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Il successo dei populismi in Italia e in Occidente. Tre ragioni della crisi democratica

Di Sergio Pizzolante
populismo

In Italia, le forze populiste oggi al governo raggiungono il 60% nei sondaggi. Se si aggiungono Fratelli d’Italia e metà Forza Italia si arriva quasi al 70%. Se sommiamo anche un pezzo del Pd, arriviamo a tre italiani su quattro. Per scelta o per istinto, più o meno consapevolmente. È un record in Occidente.

Come dice anche Steve Bannon. Che ha avuto molto peso nel successo di Trump. Per meglio comprendere le dimensioni del fenomeno: in Emilia Romagna, in Toscana e in Umbria, il Centro Destra è maggioranza. Mai successo dopo gli anni 30 e 40. Fuori dall’Italia, i populisti vincono in America, in Austria, ad est Europa, avanzano in Germania, in Francia. È la più grande crisi in Occidente dopo le due grandi guerre. Perché è successo? Alcune spiegazioni. L’Occidente e l’Italia sono corpi che hanno subito molti infarti negli ultimi 30 anni. Tre su tutti.

IL PRIMO

È l’infarto delle attese sulla realtà. Dopo il crollo del Muro di Berlino, si sono affermate due idee fondamentali, dietro l’elaborazione (seppur innocente) della fine della storia, massimo teorico, Fukuyama. L’idea iperliberista secondo la quale il mercato aveva vinto e non aveva bisogno di una politica forte, perché virtuoso in se. L’idea iperprogressista secondo la quale era scoppiata la pace nel mondo e la linea di progresso sarebbe cresciuta in forma retta, senza ostacoli e quindi, via alla globalizzazione larghissima e velocissima, all’Europa larghissima e velocissima, all’Euro a tutte le condizioni e prima possibile. Come sappiamo il mercato è indispensabile ma e’ virtuoso solo se regolato, infatti, in poco tempo siamo passati all’esplosione di nuovi monopoli e alla finanziarizzazione dell’economia che ha, non supportato ma sottomesso l’economia reale e gli Stati. Come sappiamo, il progresso non è stato così lineare. I Paesi democratici dovevano conquistare il mondo lontano è invece quel mondo, con le sue storture, conquista l’Occidente.

Terrorismo, guerre, immigrazione di massa, fondi sovrani, stipendi bassi. Dovevamo esportare ricchezza, abbiamo importato povertà. Come disse Tremonti. I Paesi con governi autoritari si dimostrano più competitivi delle democrazie e, in Occidente, le culture autoritarie e populiste diventano più competitive di quelle democratiche. E la Cina diventa globalista e gli Usa e parte dell’Europa, sovranisti. Il sogno è infranto. Le attese hanno subito un infarto. Ed ogni recupero dalle grandi crisi appare insufficiente, non basta. Per realtà o per la falsificazione della realtà, che alimenta paure. Obama ha prodotto, nel suo ultimo anno, 4.6 milioni di posti di lavoro, crescita robusta e grandi rivalutazioni immobiliari,ma ha vinto Trump. Gentiloni 1.03 milioni di posti di lavoro e più 11% della produzione industriale, ma hanno vinto Salvini e Di Maio. È lo stacco fra realtà e attese. E, nello stesso tempo, fra news e fake news, fra reale e percepito. Non la fine, ma il rovesciamento della Storia.

IL SECONDO

Riguarda tutto l’Occidente, ma c’è un di più tutto italiano. L’infarto del Ceto Medio. Risultato di crisi, troppe tasse, bassi salari. Dal 2008 al 2014, mentre il Pil, la ricchezza, crollava al -2.5%, la pressione fiscale saliva oltre il 43%. Meno ricchezza più tasse. Lo Stato viene percepito come nemico di famiglie e imprese. Doveva sostenersi. Nonostante la crisi. E ha inasprito gli strumenti per il prelievo fiscale. Tutto preventivo e, spesso, coercitivo. Nel 2011, governo Berlusconi, ministro Tremonti, viene approvata la norma sulla inversione dell’onere della prova. Che nessun governo successivo elimina. È il cittadino che deve dimostrare la sua lealtà allo Stato. È lo strumento attraverso il quale lo Stato entra nelle famiglie e le imprese e decide vita e morte. Se ne occupano Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, Magistratura, con mezzi alcune volte troppo rigidi e violenti. Ma la responsabilità, per chi subisce, è della “politica”. Con molte ragioni. Ma anche molte contraddizioni! Perché questo è anche il risultato della somma algebrica fra politica debole e corporazioni forti.

