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Il j’accuse di Viganò a Francesco scuote gli Usa. Ecco l’editoriale del Washington Post

papa

“Sarà vero?”. Questa è la domanda che ci si ripete tra i giovani cattolici. Per quanto difficile e pericolosa, i credenti vogliono sapere la verità che riguardano le accuse dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò contro Papa Francesco. Strumenti per una verifica ci sono.

Sulle pagine del quotidiano americano The Washington Post, l’editorialista Elizabeth Bruenig racconta come è stata inondata da lettere e messaggi di giovani credenti che esigono si faccia luce sull’oscura vicenda. Secondo lei, ci sono molti elementi (anche nei rapporti personali tra Francesco e Viganò) che suggeriscono “uno sforzo conservativo coordinato contro il Papa”.

Chi accusa – così come chi si vuole difendere – potrebbe presentare prove di quanto detto. La giovane credente insiste che l’affermazione che Papa Francesco abbia revocato le sanzioni poste contro McCarrick da Papa Benedetto XVI è perfettamente verificabile: basta presentare le carte con le indicazioni di questa misura. Nessuno però, ad ora, l’ha fatto. “Meritano – meritiamo – una risposta – ha scritto l’editorialista -. Non importa quanto imbarazzante o dolorosa o dannosa possa essere la verità per innumerevoli membri della gerarchia”.

Bruenig sostiene che per la stesura della lettera accusatoria sia stato consultato l’avvocato americano Timothy Busch (qui l’articolo di Formiche.net). Ricorda anche che il suo think tank, The Napa Institute, organizza una conferenza in programma il mese prossimo sulla “Pulizia profonda e autentica della vita americana cattolica”.

“Prelati, per favore, ascoltate una donna che ha partorito – scrive Bruenig – il vero amore richiede sacrificio. Ci sono alcuni tra voi che sanno la verità. Dirlo ora farà male, non importa di cosa si tratta. Ma è l’unica cosa amorevole che si puoi fare”.



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