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Davanti a una forza inarrestabile è vana la frenesia disordinata

Il titolo di questa riflessione è una frase di Bauman tratta da “L’ultima lezione” (Bari-Roma, 2018, pag. 9).

Il mondo a-politico, che è il nostro mondo nel quale abbiamo rinunciato alla politica, scatena in continuo forze inarrestabili. Noi esseri umani, anziché prendere atto che i nostri Paradigmi Ordinatori si sono rivelati inadeguati a comprendere la realtà che abbiamo di fronte, insistiamo a voler classificare, misurare, ordinare i processi storici. Esasperiamo l’idea di sicurezza fino a renderla irrealizzabile e condizione per la cancellazione della libertà sostanziale. Il sonno della politica, attraverso la esasperazione del “fare di casta” e la negazione dell’ “agire”, ci porta a modellizzare ogni cosa, come se il nostro futuro fosse una “società algoritmica”, chiaramente totalitaria. Perché, se le esperienze totalitarie del ‘900 non torneranno più, l’idea totalitaria è viva e gode di ottima salute.

La “frenesia disordinata” di cui scrive Bauman è tipica di chi non ha visione, di chi vuole svuotare il mare con un cucchiaio, di chi è prigioniero dei propri auto-inganni che, in una espressione, si chiamano “esasperazione delle certezze”. Come possiamo agire politicamente se non percorriamo l’incerto, se non abbiamo l’umiltà di conoscere, con-naitre, rinascere nella realtà che evolve ?

E invece noi pensiamo che lo sviluppo sia tutto nei modellini degli economisti, tradendo le straordinarie lezioni, tra gli altri, di Marshall e di Keynes; pensiamo che le metamorfosi della società globale siano spiegabili in qualche grafico ben fatto; ci convinciamo che alle diseguaglianze si possa rispondere con una legge di bilancio più “tarata” sulla solidarietà.

E’ tutto da ripensare, nella cultura dell’incertezza, a cominciare dalla formazione: l’accademia, in troppi casi, parla a sé stessa e si rincorre e gli intellettuali, come ho già scritto, tutto fanno tranne che occuparsi progettualmente di realtà. Esistiamo immersi nella frenesia incontrollata della ricerca di un potere – certo, chiaro e immediatamente comprensibile – che non tornerà più; il mondo continua a cambiare, inesorabilmente e imprevedibilmente, mentre il nostro pensiero è ancora attaccato, disparatamente in difensiva, alla linearità e alla causalità.

 

 

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