La politica debole non fa le riforme che le corporazioni non vogliono. E spesso sono le corporazioni, il “popolo”,con la gran cassa dei Media, che chiedono l’inasprimento della lotta alla evasione fiscale, degli altri, come soluzione di tutti i mali. I sindacati verso le imprese, le piccole imprese verso le grandi. Perché fare le riforme? Con la lotta alla evasione fiscale( la quale, in realtà, durante la crisi si è ridotta, perché sono scomparsi i margini di profitto) si risolvono tutti i problemi. Finché l’Agenzia delle Entrate va in casa degli altri e non in casa mia. Paradosso. Così la Destra, per l’ansia di dimostrare che combatteva l’evasione fiscale, mette in crisi le Partite Iva.

La Sinistra da una mano e nello stesso tempo non aiuta il lavoro dipendente facendo resistenza ideologica, “per lottare contro il precariato e per i diritti” sulle riforme del mercato del lavoro( il contrario di quanto fatto dai socialisti tedeschi), dei contratti e degli strumenti della produttività. Passaggi fondamentali per aumentare i salari e il lavoro. Risultato, oggi solo il 31% degli italiani sostiene di appartenere al Ceto Medio, 10 anni fa erano il 74%. Il 43% di italiani non si sentono più nell’area del benessere. Per realtà, per paura o per percezione. La curva, più tasse, meno ricchezza, meno salari, ha frantumato il Ceto Medio. Prima il Ceto Medio era L’argine( la maggioranza silenziosa) all’esplodere dei populismi, oggi ne è parte. In un magma che intreccia reale e percezione del reale, paure vere e paure alimentate, esasperate.

TERZO INFARTO

Rottura del rapporto fra racconto e realtà. La fuga di massa dalla realtà. La politica e il Parlamento luoghi del disvalore. Tutto si basa su due assunti: a) l’Italia è il Paese più corrotto al mondo b) l’Italia è il Paese con la più alta evasione fiscale al mondo. È falso! L’Italia è un Paese dove c’è la corruzione e l’evasione fiscale, ma non la più alta al mondo. Emergenze per le quali, da decenni, si invocano e si approvano leggi speciali su tutto. Leggi, strumentazioni di indagini, autorità, agenzie anticorruzione. Che anziché ridurre il male, né aumentano la percezione. Paralizzando e terrorizzando tutti. Tutto si complica, non si curano le patologie ma si ingessa tutto il corpo.

E le patologie crescono in un corpo incapace di reagire alle stesse. Si riducono garanzie, diritti e doveri. Producendo una fuga di massima dalla responsabilità! Uffici pubblici, amministrazioni comunali, ministeri. Naturalmente, nel racconto mediatico che ha creato una stretta relazione con la Pubblica Accusa, l’origine di ogni male è la “politica”, diventata categoria, “mestiere” non qualificato, non etico. Il Fattore M, alleanza fra Magistratura e Media, di cui ha parlato Mauro Calise nel suo libro “La democrazia del leader”. Se il racconto, ovunque, sui giornali, sui social, nelle trasmissioni televisive, nei bar, nelle cene di famiglia, è questo, viene naturale pensare che il male è nel Parlamento, in chi si occupa di politica. Tutto quello che ci succede o quello che non ci succede, siano problemi o desideri non realizzati hanno un responsabile che è fuori di noi. È più comodo. E allora le mezze verità diventano l’alimento della menzogna. E dilaga, ovunque, il magna del verosimile, la competenza del sentito dire. Su economia, politica, salute, grandi opere. Così si passa, si è passati, dalla democrazia rappresentativa alla democrazia giudiziaria. Politica debolissima e burocrazie statali e magistrature fortissime.

CONCLUDENDO

C’è in tutto questo, naturalmente, grande responsabilità delle forze politiche, in Italia e in tutto l’Occidente. Ma non si esce dal populismo, dal rischio Sudamerica, se non si comprendono le dinamiche, tutte! Politiche certo. Ma anche sociali, antropologiche, culturali. Delle persone, delle comunità, dell’educazione, della stampa, della Magistratura, delle burocrazie! E le responsabilità di ognuno. E forse arriveremo a capire che la politica debole, le corporazioni forti, i poteri forti, non ci aiutano a vivere meglio.

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