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Se il nazionalismo di Salvini è al servizio di Orban

In pochi sanno che la Lega (ex Nord) è il partito più vecchio del panorama politico italiano. Pensate, sul fenomeno esistono articoli, riflessioni e studi, già nei primi anni novanta. Roberto Biorcio, professore di sociologia dei processi politici all’Università Bicocca, è forse uno dei massimi esperti del fenomeno “Lega” e ne scrive già dal 1993.

La Lega nasce come partito regionalista, secessionista e dunque anti-italiano. Credo non ci sia bisogno di riportare le innumerevoli sparate di Bossi contro il tricolore, su Roma ladrona, salvo poi intascarsi lauti stipendi da deputato e senatore e l’aver governato con Berlusconi a livello nazionale e locale praticamente ininterrottamente dal 1994 in poi. Con le parentesi che sappiamo.

Salvini, che è un politico di lungo corso, per nulla nuovo, in quel mondo ci ha sguazzato ed essere anti-italiano è nel suo DNA politico. Oggi fa il nazionalista. Ha cambiato pelle al partito, in teoria, e se un tempo il nemico erano i meridionali, o meglio noti nel loro gergho gretto “i terroni”, oggi sono i “clandestini” (fattispecie inventata dalla Lega al governo con le sue disastrose politiche migratorie) e i “migranti”. La causa di tutti i mali è sempre altrove.

Poco importa che ci siano la corruzione, le mafie, i traffici, l’illegalità diffusa, da nord a sud, un tessuto economico-produttivo traballante e uno stato debole e un’evasione fiscale alle stelle. No, questi, evidentemente per Salvini and Co. sono problemi di secondo ordine. Meglio concentrarci sui migranti.

La retorica salviniana dell’invasione è una balla stratosferica. Basta avere la voglia di guardare i  numeri per vedere che già nel 2016 gli arrivi erano crollati verticalmente. Nel 2017 si assiste a un ulteriore calo. Ed oggi, i numeri sono irrisori.  Specie se paragonati a quelli della Germania o dei paesi scandinavi.

Ma a chi importa la verità? A chi importa di sapere quali sono i dati reali? A chi? A me, per esempio! E allora vi suggerisco di andare a leggere questo articolo su Telegraph. C’è un grafico molto ben fatto e chiaro.

In tutto questo, sfugge ai più un altro fatto. Il trattato di Dublino II fu approvato nel 2003 e al Governo c’erano, indovinate un po’, la Lega Nord con Berlusconi. E qualcuno ha pure il coraggio di dire: “ma Salvini non c’era!” C’era eccome. Nel 2004 è nel Parlamento Europeo per la prima volta, mentre negli anni prima era già personaggio di spicco nel partito, al Nord, ovviamente. Comunque, poco importa, perché all’occasione di modificare il trattato nel 2017, la Lega si è astenuta.

Una testimonianza dell’assenza della Lega alle riunioni in Parlamento viene da Elly Schlein, che è stata referente per la modifica del trattato di Dublino. Pensate: c’era la possibilità di eliminare la clausola che prevede l’obbligo di richiesta d’Asilo nel paese di primo approdo. La Lega non vota. A chi ha fatto un grande favore? Ma ovvio, a Orban, all’Austria e ai paesi di Visegrad come vengono chiamati. Tutti nazionalisti più nazionalisti dei finti nazionalisti. E Salvini sembra aver accettato di buon gusto di chinare il capo davanti agli ungheresi.

Un paese, l’Ungheria, che sputa veleno contro l’Unione Europea ad ogni piè sospinto, ma che senz ai fondi UE non andrebbe molto lontano: prende 4,5 miliardi di euro a fronte di poco più di 900 milione dati. Non male fare i nazionalisti coi soldi degli altri, i nostri. Che dite? E Salvini tuona contro chi? Non contro l’Ungheria che prende i fondi, ma non vuole responsabilità nella ripartizione dei migranti.

Salvini è anti-italiano per formazione politica. E lo dimostra. Forse sogna l’impego austro-ungarico e l’Italia come nuova colonia o succursale dell’Ungheria, chissà. Certo è che non ha fatto, non fa e non farà gli interessi del nostro Paese e men che mai delle italiane e degli italiani. Quando se ne renderanno conto, forse, qualche cosa cambierà.

 

 

 

 


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