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Affogati nella retorica democratica

Nel confronto, gustoso quanto inutile, tra Pasquino e Canfora sulla “democrazia viva o morta”(La Lettura, Corriere della Sera, 19 agosto 2018), non emergono due temi determinanti per capire lo stato di salute delle democrazie moderne. Il primo tema sono le innovazioni scientifiche e tecnologiche; il secondo tema riguarda la de-generazione del “fare politico di casta” che sta svuotando di senso e di significato le democrazie.

Dico subito che non mi interessa l’aspetto formale delle democrazie; c’è, è importante e va fatto funzionare.  Altrettanto, non perdo tempo sul fatto che la democrazia sia stata una grande conquista (lo sappiamo …)  e che essa debba essere continuamente ri-vitalizzata attraverso il senso civico e la partecipazione.

Internet, e il complesso delle innovazioni scientifiche e tecnologiche nel quale siamo immersi (si pensi, solo ad esempio, alle frontiere dell’intelligenza artificiale), cambiano la “natura” della politica e della convivenza umana. Ciò con cui fanno i conti le democrazie è la metamorfosi (non tanto veloce quanto radicale) di cosa significhi, oggi, “essere umani”. E’ in questo dato di fondo che dobbiamo collocare ogni ragionamento sulla organizzazione delle nostre democrazie, su cosa significhino libertà, coesione sociale, giustizia, lavoro, sicurezza. Se i sistemi democratici sono percorsi da crescenti diseguaglianze, cosa ce ne facciamo di perfette regole democratiche ?

Il secondo tema riguarda il passaggio mai realizzato, soprattutto negli ultimi decenni, dal fare all’agire politico. E’ in questo, infatti, che si pone il problema di costruire classi dirigenti degne di questo nome che sappiano mediare le esigenze delle comunità territoriali con la globalità delle sfide planetarie. Il tutto, naturalmente, ben considerando che si pone, davanti ai nostri occhi,  il grande (e grave) problema dello Stato: cosa ne facciamo, infatti, di Stati troppo piccoli per i problemi globali e troppo grandi per i problemi locali ?

In conclusione, ogni ragionamento sulla democrazia andrebbe spostato sulla metamorfosi in atto della sua essenza. Il resto sono questioni tra accademici, parole estive di pochissimo peso.

 

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