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Rinnovare la leadership. L’appello di Papa Francesco pensando (anche) all’Italia

“In uno scenario così impegnativo e complesso c’è bisogno di persone e istituzioni che assumano una leadership rinnovata. Non serve il rumore dei proclami, che spesso rimangono vani; non occorre l’antagonismo tra chi gioca a fare il più forte. Abbiamo bisogno di una leadership che aiuti a scoprire e vivere un modo più giusto di stare al mondo come partecipi tutti di un destino comune”. Le parole di papa Francesco rivolte in un messaggio alla III Conferenza internazionale di etica teologica cattolica, a Sarajevo, stavolta sembrano lasciare quasi un sapore di incompletezza, nonostante si inseriscano pienamente, come ovvio, nella tradizionale predicazione del pontefice. A chi si rivolge Bergoglio? Di sicuro a un atteggiamento del cuore, quello del cristiano che ha a che fare con l’impegno nella vita pubblica.

Certo è, però, che le vicende dell’attualità politica offrono numerosi spunti e contesti, a cui si potrebbe pensare che il pontefice faccia indirettamente riferimento. Dalle vicende italiane del governo gialloverde, allo scontro con una parte consistente della Chiesa su questioni come i migranti o i Rom, ai rapporti con l’Unione europea e all’incapacità di conciliarsi a cui spesso si finisce per assistere tra i diversi membri dell’Unione stessa, che sia tra settentrione e meridione o tra oriente e occidente, ad esempio.

Fino, addirittura, al conflitto tra le diverse sensibilità interne alla Chiesa, che trova una dilatazione particolare in Paesi come l’Italia, ma che allo stesso tempo vive una sua rappresentazione in tutta Europa, dalla Francia alla Germania, agli Stati Uniti, all’Africa o in Paesi che vivono momenti tragici come il Cile, con la questione sempre più ampia e traumatizzante della diffusa pedofilia tra i vescovi che da parte loro hanno già rimesso in blocco il mandato a Bergoglio, o infine il Nicaragua, Paese in cui lo scontro della Chiesa con il presidente Daniel Ortega ha portato quest’ultimo a inviare militari e “turbas” all’interno delle Chiese, aggredendo i fedeli, profanando le ostie consacrate e i simboli sacri della fede cristiana.

COME EVOLVONO LE QUESTIONI CHE PIÙ INTERESSANO I CATTOLICI

Tutte vicende di solito intrecciate in maniera diretta al contesto politico locale, ma anche all’atteggiamento della stessa politica su questioni di natura condivisa ma che interessano in primo piano i cattolici, quali le tematiche bioetiche, la presenza del crocifisso nei luoghi pubblici o i rapporti con le altre confessioni religiose. Che evolvono in maniera non sempre immaginabili, anzi.

IL DIBATTITO IN ITALIA SU MATERNITÀ SURROGATA E TRASCRIZIONI

Sui primi due temi, ad esempio, in Italia il dibattito è particolarmente aperto, come dimostra la presa di posizione netta del ministro per la famiglia Lorenzo Fontana sui figli delle coppie gay, con lo stop alle trascrizioni di bambini nati all’estero, e quindi sul divieto alla maternità surrogata e alla fecondazione eterologa, con l’obiettivo di “preservare la dignità della donna e del bambino” altrimenti “ridotti a meri oggetti”. Posizione che ha provocato la replica del sottosegretario grillino con delega alle pari opportunità Vincenzo Spadafora, secondo i più maligni nel ruolo del poliziotto buono, a dimostrazione che l’unica vera opposizione spesso si palesa all’interno dello stesso esecutivo, o al limite, paradossalmente, in soggetti come la Chiesa.

LA POSIZIONE NETTA DI SALVINI SULL’UTERO IN AFFITTO

Ancora più categorico è stato poi lo stesso vice premier Matteo Salvini rispondendo al senatore leghista Simone Pillon durante il question time al Senato. “L’utero in affitto e la compravendita di gameti umani e di bambini sono fattispecie delittuose, sono reati”, ha detto Salvini, aggiungendo che “finché campo e finché sono membro di questo governo l’utero in affitto e i bambini in vendita non esisteranno in Italia come pratica, perché lede i diritti dei bambini, delle mamme e dei papà”.

IL TEMA DEL CROCIFISSO E LA POSIZIONE DEI VESCOVI

Ma è sul tema del crocifisso che oggi il quotidiano dei vescovi Avvenire, dopo che ieri si sono visti deputati di Leu e del Pd sventolare in aula l’ultimo numero del settimanale Famiglia Cristiana con l’attacco diretto al titolare del Viminale, sbandiera in prima pagina l’editoriale del giurista Carlo Cardia, intitolato “un simbolo che unisce”, in cui si sostiene che “probabilmente la polemica terminerà presto” per “la sua inutilità” e “per qualche profilo contraddittorio e rischioso”, visto che la “laicità positiva” della “tradizione italiana” ha “sempre salvaguardato il nostro Paese da polemiche aggressive, e l’ha indotto a scelte inclusive dall’epoca risorgimentale a oggi”.

