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Cara Lega, quo vadis? La libertà economica contro la cultura del sospetto

Di Andrea Cangini

Ancor prima del politico, a parlare è stato l’imprenditore. Il decreto detto “Dignità” licenziato dal governo gialloverde lede gli interessi delle imprese, scoraggia la creazione di nuovi posti di lavoro e risponde ad una logica radicalmente opposta rispetto a quella che sottende il programma elettorale del centrodestra. Con l’intervento pubblicato oggi dal Corriere della Sera, Silvio Berlusconi rilancia lo spirito originario di Forza Italia, movimento politico pragmatico e liberale collocato naturalmente al fianco di chi lavora e di chi il lavoro lo crea. Non è un déjà vu, non è una pigra replica di quel che fu: è una necessità del presente, e pertanto una garanzia di futuro.

La Lega si è intesterebbe il tema immigrazione, e questo è un bene. Ma ha lasciato al Movimento 5 Stelle il tema lavoro, e questo è un male. È un male perché, a differenza di quel che ormai si dice e si ripete persino nei bar, destra e sinistra esistono ancora e il Movimento 5 Stelle ha un approccio di sinistra. Di sinistra radicale. Alla sinistra della Cgil di Susanna Camusso, addirittura. La logica non è quella della libertà, ma quella del vincolo. Non è la logica della responsabilità, principio di destra, ma quella del sospetto, principio di sinistra. Gli imprenditori sono dei potenziali profittatori, dunque bisogna limitarne al massimo la libertà di movimento pronti a sanzionarli al primo passo falso che fatalmente commetteranno. A creare lavoro, pensa lo Stato. Ma lo Stato, in Italia, non esiste. E, come è noto, si riduce a un grumo di burocrazia, inefficienza e irresponsabilità. È la stessa logica del reddito di cittadinanza, misura assistenzialista che scoraggia nel rimboccarsi le maniche. È la stessa logica per cui con il decreto terremoto non si è consentito ai singoli cittadini di provvedere in proprio al ripristino delle abitazioni lesionate, obbligandoli invece ad attendere l’intervento di uno Stato lento ed inefficace. È la stessa logica, guardando alle politiche giudiziarie, dell’agente provocatore. La logica è: sono tutti colpevoli, e se non risulta è solo perché non hanno ancora commesso il reato.

Ha perciò fatto bene, benissimo Silvio Berlusconi ad intestarsi il tema della libertà di impresa in un Paese che ancora non è uscito dalla tragedia nazionale di una crisi decennale. E benissimo farà Forza Italia a ridefinire la propria identità e la propria azione politica in ragione dei sempreverdi concetti di realismo e responsabilità. Concetti di centrodestra. Concetti che la Lega, oggi, sembra aver abbandonato.

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