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L’Italia per gli Usa è ancora importante. Parla Giulio Sapelli

Conte

Il vertice di oggi conferma per larga parte quello che già sapevamo, gli americani hanno forti interessi nell’Italia. Anche nel periodo obamiano, quando molti dicevano che gli Usa avevano abbandonato l’Europa e l’occidente, questa attenzione nei confronti del nostro Paese non era mai scemata. Pensiamo solo progetto degli Usa per il Golfo, quella che nel gergo giornalistico è conosciuta come la Nato del Golfo, oppure all’impegno statunitense per la stabilizzazione della Siria e del Mashrek. Sono tutte operazioni che hanno bisogno di un punto fermo geopolitico che è l’Italia. Noi abbiamo d’altronde una funzione duplice di alleato storico degli Usa e di mediatori, già dalla Guerra Fredda, non scordiamoci di quando La Pira incontrò Ho Chi Minh. Una funzione quest’ultima che le grandi potenze non hanno e che invece si confà perfettamente al nostro Paese.

Oggi la Guerra Fredda è finita, ma la nostra funzione è ancora quella fungere da ponte tra l’occidente e la Russia, una funzione che Trump non può ignorare e certo non può dismettere, soprattutto nella fase attuale di riavvicinamento tra Mosca e Washington.

Il vero problema critico sarà l’Iran. Lì noi non godiamo di pesi economici consolidati, ma dovremo attrezzarci per svolgere lo stesso ruolo che abbiamo con la Russia. Se dall’incontro di oggi fosse scaturito qualcosa anche a questo proposito sarebbe un gran risultato.

Infine, l’ultima cosa che mi preme sottolineare riguarda la Libia e il Mediterraneo. Credo che presto o tardi gli Usa saranno chiamati alla scelta di appoggiare o noi o i Francesi nell’area, ma ci vorrà tempo. Il ruolo francese in Medioriente è distruttivo, se Trump vuole veramente cambiare la sua politica nella regione rispetto a Obama deve capire che noi italiani siamo gli unici a garantire stabilità, i francesi e gli inglesi no. Abbiamo parlato con i Mubarak, i Gheddafi, abbiamo persino ricucito i rapporti con l’Egitto di al-Sisi, abbiamo buoni rapporti con Israele. Penso dovremo essere ulteriormente incoraggiati a svolgere un ruolo ancora più attivo in Medioriente.


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