Nazionalizzare, che bello. Il modello venezuelano emerso come postura del governo gialloverde trova una nuova cornice ideologica nelle parole di Beppe Grillo che, per spiegare come lui sia della sinistra vera al contrario di quella finta del Pd, fa il caso degli espropri proletari 4.0. A quella sinistra “che oggi ci rompe il cazzo contro le nazionalizzazioni” il fondatore del Movimento 5 Stelle risponde spiegando che “invece noi vogliamo riprendere in mano settori centrali del nostro Paese come anche le telecomunicazioni”.
Si riferisce alle tv, a Berlusconi, Cairo o Murdoch? O si riferisce alle compagnie telefoniche, a Tim, Vodafone o ai cinesi di WindTre? Difficile interpretare le parole di un comico leader del primo partito italiano alla guida del Paese. Di certo non sono affermazioni che possono entusiasmare gli investitori esteri, o i risparmiatori italiani in grado di saper leggere e scrivere. Per lo stesso ministro dell’economia, Giovanni Tria, presentarsi a Pechino con queste premesse non è un buon viatico. I cinesi chiederanno conto del loro investimento in Atlantia (il 5% acquisito dalla loro Silk Road) e la prospettiva di fare affari con giovani emuli di Chavez non sarà molto allettante. Soprattutto considerando la vocazione globalista e pro-business di Xi, vero leader di Davos.
A questo si aggiungono le analisi e report di agenzie di rating e istituzioni finanziarie le più diverse. Il Senior European Economist and Strategist di Schroders ha rilasciato una nota che non lascia adito a dubbi. La proponiamo per come è scritta: “La Banca Centrale Europea sta monitorando due rischi cruciali: il primo riguarda l’impatto che il peggioramento dello scenario esterno avrà sull’economia dell’Eurozona, mentre il secondo è rappresentato dalla situazione politica in Italia. Il Governo italiano formulerà una proposta di legge di bilancio nei prossimi mesi, che sembrerebbe orientata verso un ridotto pacchetto di stimoli fiscali. Tuttavia, esiste il rischio che il Governo populista intraprenda una battaglia contro la Commissione Europea. Questa seconda eventualità potrebbe innescare quello che abbiamo ipotizzato come lo ‘Scenario di una crisi del debito italiano’. Questo esercizio teorico prevede un drastico aumento dei rendimenti dei Titoli di Stato dell’Italia, con il conseguente allargamento dello spread e il deprezzamento dell’euro. Anche la crescita dell’Eurozona verrebbe danneggiata seriamente in questo scenario. Una situazione simile potrebbe essere risolta solo con il ripristino da parte della BCE del QE e l’insediamento di un Primo Ministro tecnico”.
Parole pesanti ma scritte non da un complottista o da un agit prop dell’opposizione a Salvini e Di Maio. Sono la fredda analisi di chi guarda numeri e tendenze e vede nel rischio Italia una delle minacce maggiori alla stabilità e alla crescita europea e che indica chiaramente l’opzione di un cambio di governo. Nel frattempo, allegramente, facciamo ridere negli spettacoli parlando di nazionalizzazioni. La profezia di Giancarlo Giorgetti si prepara ad essere realizzata ma non sarà una speculazione esterna ma la volontà incredibile di autoaffondare il Paese per dimostrare la propria “alterità” dal sistema. Complimenti.