L’ELEMENTO IDENTITARIO CHE NON PIACE ALLA CEI

Questo perché “può nascere il sospetto, rimbalzato sui primi commenti, che gli obiettivi della proposta siano altri rispetto a quelli enunciati”, continua l’editoriale. Quelli cioè di “un elemento identitario che va ben oltre la previsione normativa, che facilmente si colora di spirito esclusivista”, e che quindi la cosa da “evitare tutti insieme” è “che venga utilizzata la Croce per esibire un orgoglio che divide e rifiutata poi quell’accoglienza ai più deboli e più poveri che invece il Crocifisso rappresenta e chiede di promuovere in ogni tempo e luogo”.

LA VICENDA DEL CROCIFISSO IN GERMANIA

La stessa cosa era successa soltanto pochi mesi fa in Germania, dove il cardinale Reinhard Marx si è schierato come contrario all’affissione dei crocifissi negli uffici pubblici in Baviera, parlando del rischio di “divisione”, “agitazione” e “conflitto”, mentre invece Csu e Afd si sono detti apertamente favorevoli, specialmente attraverso la proposta del cristiano sociale Markus Söder, neo ministro presidente della Baviera, di appenderli in tutti i luoghi pubblici del Land.

L’ATTACCO ALLA CHIESA TEDESCA

Posizione però di certo non condivisa all’unanimità nella Chiesa, visto il commento del nunzio apostolico in Austria Peter Zurbriggen verso i porporati tedeschi: “Sono rattristato e mi vergogno che quando si mostra la croce in un Paese confinante con l’Austria siano proprio i vescovi e i sacerdoti a criticare questa decisione”, ha reagito a caldo l’arcivescovo. “Che vergogna, è inaccettabile”, ha concluso mettendo parecchio pepe alla questione, che tuttavia mette in luce come l’ondata conservatrice sia in realtà ben condivisa a livello europeo e su vari aspetti, compreso quello del rapporto tra religiosità e identità cristiana.

I VESCOVI TEDESCHI COME “UN’ALLEANZA EMPIA DI RINNEGATI”

In seguito a questa vicenda la conferenza episcopale tedesca, già in agitazione al proprio interno sull’accesso alla comunione per i coniugi protestanti sposati con dei cattolici, è stata etichettata dal segretario della Csu nientemeno che “un’alleanza empia di nemici della religione e di rinnegati”.

LE PAROLE DI FRANCESCO ALLA CONFERENZA DI SARAJEVO

Il messaggio diffuso in questa occasione da papa Francesco, invece, è stato reso pubblico nel corso della terza conferenza mondiale di etica teologica, organizzata quest’anno nella città della Bosnia-Erzegovina, dopo le prime due a Padova nel 2006 e a Trento nel 2010. Una “città di ponti”, ha detto Francesco, “carica di valore simbolico per il cammino di riconciliazione e di pacificazione, dopo gli orrori di una guerra recente che tanta sofferenza ha portato alle popolazioni di quella regione”.

LE POSIZIONI DEL PAPA SU FAMIGLIA NATURALE E CROCE NEI LUOGHI PUBBLICI

Bergoglio però in passato non ha mai negato la “minaccia alla famiglia naturale” come una “colonizzazione ideologica più pericolosa di una guerra mondiale”, e il valore della croce come “segno distintivo di chi siamo”. Scagliandosi duramente, durante la via Crucis del 2016, contro “coloro che vogliono toglierti dai luoghi pubblici ed escluderti dalla vita pubblica, nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato”.

GLI ASPETTI DELL’ECOLOGIA E DEI MIGRANTI

E infatti, nel suo messaggio, Francesco si è limitato a parlare, nell’esplicito, solamente di due aspetti. Ovvero di ecologia, la cui sfida, che “non è una tra le tante, ma è l’orizzonte di comprensione dell’etica ecologica e al tempo stesso dell’etica sociale”, “contiene in sé aspetti che possono causare gravi squilibri, non solo sull’asse del rapporto tra l’uomo e la natura, ma anche su quelli delle relazioni tra le generazioni e tra i popoli”. E di migranti, un tema “molto serio” che “provoca una metanoia che riguarda la riflessione etico-teologica, prima ancora di ispirare atteggiamenti pastorali adeguati e prassi politiche responsabili e consapevoli”, ha detto Francesco.

IL CONTRIBUTO DELL’ETICA TEOLOGICA

“Se mi chiedo come possa l’etica teologica offrire il proprio specifico contributo in tal senso, apprezzo l’intuizione che vi proponete di attuare: fare rete tra persone”, ha così offerto una sua risposta il Papa, riferendosi al metodo di lavoro dell’associazione organizzatrice del convegno, la Catholic theological ethics in the Word Church. “Non si tratta certo di uniformare i punti di vista, ma piuttosto di cercare con volontà sincera la convergenza negli intenti, nell’apertura dialogica e nel confronto sulle prospettive”, e “dall’esercizio di tali atteggiamenti trarrete le vostre ispirazioni per analisi penetranti, attente alla complessità del fenomeno umano”, ha così invitato i presenti il Papa.

“IMPARERETE SEMPRE MEGLIO LE FORME DELLA FEDELTÀ ALLA PAROLA DI DIO”

“Imparerete sempre meglio le forme della fedeltà alla Parola di Dio che ci interpella nella storia e della solidarietà con il mondo, sul quale non siete chiamati a emettere giudizi, ma a indicare strade, accompagnare cammini, lenire ferite, sostenere fragilità”. Con la speranza che, delle indicazioni del pontefice, se ne faccia sempre buon uso.


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