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Tassa che ti passa. Nella guerra alle fake news l’Inghilterra vuol fare sul serio

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Tempi duri per i social e non solo. Una nuova batosta per Facebook, Youtube e Twitter sembra arrivare dalla Gran Bretagna che attraverso una commissione parlamentare per digitale, cultura e media ha proposto di imporre una tassa alle società di internet per la lotta contro le fake news.

Il provvedimento prevede anche di dotare le società dello status di imprese, una “nuova categoria di impresa”, in modo da non svincolarle da eventuali responsabilità legate alla semplice dicitura di “piattaforme” che ospitano contenuti. La tassa ha l’intento di finanziare dei programmi di apprendimento della cultura digitale.

Nel documento la commissione scrive: “Affrontiamo una crisi dell’uso dei dati su internet e della manipolazione delle nostre informazioni personali” e “in questo mondo digitale in rapida evoluzione il nostro quadro giuridico attuale non è più adatto”.

Molte le audizioni svolte in questi mesi sulle fake news per monitorare l’impatto di esse sulle elezioni nel Regno Unito. Anche il concetto stesso di fake news è stato analizzato perché in effetti un’idea univoca di cosa siano non c’è, anzi addirittura viene utilizzato il termone per definire qualcosa che non è gradito al lettore.

La commissione ha anche rinnovato l’invito a Mark Zuckerberg a comparire per rispondere “a domande a cui Facebook non ha risposto in modo adeguato”. Il numero uno di Facebook era già stato invitato a marzo, ma aveva preferito mandare uno dei suoi vice.

Insomma, l’eco dello scandalo di Cambridge Analytica ancora si fa sentire e non intende scemare. I social, secondo la commissione, devono prendersi la responsabilità dei contenuti che pubblicano, come gli editori. La disinformazione deliberata diffusa ha trovato terreno fertile in queste situazioni poco chiare, che l’Inghilterra sembra fortemente voler combattere perché, spiega la commissione inglese, la democrazia è a rischio ed è il momento di agire.

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