche politiche. Gli interventi di Papa Francesco sono forti, è un uomo formidabile, un profeta del nostro tempo. Non lo sarà come quelli della Bibbia ma vede nel tempo e tocca il cuore di tutti. Anche i musulmani sempre parlano bene di lui. La sua amicizia e vicinanza ci tocca, e questo mostra quanto siamo presenti anche nella sua preghiera”.



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