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Ecco cosa nasconde l’ultima uscita di Trump contro il Montenegro e la Nato

Dopo il dietro front sulle interferenze russe, che ha fatto tirare un sospiro di sollievo agli alleati e all’intelligence statunitense, l’uragano Donald Trump torna ad abbattersi sull’Alleanza Atlantica. Tra i brividi finali, il Summit di Bruxelles si era concluso la scorsa settimana con una Nato più forte e coesa, anche grazie alle parole rassicuranti del presidente americano dopo le iniziali frizioni sulla spesa per la difesa. Poi, ecco arrivare a sorpresa (come sempre) la nuova sparata dell’inquilino della Casa Bianca, riferita all’ultimo Paese ad assere entrato nell’Alleanza, il Montenegro. “È uno Stato minuscolo ma con gente forte (…) potrebbe diventare aggressivo e improvvisamente farti ritrovare nella Terza guerra mondiale”, ha detto il presidente nell’intervista rilasciata a Fox News domenica scorsa, prima del vertice di Helsinki con il presidente Vladimir Putin, e trasmessa qualche giorno più tardi.

BOTTA E RISPOSTA

Al giornalista Tucker Carlson, uno dei suoi maggiori sostenitori televisivi, che gli chiedeva perché un americano dovrebbe mandare il figlio a combattere in Montenegro, Trump ha risposto: “Mi sono fatto la stessa domanda”. La dichiarazione ha lasciato tutti di stucco, incontrando la pronta reazione del governo di Podgorica: “Il Montenegro contribuisce alla pace e alla stabilità non solo sul continente europeo, ma a livello mondiale, insieme ai soldati degli Stati Uniti in Afghanistan”. Tra l’altro, la vicenda fa tornare alla memoria il summit informale dei capi di Stato e di governo della Nato, a maggio del 2017, quando Trump spostò malamente il premier montenegrino, Dusko Markovic, per potersi posizionare in prima fila durante la visita al nuovo quartier generale.

L’ATTACCO ALL’ARTICOLO 5

Rispetto a quello “spintone” poco diplomatico, la nuova questione pare rilevante, poiché riguarda non solo il Paese balcanico (che ha fatto il suo ingresso nell’Alleanza a giungo dello scorso anno) ma tutta l’Alleanza, andando a colpire il cuore del Trattato del Nord Atlantico, l’articolo 5, quello del meccanismo di difesa collettiva, quello “che obbliga all’assistenza di un Paese alleato quando viene attaccato”, ha ricordato l’ambasciatore Alessandro Minuto Rizzo, presidente della Nato Defense College Foundation e già vice segretario generale dell’Alleanza. “Il Montenegro è un caso estremo, poiché nessuno lo vuole attaccare”, ha aggiunto il diplomatico a Formiche.net. “Piuttosto, Trump vuole ridicolizzare la Nato e la difesa reciproca fra gli alleati”. Su questo, ha rimarcato Minuto Rizzo, “non c’è da stupirsi, poiché già l’anno scorso aveva criticato l’articolo 5 e, ormai, sappiamo bene che il presidente Usa ritorna sempre sui temi che gli sono cari”. Ma questa nuova uscita avrà un impatto sulla coesione dell’Alleanza? “No. Assolutamente no”, ha chiosato l’ambasciatore.

SE IL CONGRESSO NON È D’ACCORDO

Si è detto d’accordo Paolo Alli, presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato, che abbiamo raggiunto telefonicamente mentre era in visita ufficiale a Washington. “Al Congresso, al Pentagono e al dipartimento di Stato, ho trovato una generale preoccupazione per le ultime sortite del presidente americano, ma anche un clima compatto sulla posizione tradizionale degli Stati Uniti nella Nato”. Lo stesso era d’altronde emerso con chiarezza nell’immediata vigilia del summit di Bruxelles, quando il Senato americano aveva approvato una mozione a sostegno dell’Alleanza con un voto quasi unanime (97 contro 2), giustificato dal timore che il tycoon potesse rompere un rapporto considerato strategicamente vitale.

UN MESSAGGIO AL PROPRIO ELETTORATO

D’altra parte, la sparata sul Montenegro “è una della tante che il presidente intraprende per far capire la sua diversità al proprio elettorato”, anche perché il riferimento all’aggressività dello Stato montenegrino e all’ipotesi che scateni una Terza guerra mondiale “è al di fuori da ogni logica e razionalità”, ha spiegato Alli. Ma considerando che l’intervista è stata rilasciata alla vigilia del bilaterale con Putin, non potrebbe essere un messaggio di rassicurazione a Mosca, preoccupata dall’open door policy della Nato? “In realtà – ci ha risposto il presidente dell’Assemblea parlamentare – credo che tutte le mosse di Trump siano da leggere in chiave interna; anche perché non penso che la Russia abbia bisogno di tali aperture”. In altre parole, “tutte le dichiarazioni del presidente sono da attribuire al tentativo di mostrare all’elettorato di riferimento la propria muscolarità e la logica dell’uomo forte”. Forse, come accaduto per le affermazioni sulle interferenze russe nelle elezioni americane, Trump farà un passo indietro. Certo, ha concluso Alli, le uscite sulle manovre di Mosca, nonostante il successivo dietro front, “hanno provocato reazioni ancora non sanate da parte dell’opinione pubblica americana, unitamente preoccupata e contraria all’apertura alla Russia”.

UN RISCHIO PER L’OPEN DOOR POLICY DELLA NATO?

Ad ogni modo, l’impressione è che la sortita di Trump avrà pochi effetti sull’Alleanza. A inizio giugno, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg aveva incontrato il presidente montenegrino Milo Dukanovic, e lo aveva ringraziato “perché il Montenegro sta dimostrando di essere un alleato molto solido e molto affidabile”. Eppure c’è già chi teme che le parole del presidente americano si allarghino a tutta la politica della porta aperta che la Nato ha da tempo adottato per il proprio allargamento, e che ha rafforzato nel recente Summit di Bruxelles. Il prossimo bersaglio potrebbe essere la Macedonia, che dopo tanti anni ha da poco risolto l’unico ostacolo che restava alla membership nell’Alleanza, e cioè la disputa sul nome con la Grecia. Tra l’altro, come per il Montenegro, anche il dibattito interno in Macedonia è caratterizzato dalle pressioni che arrivano da est. “L’attitudine russa riguardo l’allargamento dell’Alleanza Atlantica è naturalmente ostile”, ci aveva spiegato Stevo Pendarovski, coordinatore nazionale per Skopje per la membership nella Nato. “Ciò è evidente da centinaia di comunicati stampa e dichiarazioni provenienti dal ministero degli Esteri di Mosca. In uno degli ultimi – spiegava Pendarovski – si afferma che l’ingresso della Macedonia nella Nato potrebbero rendere il Paese, in futuro, un legittimo obiettivo nel caso di scontro tra la Russia e l’Alleanza”.

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