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Alcune ragionevoli richieste rivolte alla neo-ministra Giulia Grillo

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Alla ministra della Salute è necessario portare in dote alcune ragionevoli richieste, frutto di analisi scientifiche e obiettive sulla situazione che vivono le persone ammalate di cancro. La priorità  è quella di poter trattare i pazienti con le migliori cure disponibili, sempre nell’ambito della sostenibilità del sistema. Per questo ci vuole appropriatezza da parte dei medici nel prescrivere la cura giusta al paziente, ma chiediamo anche al ministero un impegno affinché il costo dei farmaci non sia considerato un costo a sé stante bensì nell’ambito del costo complessivo di sistema. Il prezzo di certi farmaci particolarmente rilevanti va contrastato in modo più deciso con le aziende da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco. La ricerca scientifica è limitata dal costo dei test molecolari genetici, necessari per individuare la giusta cura per ogni paziente, che invece deve rientrare nella valutazione per la definizione complessiva del prezzo dei farmaci. La nuova frontiera nel trattamento della malattia è la medicina di precisione in oncologia, un concetto che dovrebbe essere applicato in modo ampio a qualsiasi tipo di approccio sistemico nella terapia dei tumori solidi. Queste innovazioni implicano costi rilevanti e impongono con forza il tema della sostenibilità, nell’ambito di un servizio sanitario universalistico come il nostro che offre ogni attività diagnostica e terapia a titolo gratuito. Il governo italiano nel 2016 ha introdotto, su forte richiesta della nostra società scientifica, uno strumento importante per garantire la sostenibilità, un Fondo di 500 milioni di euro destinato ai farmaci oncologici innovativi.

Oggi il Fondo è una misura strutturale e sono 6 le molecole incluse in questo elenco stilato dall’Aifa. Si tratta di uno strumento al momento indispensabile con cui abbiamo garantito l’accesso alle terapie innovative a tutti i pazienti, ma che rappresenta solo la stampella in attesa che, proprio attraverso la medicina di precisione, si ottimizzino scelte e risultati, consentendo maggiori benefici a minor costi per il sistema. Vanno anche eliminate le aree di inappropriatezza, evitando gli esami (in particolare radiologici e strumentali) superati e talvolta a detta degli specialisti inutili. I farmaci antineoplastici e immunomodulatori hanno un peso importante all’interno della spesa farmaceutica nazionale, infatti nel 2016 hanno rappresentato la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica con 4,5 miliardi di euro. Questo valore, anche se significativo, equivale solo al 25% dei costi sanitari relativi ai tumori. Inoltre l’innovazione terapeutica è un investimento perché permette di raggiungere traguardi importantissimi. Se alla fine degli anni ’70 solo poco più del 30% delle persone colpite riusciva a sconfiggere la malattia e negli anni ’90 questa percentuale arrivava al 47%, oggi circa 6 persone su dieci sopravvivono al cancro e, quando non si arriva a guarigione, si riesce comunque a trasformare il tumore in una malattia cronica, con cui poter convivere per anni.

La prima “ondata” della medicina di precisione in oncologia è stata costituita dalle terapie a bersaglio molecolare che hanno cambiato l’aspettativa di vita in diverse neoplasie solide e in un considerevole numero di quelle ematologiche, ma che hanno anche mostrato limiti in termini di acquisizione di resistenza. Ad esempio nel tumore del polmone questi trattamenti riescono a controllare la malattia per un lungo periodo di tempo, però sono efficaci solo nei pazienti che presentano specifiche mutazioni genetiche: sono una minoranza, pari a circa il 15%, soprattutto non fumatori. Nel caso dell’immunoterapia, che progressivamente ha dimostrato efficacia in diversi tipi di tumori solidi, a partire dal melanoma fino alle neoplasie del rene e del polmone, con importanti prospettive anche in quelle della vescica, del distretto testa collo, del fegato e del colon-retto, dobbiamo invece ancora imparare come individuare i pazienti responsivi al fine di ottimizzare l’impiego dei farmaci, evitando trattamenti non utili nei pazienti che non hanno possibilità di beneficio, evitando in questo modo tossicità e costi inutili ed aumentando ulteriormente il risultato di tali trattamenti che restituiscono la persona a vita attiva.

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