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Caro governo, qui tutte le ragioni per confermare le missioni internazionali

afghanistan

L’occasione è stata la fiducia alla Camera. Manlio Di Stefano, deputato M5S, impegnato sul versante della politica estera, nel suo intervento alla Camera per il dibattito sulla fiducia al governo Conte ha dichiarato, fra l’altro, che in materia di difesa, “occorre razionalizzare le spese e le risorse, attuando scelte radicali e improcrastinabili, come il ritiro del contingente dall’Afghanistan e il continuo sostegno, invece, alle missioni di successo, come quella in Libano. Occorre valorizzare lo sviluppo tecnologico e le eccellenze prodotte dalle industrie della difesa, escludendo, però, gli investimenti sui sistemi d’arma non motivati da reali esigenze nazionali e in contrasto col nostro dettato costituzionale”.

Questa dunque la linea delle missioni militari all’estero che sta seguendo il Movimento 5 Stelle? Tema molto attuale e molto caldo, che Formiche.net sta da tempo dibattendo con vari interlocutori del settore perché il rischio per l’Italia si verificherebbe sul piano della perdita di credibilità e metterebbe a repentaglio il ruolo internazionale adesso raggiunto.

LE POSSIBILI CONSEGUENZE SUL PIANO INTERNAZIONALE

Un nodo questo del ritiro dall’Afghanistan che è giunto al pettine, quindi, come già scritto nel commento di Giacomo Pugliese: “La ministra Pinotti aveva già deciso un ridimensionamento del nostro contingente, producendo più di un mal di pancia a Washington. Ora si parla di ritiro, benché graduale. La ministra Trenta è stata già accusata di relazioni filorusse per via di un accordo fra la Link Campus (ateneo dal quale proviene) ed una università della ex Urss e considerata vicina a Putin. Anche in questo caso il sospetto appare forzato e persino irrilevante. Se la neo ministra della Difesa procederà nel ridimensionamento delle missioni internazionali a partire da Kabul si determinerà una rottura vera con il Pentagono e l’amministrazione Usa”.

La neo-ministra Elisabetta Trenta ieri nel suo discorso alla Festa dei Carabinieri ha menzionato le varie missioni elogiando il lavoro dell’Arma “presente in 14 diversi teatri operativi e 18 missioni, con circa 500 Carabinieri, che assicurano prioritariamente attività addestrative e di consulenza in favore delle forze di polizia locali, in particolare in Kosovo, Afghanistan, Libano, Libia, Palestina, Cipro, Somalia, Iraq, Mali, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Gibuti, Lettonia, Bulgaria e Niger. Uno sforzo che rappresenta un’importante risposta alle diverse minacce che oggi ci troviamo di fronte, anche per quanto riguarda la criminalità transnazionale”.

IL PARERE DI LUTTWACK, FRATTINI, BERTOLINI E NELLI FEROCI SU FORMICHE.NET

“Ma quale ritiro dalle missioni internazionali, queste sono voci messe in giro da chi ha paura e ultimamente è un po’ nervoso”, così Edward Luttwak, economista e politologo americano, già stratega militare della Casa Bianca in un’intervista di Francesco Bechis di pochi giorni fa. “Le missioni non sono fatte per durare a oltranza, rivalutarle non significa necessariamente abbandonarle” ha spiegato il politologo. Aggiungendo anche che “non c’è nessun nervosismo a Washington. Gli americani si occupano da sessant’anni di diplomazia europea, conoscono il mestiere della diplomazia multilaterale e hanno saputo interloquire con tutti”.

Anche Franco Frattini, da ex ministro degli Esteri, sempre sentito nei giorni scorsi da Formiche.net, menzionava la questione Afghanistan per il lavoro che si troverà a portare avanti il nuovo ministro Moavero alla Farnesina. “Mi auguro che Moavero – ha detto Frattini – assieme alla ministra Elisabetta Trenta che è esperta della materia, spieghi al Consiglio dei Ministri la grave perdita di credibilità che conseguirebbe al ritiro della nostra missione in Afghanistan. Nel contratto di governo fra Lega e Cinque Stelle si preannuncia una riduzione drastica del numero dei nostri addestratori e di peace-keepers. Gli Stati Uniti e il Regno Unito stanno raddoppiando i loro contingenti perché Daesh sta prendendo il posto dei talebani. Sarebbe un errore clamoroso se dopo 18 anni di operazioni noi italiani, che abbiamo guadagnato onore grazie alle nostre missioni di pace e di addestramento da parte dei Carabinieri, lasciassimo l’Afghanistan”.

Anche il generale Marco Bertolini, già comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore, presidente dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, sempre dalle pagine di Formiche.net sostiene la rilevanza internazionale delle missioni delle nostre Forze Armate.

“In Afghanistan e in Somalia le nostre Forze Armate svolgono un ruolo molto importante in termini di ‘politica estera’, riservando all’Italia un profilo internazionale sul quale la sola diplomazia ha spesso stentato ad attestarsi. Insomma, buona parte della credibilità che ci è riconosciuta deriva proprio da quanto hanno fatto e fanno i nostri uomini in alcune delle aree più delicate del globo: a vantaggio di tutto il Paese” scrive nel suo intervento Bertolini. “Ciò non toglie, ovviamente, che tali operazioni possano essere ridiscusse”.

Il presidente dell’Istituto affari internazionali, Ferdinando Nelli Feroci, sentito proprio sulla difesa del nuovo governo gialloverde ha dichiarato che sulle missioni “c’è un lunga traccia di posizioni critiche assunte delle forze politiche che ora formano il governo, e dunque non sarei sorpreso se il nuovo esecutivo decidesse di ridurre la presenza italiana nelle missioni militari internazionali. Anche in questo caso, si tratterebbe di una scelta legittima, ma che non potrà non avere un impatto sulla credibilità del Paese nei vari consessi internazionali, a partire dall’Alleanza Atlantica”.

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