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L’Europa a luci spente

“Se il compito della sfera pubblica è gettare luce sugli affari degli uomini in modo da creare uno spazio di immaginazione in cui gli uomini possano mostrare con le loro parole e con le loro azioni, nel bene e nel male, la loro natura, il buio si verifica quando queste luci vengono spente a causa della crisi di fiducia, dell’invisibilità del potere, del discorso che, anziché rivelare le cose, le nasconde”.

In tempi di negazione dello spazio pubblico, queste parole di Hannah Arendt acquistano un’attualità straordinaria. Oggi, a ben guardare, il potere è talmente illuminato e disperso da impedirci di vederlo. Se qualcuno dovesse domandare: chi comanda nel mondo di oggi ?, la risposta non sarebbe così semplice. Tutte le nostre ansie da “ordine globale” sono ormai merce del secolo passato; è inutile ricercare qualcosa che non tornerà più. Tutto, oggi, è talmente evidente da impedirci di comprenderlo. La parte del leone la fanno le innovazioni scientifico-tecnologiche che, più di ogni altra cosa, incidono pesantemente sul senso stesso dell’umano e sulla organizzazione della convivenza nei diversi ambiti; è d’obbligo domandarsi “cosa diventiamo ?”, tanto quanto cosa sarà dei nostri Stati e delle nostre democrazie. Dove vivrà, se vivrà, lo spazio pubblico ? L’impressione di chi scrive è che abbiamo buttato, troppo, il cuore oltre l’ostacolo.

L’Europa ne è un esempio evidente. Possibile prospettiva storica di democrazia sovranazionale, l’Europa è diventata terreno di un allargamento a Est senza visione, dimenticato il Mediterraneo. C’è un potere europeo ? C’è un’Europa politica che accenda le proprie luci sul palcoscenico della storia ? Mentre il mondo evolve, l’Europa si caratterizza per essere il laboratorio storico dello scontro tra globalisti e sovranisti; un’amara soddisfazione, mi si consenta, viste le visioni strategiche dei Padri Fondatori.

Da “intellettuale pubblico”, della conoscenza, sono interessato a ri-pensare una geo-filosofia dell’Europa.

 



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