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Non solo Famiglia Cristiana. Quanto è profondo il solco fra la Chiesa e Salvini

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La Chiesa e il mondo cattolico si sono schierati. Non c’è dubbio che la copertina di Famiglia Cristiana abbia dato il là a una risposta netta e significativa alle esternazioni e alle decisioni che sta prendendo il vice premier, nonché ministro dell’Interno, Matteo Salvini, da quando è al governo.

E non solo, Famiglia Cristiana con la voce del suo direttore oggi ha preso di nuovo parola.

“Mi fa piacere che Salvini si dichiari cattolico ma purtroppo nei fatti non lo dimostra. Ecco perché abbiamo usato l’espressione ‘Vade retro'”. Antonio Rizzolo, direttore del settimanale, ai microfoni di Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. “Il nostro è stato un titolo volutamente forte – ha spiegato Rizzolo -. Il senso fondamentale è anche quello di attirare l’attenzione. Ma il punto di partenza è quanto affermato dalla Cei e dai vescovi: non intendiamo volgere lo sguardo altrove riguardo la questione migranti, né vogliamo far nostri atteggiamenti sprezzanti e toni aggressivi. Qui si riferiscono non solo a Salvini, ma sicuramente anche a lui. Quindi abbiamo voluto raccontare le reazioni di questa parte della Chiesa. Dovevamo sintetizzarlo in un titolo che fosse forte e accattivante. Potevamo farlo in molti altri modi, ma ovviamente l’espressione Vade retro ha un’eco ecclesiastica e ci sembrava più efficace”.

Insomma un chiaro modo per prendere le distanze, per dire che la Chiesa non ci sta, tentando di arginare dei toni che nell’aggressività possono enfatizzare dei modi che tutti i giorni vengono imitati, basta pensare all’utilizzo talvolta irrispettoso e di violenza verbale nei social. “Sono toni che vengono imitati molto facilmente. Salvini ha dato il là, ma basta guardare quello che si scrive sui social, c’è una violenza verbale, ci sono dei toni che non hanno nulla di cristiano, ma non sono accettabili proprio dal punto di vista umano. Per ora da Salvini ci sono slogan e affermazioni, ma i risultati non ci sono. Si chiudono i porti, ma aumentano i morti nel Mediterraneo, c’è un problema anche umanitario” conclude Rizzolo.

Quindi, dalla polemica sul simbolo del crocifisso, alle posizioni sulla chiusura dei porti e sulle Ong ecco che se le scelte prese da una parte vengono presentate dall’esecutivo come la ricetta per aiutare i migranti, dall’altra sembrano soluzioni smentite dai fatti.

L’Oim, l’Organizzazione internazionale delle immigrazioni, ha reso noto che dal primo gennaio al 25 luglio sono morti nel Mediterraneo 1500 migranti. In calo rispetto allo scorso anno, ma numero importante se confrontato al dato della diminuzione delle traversate. Numero di morti doloroso che campeggia sulla prima pagina dell’Osservatore romano di oggi. Non un caso certamente.



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