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Aerospazio, vi spiego come Ala punta a Medio Oriente e Asia. Parla l’ad di Capua

gennaro di capua

Nell’aerospazio italiano c’è una realtà che da Napoli è riuscita in meno di trent’anni ad espandersi in tutto il mondo, e che ora conta quartier generali negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia, oltre a uffici vendite anche in India e Cina. Si tratta di Ala (Advanced Logistics for Aerospace), azienda impegnata nella fornitura di servizi di gestione della catena di fornitura e distribuzione di materiali per il mercato aerospaziale. Negli ultimi anni, un percorso di crescita organica e di acquisizioni ha portato la società ad essere un gruppo globale, e ora, mentre la Brexit non sembra spaventare, l’attenzione è tutta per i mercati emergenti, in particolare per il Medio Oriente e l’Asia. In occasione del recente salone di Farnborough, il più celebre al mondo per il settore aeronautico, ne abbiamo parlato con l’amministratore delegato Gennaro di Capua, che guida il gruppo da novembre del 2017, quando fu nominato dal presidente Fulvio Scannapieco e dall’executive vice president Vittorio Genna.

Ingegnere, che salone è stato per Ala?

Con una sede importante nel Regno Unito, è stato per noi molto rilevante essere presenti, soprattutto per capire il mercato internazionale, non solo quello inglese. Globalmente si investe molto sul salone di Farnborough e quest’anno la rassegna mi è sembrata più affollata delle edizioni passate per quanto riguarda la presenza di aziende da tutto il mondo, soprattutto per la parte europea e nord americana.

A tal proposito, sotto l’ombra della Brexit, era alta l’attesa per capire quale delle due (nord americana o europea) prevalesse. Che impressioni ha avuto?

Devo dire che non si è notato un particolare impatto della Brexit. Non mi è sembrata esserci una particolare defezione o una presenza minore da parte delle aziende europee. Tra l’altro, ho partecipato a una quindicina di saloni nella mia vita e quello di quest’anno mi è sembrato molto più avanzato dal punto di vista tecnologico. Numerose aziende hanno presentato prodotti molto innovativi. Dunque, se dal punto di vista della quantità il salone può essere paragonato a quelli precedenti, dal punto di vista qualitativo ho notato una differenza piuttosto rilevante. Rispetto al salone francese (di Le Bourget, anch’esso biennale, in alternanza con Farnborough, ndr) in cui sono presenti tutte le loro grandi regioni dell’industria aerospaziale, ognuna con grandi capacità di sviluppo, qui in Inghilterra si nota la presenza di tante aziende anche più piccole, ma comunque con tecnologie molto avanzate.

Nessuna preoccupazione dunque sulla Brexit?

Direi piuttosto un’incertezza, comunque legata a sviluppi futuri su cui non è ancora apprezzabile l’onda lunga dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Lo stesso può dirsi dell’effetto Trump che, se non ci saranno cambiamenti, potrebbe avere effetti maggiori rispetto alla Brexit. Per entrambi gli aspetti non noto ancora particolari preoccupazioni. Si inizia a percepire qualcosa, ma ogni valutazione sembra ancora prematura.

Ha parlato di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, Paesi in cui Ala ha una sua presenza ormai consolidata…

E stiamo lavorando per nuove realtà sia in Medio Oriente, sia nel continente asiatico. Basti pensare che tra Israele e Turchia ci sono industrie aeronautiche che producono per Boeing e Airbus. Per quanto riguarda l’Asia, in Cina ci sono diverse linee finali per velivoli commerciali, come n l’A320neo e altri prodotti tanto del gruppo franco-tedesco, quanto del costruttore americano.

E per quanto riguarda il comparto militare?

Da questo punto di vista sono molto interessanti Israele e Turchia. La regione asiatica lo è di meno perché presenta un settore della difesa più complesso e più difficile da penetrare.

Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta è stata per due giorni a Farnborough. Quanto è importante il sostegno delle istituzioni per l’export delle aziende italiane?

Molto. A tal proposito, di recente è stata attribuita al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, la delega per lo sviluppo dell’aerospazio. Questo può essere sicuramente un segnale di attenzione a un’industria molto particolare rispetto al settore metalmeccanico in generale. Nell’ambito aerospaziale, aeronautica e spazio sono due cose abbastanza diverse, che certo coincidono in alcuni casi. Basti pensare che tra i nostri clienti ci sono Thales Alenia Space, che realizza satelliti, e grandi società che si occupano di aerostrutture e velivoli, nonché attori del comparto motoristico. Quest’ultimo ha spesso implicazioni anche per il settore Oil&Gas, ed è forse opportuno ritenerlo separato dai due sopramenzionati. Metterli tutti insieme con un focus specifico guidato da una persona unica come Giorgetti potrebbe dare al Paese risultati importanti. Anche perché oggi, onestamente, non si può parlare di una politica industriale per l’aerospazio; tutto sembra molto sfilacciato e la delega per il settore è quindi un segnale positivo.

La storia di Ala parla di un’azienda che da Napoli ha raggiunto gli Stati Uniti e punta all’Asia e al Medio Oriente. Come è stato possibile?

Sicuramente grazie alla volontà della proprietà, sia con il dottor Scannapieco, sia con l’executive vice president Vittorio Genna, i quali hanno creduto molto in un progetto che negli anni passati ha portato a questo sviluppo. L’acquisizione del gruppo Stag (a maggio del 2016, ndr) con anche la controllata americana Spectech Usa è stato il primo atto di un importante percorso che ora va mantenuto, nel senso vero della manutenzione. Ciò significa che va data a queste realtà industriali la possibilità di mantenere una certa caratteristica di profittabilità. Poi, tenendo l’azienda ben tesa dal punto di vista economico-finanziario, si ha l’opportunità di avere sviluppo in altri Paesi, ed è proprio quello che stiamo cercando di fare. Tutto questo richiede un lavoro durissimo e un’elevata attenzione al cliente. Eseguiamo tanta attività di service provider e perciò siamo, con i nostri prodotti e le nostre persone, sotto le linee di montaggio. I clienti ci chiedono dunque appoggio in momenti di difficoltà e crisi, che possono essere ritardi nella produzione o improvvise (e speriamo che ce ne siano sempre di più) crescite di programmi.

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