Dal caso Russiagate arrivano nove giganteschi file excel. Li ha pubblicati il sito americano FiveThirthyEight.com, che rivela come l’Internet Research Agency di San Pietroburgo, attraverso circa 3 milioni di tweet, potrebbe effettivamente avere influenzato il risultato delle presidenziali americane del 2016. Ciò che risulta difficile da stabilire è la dimensione di questa innegabile azione di influenza sull’elettorato americano, come ha peraltro già evidenziato l’apposita Commissione istituita dal Congresso.
IL COINVOLGIMENTO DELL’ITALIA
Dai milioni di dati diffusi, un rivolo, appena 1500 tweet, tocca anche l’Italia. Poca cosa rispetto a quanto avvenuto oltre Atlantico, ma indica comunque come il nostro Paese non sia stato completamente ignorato. Infatti, nella fabbrica dei troll, come è stata definita dall’intelligence americana la sede dell’agenzia di San Pietroburgo vicina agli ambienti governativi russi, sono risultati attivi anche dei troll che gestivano account Twitter rivolti agli internauti italiani relativamente alle elezioni politiche del 4 marzo 2018. I tweet avevano come oggetto temi cari alle forze politiche che hanno poi vinto le le elezioni, M5S e Lega, e che spaziavano dal consenso a Matteo Salvini ad argomenti contro l’immigrazione e le sanzioni alla Russia. Questi account hanno registrato un basso numero di follower e l’attività d’influenza si è manifestata perlopiù nel rilanciare tweet o articoli di giornale.
In una mia riflessione precedente pubblicata lo scorso settembre, evidenziavo il problema dei prevedibili condizionamenti stranieri sulle consultazioni elettorali europee, come quelle tedesche prima e italiane poi. Pertanto, sottolineavo l’opportunità di istituire, presso il ministero dell’Interno, un gruppo permanente e multidisciplinare di esperti per il monitoraggio costante del web, al fine di impedire o limitare ingerenze e fake news.
EFFETTO DOMINO
In queste ore la task force italiana, che oggi è attiva nell’ambito dei nostri Servizi d’intelligence, sta lavorando al caso, riscontrando che, nonostante gli utenti che seguivano le notizie fossero pochi, questi tweet venivano però a loro volta rilanciati da account vicini a M5S e Lega che invece presentano un numero elevato di follower. In questo modo si è generato un effetto domino, determinando una certa influenza sull’opinione pubblica vicina ai movimenti, confermando le loro opinioni su temi come, per esempio, l’immigrazione o i vaccini.
CHE COSA PORTA A MOSCA
Il metodo per influenzare l’elettorato appare tipico della celebre tradizione russa della disinformazione. Addirittura Francesco Cossiga, inaugurando la prima edizione del master in intelligence dell’Università della Calabria nel 2007 riteneva il Kgb il suggeritore occulto di tanti presunti scandali nazionali.
I PERICOLI DELLA DISINFORMAZIONE
Attualmente, la geopolitica non solo è fortemente condizionata da attori non statali, dall’economia finanziaria alla criminalità, ma anche dall’azione di hacker, dietro ai quali si possono spesso celare governi ostili. La guerra sul piano della disinformazione è più pericolosa e più potente di qualsiasi altro tipo di conflitto commerciale e culturale. Siamo infatti difronte a una guerra non dichiarata e silenziosa, subdola e difficile da identificare, poiché ci siamo completamente immersi tanto che i soldati di queste battaglie siamo tutti noi.
COME SI VIENE MANIPOLATI
Non a caso, è elevatissimo il rischio di manipolazione sui temi del dibattito politico che viene rivolto a un’opinione pubblica che presenta in misura sempre più rilevante quote elevatissime di analfabeti funzionali, che quindi non sono in grado di comprendere in modo razionale e si affidano ai comportamenti emotivi. Temi che, per una serie diversa di ragioni, i cittadini avvertono oggi in modo particolare, come l’immigrazione, la difesa militare, i vaccini, l’uscita dall’euro, si prestano ad essere manipolati. E non a caso sono gli argomenti prevalenti diffusi dai troll.
PREVENIRE E CONTRASTARE
Per tale motivo potrebbe essere utile ribadire l’importanza della prevenzione e del contrasto alla minaccia cyber come parte decisiva della strategia di sicurezza nazionale del Paese da portare avanti in cooperazione con i Paesi non solo dell’Ue ma anche della Nato.