Ho avuto l’opportunità di partecipare personalmente al vertice dei Capi di Stato e di governo della Nato a Bruxelles, sul quale sono state dette e scritte molte cose. Come spesso accade, ancora una volta la comunicazione ha prevalso sulla realtà, fornendo all’opinione pubblica una immagine assai parziale, dominata dalle polemiche tra il Presidente Trump e gli alleati europei.
Anzitutto si è trattato di un summit che seguiva quello tenutosi due anni fa a Varsavia, in quanto lo scorso anno a Bruxelles si era assistito a un incontro che potremmo definire esplorativo, il primo dell’era Trump. A distanza di due anni, quindi, la Nato aveva bisogno di ridefinire priorità e strategie, e il vertice – ottimamente presieduto e coordinato dal segretario generale Jens Stoltenberg – non ha tradito le attese, prendendo decisioni di grande sostanza che avranno un impatto importante sullo scenario della sicurezza euro-atlantica e globale nei prossimi anni. L’incontro si è svolto in un clima di collaborazione e di sostanziale accordo su tutti i dossier in esame, come ho potuto constatare personalmente essendo stato ammesso ad intervenire a nome della assemblea parlamentare della Nato.
Nel mio discorso ho sottolineato l’importanza della diplomazia parlamentare e il pieno sostegno che i parlamenti danno all’operato della Nato, ricordando alcune dimensioni fondamentali dell’azione della Alleanza Atlantica quali: la sicurezza del fianco est e la necessità di mantenere aperto l’approccio dual track con la Russia, cioè deterrenza e dialogo; la crescente importanza del fronte meridionale e della piena operatività dell’hub per il sud di Napoli, anche in vista della lotta a un terrorismo che, purtroppo, non si può considerare morto dopo la sconfitta sul campo di Daesh; la necessità di una più equa distribuzione dei costi della sicurezza tra gli alleati (tema particolarmente caro al presidente americano), valutando però l’insieme delle tre “c” – cash, capabilities, contribution -, cioè soldi, capacità tecnologiche ed effettivo contributo alle operazioni; l’urgenza della completa integrazione euro-atlantica dei Balcani occidentali, a partire dalla Macedonia; il riconoscimento dei grandi progressi compiuti da altri Paesi che aspirano a diventare membri della Nato come la Georgia e l’Ucraina.
Ho concluso richiamando la necessità di continuare a camminare insieme. Anche nei numerosi incontri bilaterali ho comunque potuto apprezzare una sostanziale unità di intenti, ben riassunta nella dichiarazione finale del summit, che provo ad analizzare sinteticamente per punti. Un rinnovato sostegno ai valori e alle modalità operative che stanno alla base dell’Alleanza Atlantica.
Conferma dell’impegno sottoscritto nel 2014 al summit tenutosi in Galles del Defence investment pledge (impegno per gli investimenti per la Difesa), che prevede che i Paesi membri della Nato aumentino, entro il 2024, le spese per la difesa fino al 2% del Pil, di cui il 20% va dedicato agli investimenti in ricerca e acquisizione di nuovi e aggiornati sistemi. Vengono riconosciuti i considerevoli progressi fin qui intervenuti, che vedono un costante aumento complessivo di tali investimenti ormai da quattro anni. stanno aumentando anche le capacità difensive, l’interoperabilità dei sistemi e il reale contributo alle missioni internazionali da parte degli alleati.
LA RUSSIA
Nonostante il costante e permanente tentativo di dialogo da parte Nato, non si intravedono sostanziali cambiamenti nell’atteggiamento della federazione presieduta da Putin: viene perciò confermata la condanna della annessione illegittima della Crimea e del permanere di condizioni di insicurezza per gli alleati del fianco est. Viene anche riaffermato il sostegno alla integrità territoriale di Ucraina, Moldova e Georgia, messa a repentaglio dalla presenza militare della Federazione russa. Nel confermare la necessità del pieno rispetto degli accordi di Minsk, si conferma l’approccio dual track, deterrenza e dialogo, che ha portato alla creazione di una Enhanced Forward Presence della Nato dai Paesi baltici alla Bulgaria, presenza da rafforzare ulteriormente.
