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Perché la coalizione di centrodestra non è in discussione

Di Alessandro Cattaneo

La coalizione di centrodestra non è un’opinione, ma una realtà politica, territoriale e amministrativa che ha segnato la storia degli ultimi vent’anni in Italia. È l’unica prospettiva che reputo possibile, nonostante la vicenda della presidenza Rai. Lì si è creato un vulnus di metodo: la nomina del presidente della Rai va condivisa con le opposizioni proprio alla luce del pluralismo che caratterizza il servizio pubblico. Forza Italia non ha mai chiesto o preteso poltrone e mai lo farà, perché spettano di diritto alla maggioranza, ma il nome di Foa è stato imposto all’opposizione e questo, che sembra banalmente un vizio di forma, è profonda sostanza.

Questa diatriba però, da contestualizzare nell’alveo del dibattito politico naturale tra maggioranza e opposizione, non può mettere in alcun modo in discussione una coalizione che rappresenta nell’insieme dei valori e delle proposte che incarna elettorati diversi ma che coesistono.

Si pensi ai territori amministrati dal centrodestra, al di fuori da questa parentesi nazionale giallo-verde che durerà il tempo di razionalizzare le profonde divergenze in politica economica: a livello locale e regionale siamo uniti e realtà vincente, senza bisogno di contratti, senza bisogno di compromessi elettorali, perché abbiamo semplicemente una visione comune di come si governa il territorio con un quadro valoriale di riferimento condiviso e che mira al bene comune.

Pensiamo alle regioni che amministriamo insieme come la Lombardia con Fontana, la Liguria con Toti, il Veneto con Zaia, il Friuli con Fedriga. O a comuni importanti come Monza, Genova, Pisa… In sostanza best practices che fanno scuola di buona politica. E questa è una realtà, che ribadisco, non può essere messa in discussione. La Lega vuole guidare una coalizione o vuole solo rafforzare il proprio partito? Sono due mestieri diversi. E politicamente una riflessione più profonda va fatta.

Due perplessità e una speranza. I dubbi che mi pongo se osservo la coalizione di centrodestra da un’ottica nazionale e non locale sono in primis le divergenze tra Lega e M5S su quali siano le politiche economiche, infrastrutturali e di crescita del Paese. Perché al netto del tema immigrazione, i cittadini chiedono risposte su lavoro e tasse, ricordiamo sottovoce che i 5stelle al Sud hanno preso una valanga di voti promettendo il reddito di cittadinanza appunto. E questo mi fa fare un passo ulteriore nel ragionamento: la Lega è d’accordo nel creare più debito pubblico per finanziare una forma di assistenzialismo (soprattutto in meridione) che non crea lavoro? La Lega è d’accordo con un decreto dignità (la cui analisi meriterebbe un articolo a parte) che irrigidisce il mercato del lavoro, crea disoccupazione, penalizza le imprese, i giovani? La Lega è d’accordo con la visione anti vaccini del Movimento 5 stelle? E così via passando per Tav, Tap, Ilva, grandi opere. Sono divergenze sostanziali, è un’idea di Paese opposta alla nostra. E qui la seconda perplessità: la nostra visione di sviluppo e crescita del Paese passa per il programma che abbiamo condiviso e per il quale Salvini e la Lega si ritrovano a governare. Questo passaggio, nel merito delle questioni, dei provvedimenti che presentano in Parlamento, dei valori che spingono a una riforma piuttosto che a un’altra non è secondario. È dirimente.

E allora si esca dalla logica che permette di dire tutto e il contrario di tutto. Usciamo dalla propaganda, guardiamo alla sostanza delle cose. Deve tornare il tempo dei contenuti, della competenza, dei valori che rappresentano un elettorato che ci chiede di ripartire. Noi siamo quelli che pensano che uno non vale sempre uno come ritengono i grillini; quelli che pensano che nella società esistano i capaci e gli incapaci, i competenti e gli impreparati, gli onesti e i disonesti. Noi siamo quelli che ritengono che ci siano dei diritti che devono essere garantiti a tutti, ma che ci siano anche e sempre dei doveri affianco a questi diritti. E siamo consapevoli che in Italia esiste ed esiterà ancora un elettorato profondamente convinto che questa visione della società è quella giusta e quella che può davvero garantire ad un paese di crescere.

E qui la mia speranza: Forza Italia è stata e continua ad essere il bacino politico che racchiude valori per noi indiscutibili, ma è ormai indifferibile un vero rinnovamento , una profonda rigenerazione. Bisogna proseguire, insistere e accelerare sulla strada tracciata. È urgente.

Sono convinto che l’alleanza di centrodestra reggerà, perché quella sulla Rai (fisiologica dialettica interna tra maggioranza e opposizione) è una parentesi temporanea. Sui contenuti siamo allineati… E noi di certo rimaniamo fedeli al programma presentato il 4 marzo.

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