Quando è nata la Lega Nord, nel 1989, l’obiettivo principale era la liberazione della Padania. Dopo, con il tempo, le ambizioni sono aumentate e il nome è cambiato. La Lega (senza Nord) si è trasformata in una formazione politica di carattere nazionale, con più consenso. Nel raduno di ieri a Pontida, il leader Matteo Salvini ha parlato di un progetto di dimensione europea, di “una Lega delle Leghe in Europa”. Secondo il ministro dell’Interno, ci sono “popoli in Europa che devono essere liberati […] Penso a una Lega della Leghe in Europa, che metta insieme tutti i movimenti liberi che vogliono difendere i propri confini e il benessere dei propri figli: è questo il futuro, pacifico e sorridente, a cui stiamo lavorando”. L’alleanza populista – aggettivo che per lui non ha connotazione negativa, anzi – potrebbe ridare speranza all’Europa, quella vera, strappando il potere decisionale all’Europa rappresentata da interessi finanziari ed economici.
Ma quali sarebbero questi “popoli europei” bisognosi di libertà, secondo Salvini? Uno dei candidati per l’alleanza populista è il partito catalano Esquerra Republicana de Catalunya, vicino alla Lega (da quando era Lega Nord) e con molte similitudini, secondo analisti spagnoli come Enric Juliana. Fondato nel 1931 a Barcellona, Erc ha una rappresentanza minoritaria nella Comunità di Valencia, nelle isole Baleares e nel Rossiglione francese. È una formazione politica di sinistra, indipendentista e repubblicana, concentrata nel progetto di secessione della Catalogna.Da anni, la Lega ha voluto stringere i rapporti con Erc, ma la maggioranza del movimento separatista catalano ha mantenuto le distanze. Era frequente vedere il leader Jordi Pujol nei comizi di Umberto Bossi. L’ex leader di Erc, Àngel Colom, è stato invitato d’onore alla proclamazione simbolica dell’indipendenza padana nel 1996. Invece nella giornata elettorale del 2012, quando il partito catalano persi 12 deputato nel Parlamento catalano, ad accompagnare i separatisti c’era Fabrizio Cecchetti, l’uomo-ponte tra la Lega e il nazionalismo catalano, secondo dichiarazioni di Salvini nel 2014.
Le espressioni di sostegno della Lega all’indipendentismo della Catalogna sono stati tante. A marzo del 2018, Salvini disse che l’arresto dell’ex presidente catalano, Carles Puigdemont, in Germania era la prova della sconfitta dell’Unione europea: “Mandare in galera un rappresentante del popolo, come sta accadendo con Puigdemont, è inaccettabile. I problemi si risolvono con il dialogo e rispettando la volontà del popolo, non con le manette”.Nel 2013, Salvini scrisse su Facebook che si considerava un “cittadino della Catalogna”, e che la maggioranza “prima di sentirsi di destra o di sinistra si sentono catalani. Sono sicuro che il vento della libertà non si fermerà”. Per la Lega l’indipendenza del Nord dell’Italia non è più una priorità, ma resta l’interesse per creare un nuovo modello fiscale che premi le regioni più produttiva, come la Catalogna.
Anche nei rapporti con il movimento separatista catalano, Salvini ha cercato di coinvolgere Vladimir Putin. In un’intervista al quotidiano La Stampa, pochi giorno dopo il referendum per l’indipendenza catalana del 1 ottobre del 2016, il leader leghista indicò il presidente russo come potenziale mediatore nella crisi tra la Catalogna e il governo centrale di Madrid.
Lo storico spagnolo Xavier Casals sostiene in un’analisi pubblicata sul suo blog che i progetti europei della Lega – con l’influenza russa – sono una strategia per indebolire il sistema europeo: “L’appoggio dell’estrema destra all’indipendentismo fa parte di una tattica per questionare l’Unione europea e un’idea che polemizza sugli Stati nazionali”.