Seppur ai tempi supplementari, M5S e Lega hanno trovato l’accordo per la formazione di un governo politico che determina una svolta essenziale: si tratta della prima vera vittoria delle forze sovraniste. Il sistema non è riuscito a ricompattarsi, ad assorbire e neutralizzare le opposizioni che lo attraversavano. Il nuovo comincia, finalmente, a nascere. E nasce, in Italia, con la prima vittoria del sovranismo, un sovranismo i cui effetti si ripercuoteranno, presto o tardi, in tutta Europa.
Ciò, sia chiaro, indipendentemente da tutti gli ostacoli che si presenteranno. Perché quel che conta è che il vecchio mondo non tornerà più, le sue categorie sono definitivamente tramontate. La svolta è epocale. Questo cambiamento si muove e guarda, anzitutto, all’Europa: in una Unione che, dopotutto, era riuscita ad assicurare i suoi equilibri anche in presenza di forze anti-europeiste ed euroscettiche, arriva ora un’Italia sovranista guidata da un’alleanza tra le due principali forze nazionalpopolari.
Altrove, avevamo avuto sconfitte: nonostante il buon risultato elettorale della Le Pen, la Francia di Macron ha prevalso, così come in Germania, nonostante l’exploit nazionalista, il sistema si è ricompattato sui due partiti tradizionali.
Ma la svolta non è data soltanto dal recupero di una sovranità verso l’esterno. È una svolta anche all’interno del Paese, che riunifica – forse davvero per la prima volta dopo molti anni – il nord con il sud. Il nord dove ha trionfato la Lega si allea con il sud dove ha vinto il Movimento 5 Stelle. E vinta questa quarta guerra di indipendenza, ora si faranno finalmente gli italiani? L’interrogativo è d’obbligo, poiché non possiamo sapere come andranno a finire le cose.
Certo è, però, che l’Italia si rivela essere il nuovo laboratorio politico del sovranismo, il primo Paese europeo dove il sovranismo ha avuto un successo elettorale e si è imposto contro il vecchio sistema, che stavolta sembra davvero sul punto di crollare definitivamente. Il sovranismo è qualcosa di nuovo anche rispetto al populismo, o quantomeno una sua nuova forma. Lo schema fondamentale dell’attuale populismo è quello del popolo contro le élite; nel sovranismo questo schema viene ripreso, ma a partire da una difesa dell’idea di nazione.
Un tempo quest’idea era parte integrante della cultura della destra; oggi invece – e qui diventa importante quello che sta avvenendo in Italia – viene recuperata da Movimenti come la Lega, un tempo antinazionalista, e il M5S, che invece con Grillo aveva rappresentato il populismo allo stato puro.
Il nuovo governo incarna una forma di sovranismo popolare che coniuga e articola insieme un sovranismo di tipo identitario (Lega) con un sovranismo sociale (M5S), la rivendicazione dell’identità culturale della nazione e la centralità del lavoro. Non è casuale che i due leader siano andati a ricoprire rispettivamente il ruolo di ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico e quello di ministro dell’Interno.
Prioritaria diventa dunque la difesa dell’interesse nazionale e dei diritti sociali dei cittadini, dopo anni di sudditanza alla Ue e di macelleria sociale. Dopo un decennio di politiche liberiste, nascoste dalla retorica delle conquiste sul piano dei diritti civili, si torna finalmente a un governo che porrà nuovamente al centro i problemi reali degli italiani.
E la novità è già tutta nei nuovi scenari che si sono aperti con l’alleanza tra Di Maio e Salvini. A cominciare dalla politica interna: il contratto di governo tra il M5S e la Lega, firmato dai due leader, segna la fine delle vecchie forze politiche, che sono destinate a scomparire. Nel giro di pochi anni non esisterà più Forza Italia, non esisterà più neppure il Partito democratico, andremo verso un nuovo sistema politico – tendenzialmente bipolare – in cui a determinare gli equilibri e gli schieramenti tra le forze non sarà più l’opposizione destra/sinistra, ma quella tra sovranismo e mondialismo.
Svolta importante anche nella politica estera: per la prima volta, una coalizione sovranista governa uno dei sei Paesi che hanno fondato l’Europa come la conosciamo oggi. Non siamo più di fronte a una reazione alle politiche europee che proviene dalle province (penso in particolare all’Ungheria): oggi il sovranismo si è conficcato nel cuore dell’Unione europea e provocherà, presto o tardi, un terremoto in tutta l’Europa.
Nell’epoca della globalizzazione, che doveva realizzare il tramonto degli Stati-nazione, scopriamo di nuovo che la sovranità non è affatto morta. L’Italia dovrà necessariamente porsi alla guida di una Internazionale sovranista, di una coalizione che comprenda i popoli e le forze politiche che stanno, oggi, lottando per un’Europa diversa in un nuovo ordine mondiale multipolare.
La prima prova è già alle porte: le prossime elezioni del Parlamento europeo, tra un anno esatto. Se questo movimento nazionalpopolare non si arresterà, una Internazionale sovranista potrà lottare per prendere il controllo dell’Assemblea dell’Unione, del suo unico organo a elezione diretta.
Forse sono troppo ottimista e tutto ciò non avverrà subito: può anche essere che il prossimo Parlamento europeo continuerà a reggersi ancora sui vecchi partiti. Ma si tratterà eventualmente solo di sconfitte provvisorie, necessarie per far maturare questo movimento, che è già, ormai – come avrebbe detto Hegel – la nuova realtà della Weltgeschichte, della storia universale. La rivoluzione sovranista è iniziata.