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L’F35 atterra alla Casa Bianca e prende il volo

C’è anche l’F-35 alla Casa Bianca per l’evento “Made in America” che Donald Trump ha voluto organizzare tra le mura della sua residenza, una vetrina dei prodotti realizzati negli Stati Uniti sulla scia della linea protezionistica che il presidente ha da tempo abbracciato. In vista del passaggio alla produzione a pieno rateo, il costruttore Lockheed Martin ha annunciato nuove assunzioni, mentre in Italia la partecipazione al programma è in fase di valutazione da parte del ministro della Difesa.

L’F-35 ALLA CASA BIANCA

Un modello in scala reale del caccia di quinta generazione è stato accompagnato dall’annuncio di Lockheed Martin relativo a 400 nuovi posti di lavoro che verranno creati negli stabilimenti di Fort Worth, in Texas, una notizia accolta con favore da Trump. Dopo le frizioni iniziali, infatti, il clima è ormai sereno tra la ceo Marillyn Hewons e il presidente americano, ben lontano dai tweet di critica che in passato ha rivolto al programma F-35, il più grande nella storia degli Stati Uniti. Accanto al velivolo, è tra l’altro presente anche la capsula spaziale Orion, in fase di sviluppo da parte del colosso Usa per il trasporto di astronauti nello spazio.

L’ANNUNCIO SLLE NUOVE ASSUNZIONI

Dalla Casa Bianca, Lockheed Martin ha fatto sapere di aver già assunto più di 1.800 dipendenti a supporto della produzione per il Joint Strike Fighter, rispettando l’impegno che la Hewson si era presa di fronte Trump a gennaio dello scorso anno. A questi, si aggiungono altre 400 assunzioni che verranno realizzate con l’incremento della produzione, un annuncio condiviso con l’amministrazione Usa, come ha ricordato Dan Scavino, assistente del presidente e direttore Social media. “L’F-35 è un prodotto iconico che rappresenta il meglio dell’innovazione, della leadership tecnologica e della manifattura avanzata degli Stati Uniti”, ha detto la presidente e ceo del costruttore. “Il programma supporta 194mila posti di lavoro, diretti e indiretti, a livello nazionale e, come aumentiamo la produzione, creeremo ancora più opportunità per i lavoratori americani”, ha rimarcato.

I NUMERI DEL PROGRAMMA

Degli oltre tremila velivoli richiesti, circa 310 sono già stati consegnati, con un aumento progressivo del numero di consegne anno su anno. Dopo i 66 aerei del 2017 (il 40% in più dell’anno precedente), per il 2018 se ne prevedono 91, con l’obiettivo di toccare quota 160 nel 2023. Parallelamente, scendono i costi, ridotti del 60% rispetto al primo lotto e con l’ambizione di arrivare a 80 milioni di dollari per un F-35 A nel 2020, pari al prezzo di un aereo di quarta generazione.

IL DIBATTITO IN ITALIA

In Italia, la partecipazione al programma è tornata di recente sotto i riflettori, dopo la “valutazione accurata” annunciata a più riprese dal ministro della Difesa Elisabetta Trenta. Al centro della lente ci sono propri i ritorni industriali e occupazionali, che potrebbero ridursi nel caso di un passo indietro (ad ora non previsto) ma che comunque sono apparsi minori rispetto alle aspettative iniziali. Il passaggio alla produzione a pieno rateo, ormai tangibile con gli annunci di Lockheed Martin, si potrebbero tradurre in un aumento del lavoro anche per i partner, Italia compresa, che ha a Cameri, in provincia di Novara, il centro di assemblaggio e di verifica finale per gli F-35 italiani e olandesi.

Al contrario, “se l’impegno di pianificazione venisse disatteso o ridimensionato, ci sarebbe automaticamente un parallelo ridimensionamento delle nostre partecipazioni industriali (…) con penalizzazioni concrete che costerebbero molti posti di lavoro”, ha scritto su Airpress il generale Vincenzo Camporini, vice presidente dello Iai e già capo di Stato maggiore della Difesa.“Credo sia sbagliato immaginare una modifica della partecipazione italiana al programma, anche alla luce del punto di avanzamento dello stesso. Molto più utile e opportuno – ha aggiunto Carlo Festucci, segretario generale dell’Aiad – sarebbe chiedere al governo americano, al Joint program office (Jpo) e a Lockheed Martin una chiara dimostrazione di implementazione del ritorno industriale in Italia”.

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