DIFESA E SICUREZZA
Si rinnova la determinazione a lottare contro la minaccia terroristica attraverso il programma di difesa contro il terrorismo e, in questo senso, viene ulteriormente rafforzata l’attenzione al fianco sud attraverso il framework for the south. si tratta di un pacchetto di iniziative che rappresenta un elemento di particolare importanza per il nostro paese e segna una svolta decisa nella attenzione al fronte meridionale dell’alleanza. si basa su un approccio strategico, mirato e coerente al medio oriente e al nord africa.
Viene dichiarata la piena operatività dell’hub regionale per il sud collocato presso la base nato di Napoli, che contribuirà ad una più approfondita conoscenza delle sfide, dei rischi e delle opportunità della regione, raccogliendo e scambiando informazioni, coordinando le attività della nato e coinvolgendo i partner, a partire dalla lega araba, dal Gulf Cooperation Council e dall’Unione africana. il pacchetto comprenderà azioni specifiche di sostegno alla Giordania e alla Tunisia in termini di assistenza e addestramento delle forze regolari e il supporto a un processo politico di riconciliazione in Libia.
Incremento della capacità di reazione rapida, attraverso il meccanismo detto 30/30/30/30: 30 battaglioni di terra, 30 squadroni aerei, 30 squadre navali, pronti a intervenire in meno di 30 giorni.
MOBILITÀ DEI MEZZI MILITARI
Vi è la necessità di uniformare le normative al fine di minimizzare i tempi di attraversamento delle frontiere per i mezzi militari, con l’obiettivo – da raggiungere entro il 2019 – di ottenere le autorizzazioni al movimento di mezzi di terra, mare e cielo in cinque giorni. a ciò si unisce la necessità di investimenti infrastrutturali che rendano possibile l’intervento rapido di contingenti di terra in caso di aggressioni a paesi membri della nato. in altri termini, una sorta di Schengen militare. Avvio di una strategia spaziale da parte della Nato, che riconosce lo spazio come un ambito di forte, rapida e costante evoluzione e potenziale rischio.
CYBER SECURITY
Viene identificata come la nuova frontiera della guerra globale, da affrontare con nuovi e sempre più ingenti investimenti. Possibilità di invocare l’applicazione dell’articolo 5 del trattato di Washington (obbligo per tutti gli alleati di intervento in difesa di un paese membro sottoposto ad attacco armato) anche in caso di conflitto ibrido. Adattamento e rafforzamento della struttura di comando, stabilendo un Cyberspace Operation Centre in Belgio, per rispondere alle nuove sfide e ai nuovi rischi della difesa collettiva aumentando la capacità di resilienza dell’alleanza.
Inoltre, viene identificato l’utilizzo del deterrente nucleare unicamente per preservare la pace e contro possibili aggressioni. viene sottolineato come la nato, dalla fine della guerra fredda, abbia enormemente ridotto la quantità di armamenti nucleari presenti in Europa. Sviluppo del sistema di difesa missilistico della nato in chiave puramente difensiva e impegno contro la proliferazione delle armi nucleari e delle armi di distruzione di massa, nel rispetto dei trattati internazionali.
L’IMPORTANZA DEI BALCANI
I balcani occidentali sono riconosciuti come area di importanza strategica e viene confermato l’impegno a lavorare per l’integrazione euro-atlantica della regione, attraverso il permanere della missione Kfor in Kosovo e il rafforzamento delle relazioni con la Serbia, per favorire il dialogo Belgrado-Pristina. Nell’ambito della open door policy, più volte confermata, dopo l’adesione del Montenegro alla Nato avvenuta lo scorso anno, viene formalizzato l’invito alla Macedonia ad avviare i negoziati per l’adesione: ciò accade in virtù dello storico accordo raggiunto, dopo 27 anni, tra Atene e Skopje sul nome di “Repubblica del nord Macedonia”.
