Tra poche ore disco verde alla trattativa finale per l’accordo tra sindacati ed azienda sul futuro dell’Ilva. Tutto lascia presupporre che andrà a buon fine. Infatti, l’Avvocatura generale dello Stato ha inviato al ministero dello Sviluppo Economico il parere richiesto dal ministro Luigi Di Maio.
Nel testo in questione risulta di fatto che c’erano anomalie, ma non si sostanziano in un interesse pubblico tale da procedere all’annullamento dell’iter. Quindi,occorrerà decidere per le sorti del gruppo siderurgico italiano entro il prossimo 15 settembre che è la data fino a cui l’Ilva ha ancora soldi in cassa ed Arcelor Mittal, attraverso la controllata Am InvestCo Italy, rimane la società titolata per assicurare questa prospettiva.
I nodi da sciogliete sono noti: prima di tutto, quello occupazionale, il più complicato. Questa mattina in un’intervista a La Repubblica, la numero uno della Fiom-Cgil, Francesca Re David, ha invitato Di Maio “a chiedere all’azienda di cambiare posizione, noi ci siamo spinti fin dove potevamo”.
Nei prossimi giorni dovrebbe realizzarsi il “vis à vis” tra i sindacati ed il management dei potenziali acquirenti. Circola da ore l’indiscrezione che il colosso dell’acciaio pronto a subentrare nella gestione dell’Ilva sia disponibile ad aumentare il numero dei lavoratori presi in carico rispetto ai 10mila garantiti finora, anche se dovrà rivedere al ribasso il costo del lavoro per singolo riassunto tenendo così invariato l’ammontare totale. Ma si tratta di un tema che caratterizzerà la trattativa finale che deve ancora partire. Tempo al tempo.