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Il pressing del M5S su Salvini. Soluzione in vista per il caso Diciotti

La politica di Luigi Di Maio si fonda su due pilastri: mantenere stabile e ferma l’alleanza con la Lega e non contraddire le spinte della base del Movimento 5 Stelle.

Sull’altare del primo totem ha difeso il collega vice premier Matteo Salvini e autorizzato Casalino a vergare la nota con cui ieri il presidente del Consiglio Conte ha protestato fermamente con l’Unione europea.
Ha persino consentito la dura reprimenda del leader della Lega contro le esternazioni del presidente della Camera Roberto Fico.

Nella rete però qualcosa, anzi molto, si è mosso. A furia di tirare la corda sulla questione nave Diciotti il filo con la opinione pubblica si è spezzato e gli algoritmi cari al M5S devono averlo colto. La tragedia umanitaria del porto di Catania e lo sciopero della fame e gli sbarchi dovuti alle precarie condizioni sanitarie – 11 donne e 5 uomini di cui 2 con sospetta tubercolosi – ha reso chiaro ai grillini che non è possibile sostenere a lungo questa crisi.

È quindi iniziato un forzing particolarmente robusto su Salvini. Diversi ministri pentastellati come Toninelli, Trenta e Bonafede (ministro della giustizia) hanno riportato al loro leader le opinioni dei loro ministeri, spiegando che sull’altare della Lega si è sacrificato molto ma non si può sacrificare tutto. Pena conseguenze gravi nei rapporti con i militari, la Guardia costiera e il mondo giudiziario.

A completare “l’accerchiamento” anche le opinioni di personalità vicine al Movimento (da giornalisti a influencer). Il risultato è stato un forcing collettivo alla componente 5 Stelle del governo per lavorare a una soluzione positiva sul caso Diciotti.
Anche Salvini, dicono dai piani alti del Movimento, sa che è arrivato al limite e a breve, confida un ministro dei 5 Stelle che conta, il titolare del Viminale sbloccherà la situazione.

E Di Maio potrà tirare un sospiro di sollievo.


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