Viene riaffermata l’apertura all’allargamento ad altri Paesi sulla base della libera e sovrana volontà dei popoli, di fronte alla quale si ribadisce che nessuna terza parte ha il diritto di interferire. Si conferma, inoltre, il forte supporto alle aspirazioni della Bosnia Erzegovina ad aderire alla Nato, auspicando ulteriori rapidi avanzamenti del processo di adeguamento alle regole imposte dall’alleanza.
Si riconoscono i notevoli progressi compiuti dalla Georgia, per la quale si conferma la decisione del summit di Bucarest del 2008 secondo la quale la Georgia stessa diventerà membro della nato, sottolineando l’importanza del pacchetto di iniziative specificamente dedicate a questo paese. al proposito, si chiede alla federazione russa di soprassedere al tentativo di far riconoscere le province occupate di Abkhazia e sud Ossezia come stati indipendenti (faccio notare che tale riconoscimento è avvenuto, finora, solo da parte della Russia, del Nicaragua, del Venezuela e della Siria…). la Georgia fornisce un importante contributo alle missioni internazionali a guida nato, particolarmente in Afghanistan.
L’UCRAINA
Anche per l’Ucraina viene confermata la decisione del summit di Bucarest del 2008 e si riconoscono i progressi compiuti dal paese, in particolare con la recente annunciata adozione di una severa legge anticorruzione. l’ucraina è considerata un paese chiave per la stabilità e la sicurezza nella regione del mar nero, alla quale si affacciano altri importanti alleati come la Romania, la Bulgaria e la Turchia. anche con l’ucraina, come per la Georgia, la Nato ha previsto un pacchetto specifico di misure di sostegno e cooperazione.
SIRIA, IRAN, IRAQ E AFGHANISTAN
La risoluzione contiene, inoltre, una serie di riferimenti a situazioni geopolitiche che comportano evidenti rischi per la sicurezza globale, sulle quali l’alleanza atlantica continua ad essere impegnata in azioni di monitoraggio, come la penisola coreana, la Siria e l’Iran, o con interventi diretti, come l’Iraq, dove è previsto il lancio di una missione non-combat di training delle forze regolari e di capacity building e l’Afghanistan, dove si conferma l’estensione della missione resolute support fino al 2024.
L’Unione europea viene riconosciuta come partner strategico ed essenziale per la Nato, che riconosce l’importanza di una difesa europea più forte e integrata, sottolineando il contributo dei paesi della Ue non membri della alleanza alla sicurezza comune.
TRUMP
Alla luce dei contenuti della dichiarazione finale, mi sembra evidente che le dichiarazioni del presidente Trump sulla Nato debbano essere considerate come messaggi comunicativi destinati alla propria opinione pubblica in vista delle prossime elezioni di medio termine. anche nella mia missione a Washington della settimana successiva al summit e negli incontri che ho avuto al pentagono, al dipartimento di stato e al congresso non ho certamente rilevato modifiche sostanziali nell’atteggiamento di piena fiducia nell’alleanza atlantica. gli interlocutori hanno, ovviamente, sottolineato l’esigenza che gli alleati europei contribuiscano maggiormente a sostenere i costi della nato, ma ciò in prospettiva di un ulteriore rafforzamento dell’alleanza.
Maggior preoccupazione destano, nell’opinione pubblica americana e negli addetti ai lavori, le aperture del presidente Trump alla russia di Putin. il meeting di Helsinki, le successive dichiarazioni e ritrattazioni da parte di Trump, hanno provocato sconcerto e confusione. a livello di addetti ai lavori, tuttavia, anche queste iniziative sono considerate parte della comunicazione e della propaganda interna del presidente, mentre il congresso resta fermo sulle proprie posizioni, come conferma il voto unanime del Senato (98 a 0) contro l’ipotesi di concedere l’interrogatorio di 12 cittadini americani ai servizi russi.
Anche le recenti dichiarazioni del segretario di stato Pompeo sulla illegittimità della annessione della Crimea da parte della federazione russa, confermano la sostanziale contrarietà americana a qualsiasi apertura a Putin, se questi non comincerà a dimostrare di volere un reale dialogo, a partire dal pieno rispetto degli accordi di Minsk sull’Ucraina.