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Perché a Genova uno Stato vendicativo può solo peggiorare la situazione

Secondo i dati pubblicati dal Sole 24 Ore la Società Autostrade ha incassato nel periodo 2001- 2017 43,7 miliardi di euro. Di questi lo Stato italiano ne ha incassati 9 fra tasse e oneri concessori e gli azionisti 2. In 17 anni. Meno del 5% sul fatturato. Lo Stato 4 volte più degli azionisti.

Certo un’ eventuale nazionalizzazione consentirebbe teoricamente di appropriarsi anche dei 2 miliardi di utili. Sempre che, invece, non prevalga la tesi Grillo. Autostrade gratis per tutti e addio a tasse, oneri di concessione e utili. Inoltre dei 43 miliardi di ricavi ben 7,3 sono andati al servizio del debito. Con le autostrade gratis questo diventerebbe insieme ai 6,8 miliardi di costo del lavoro ai 13,6 di investimenti e ai 5 di manutenzioni un costo da sopportare. Complessivamente 41 miliardi fra mancati ricavi e costi da mettere in capo al bilancio dello Stato. A cui vanno aggiunti i rimborsi dovuti per il valore residuo della concessione presente e futuro. Un conto probabilmente di qualche altra decina di miliardi.

E infine lo Stato sarebbe costretto non solo a pagare gli oneri sul debito, ma anche a consolidare nel proprio bilancio il debito della società.
E comunque anche nel caso probabile che non prevalesse la tesi Grillo rimarrebbe l’incertezza dei 2 miliardi di utili a fronte, oggi, della certezza delle tasse e degli oneri incassati. È evidente infatti che con una gestione pubblica avremmo una maggiore pressione sia sul lato dei ricavi (livello delle tariffe) sia sul lato dei costi (salari e appalti esterni).

Ma la domanda successiva è se un’eventuale nazionalizzazione potrebbe migliorare la situazione da due punti di vista. Quello dell’efficienza e quello regolatorio.

Sul primo ognuno ha le sue idee. Personalmente non ho dubbi sul fatto che tutte le aziende privatizzate nel passato siano oggi molto più efficienti e in linea con i migliori standard internazionali. Al netto degli errori fatti e di qualche ingordigia di troppo. Ma solo chi non ha vissuto i migliori anni delle aziende pubbliche può rimpiangere gli sprechi e i costi assurdi di quell’epoca. Fino al gravissimo incidente di pochi giorni fa le autostrade italiane non avevano nulla da invidiare a quelle di altri Paesi e anzi in alcuni campi e tecnologie addirittura si trovavano in posizione d’avanguardia.

Ancora più netta la mia posizione per quanto riguarda l’ assetto regolatorio. Le autostrade sono come molte altre reti (gas, elettricità, acqua, ecc. ) sono un monopolio naturale. La concorrenza è possibile solo sulla rete e non fra reti diverse, come invece avviene in grande parte per le telecomunicazioni, soprattutto nell’area della telefonia mobile.

Il regime concessorio è da questo punto di vista l’assetto migliore per garantire l’assenza di abusi. La rete rimane di proprietà pubblica, lo Stato fissa le tariffe e i meccanismi del loro adeguamento, stabilisce i livelli di servizio e i criteri di sicurezza. Vigila, controlla e, nel caso, sanziona e punisce.
Ma, dicono i critici, lo Stato non fa bene il suo mestiere, si fa imprigionare dal concessionario e talvolta corrompere. Giusto. Immaginate quindi quale potrebbe essere la situazione qualora controllante e controllato coincidessero. Come avverrebbe se la proprietà fosse pubblica. Perché dovrebbe migliorare? Casomai il contrario, come spesso è stato nei decenni prima degli anni ‘90.

Il dramma accaduto con il crollo del ponte a Genova può essere l’ occasione per rivedere razionalmente cosa non ha funzionato, sia dal lato del concedente che aveva l’obbligo di vigilare sia dal lato del concessionario, che era tenuto a manutenere e prevenire.

Ma farsi imprigionare dalla demagogia o dai desideri di vendetta può solo peggiorare la situazione.

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