Il settore delle infrastrutture nel mondo sta vivendo una fase di grande espansione; la crescita della popolazione, la crescita del reddito disponibile e dei flussi turistici e, soprattutto, l’urbanizzazione crescente. Presto il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città, rendono il mercato delle infrastrutture e dei servizi a esso collegato, sempre più vasto. Un numero crescente di persone si sta spostando verso le città e attorno alle città, incrementando notevolmente la richiesta di nuove opere infrastrutturali. Ogni giorno oltre 200 milioni di persone si spostano da contesti extraurbani a contesti cittadini (dati World economic forum) e, secondo The Boston consulting group, questa trasformazione è responsabile di almeno due terzi della crescita del Pil mondiale.
Il trend, ormai consolidato, genera così due dinamiche: la necessità di aumentare e migliorare gli spostamenti delle persone all’interno della città attraverso la costruzione, ad esempio, di nuove metropolitane e, non da meno, il bisogno di collegare le grandi città fra loro relativamente vicine. Basti pensare, ad esempio, alla costruzione avviata in Cina di un tunnel sottomarino lungo 120 chilometri per collegare le città di dalian e Yantai. Con il tempo, peraltro, le infrastrutture diverranno sempre più complesse: metropolitane, lunghe gallerie, grandi ponti e dighe. Un ruolo sempre maggiore sarà svolto dalla componente soft, cioè da quegli elementi che rendono una struttura intelligente ed in grado di interagire in maniera dinamica con il traffico che genera. La smart city del futuro impone intelligenza diffusa in tutti i sistemi di trasporto. Malgrado queste dinamiche però, guardando i dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd), emerge come la produttività, nel settore delle infrastrutture, rispetto a molti altri nell’ambito manifatturiero, sia cresciuta meno negli ultimi anni.
Inoltre, resta ancora molto limitato il tasso di innovazione reale del settore infrastrutture e costruzioni. Studi di settore mostrano come il comparto delle infrastrutture sia agli ultimi posti per penetrazione del mondo digitale. Per tale ragione, i player e gli attori di settore che riusciranno a sfruttare tecnologia e innovazione saranno senza dubbio i vincitori nella gara globale per i grandi progetti. Nell’ambito del settore dell’Ingegneria civile vi è un ampio dibattito anche sulle nuove tecniche di costruzione. Oggi, ad esempio, si iniziano a costruire intere case in 3d printing. Probabilmente questo non riguarderà direttamente i Paesi industrializzati, ma apre sicuramente nuove prospettive per le nazioni in via di sviluppo che vedono ancora una forte crescita demografica. Le stampanti 3d, diversamente dalle persone, possono funzionare 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana, garantendo così la possibilità di accelerare processi di costruzione a costi molto contenuti.
Sono molti gli operatori che stanno investendo in queste tecnologie. Lo stesso vale per l’utilizzo dell’augmented reality, che consente di controllare dai propri dispositivi tecnologici lo stato degli impianti di costruzione, o del cloud e del real time collaboration, che consentono invece la gestione condivisa dei cantieri anche a chilometri e chilometri di distanza. Infine, larga applicazione trovano i big data, che permettono non solo di monitorare l’avanzamento dei lavori, ma anche di effettuare in tempo reale un check dei costi, assicurando l’accesso agli storici di tutte le opere. Questi strumenti digitali diventeranno presto fondamentali anche per la realizzazione delle costruzioni più complesse e delle grandi opere, garantendo produttività, affidabilità, migliore qualità e tempistica più celere.
Chi sarà in grado di farlo per primo ne avrà sicuramente un vantaggio competitivo. Questa trasformazione avrà conseguenze positive anche sull’occupazione. Cambieranno sicuramente il tipo di competenze e di persone di cui ci sarà bisogno, ma questo non inciderà negativamente sul mercato del lavoro. due anni fa The Boston consulting group ha realizzato uno studio in Germania, dimostrando che entro il 2025 l’innovazione tecnologica causerà la perdita di 600mila posti di lavoro nel settore manifatturiero, ma ne creerà circa 1 milione, per un saldo positivo di 400mila posti nell’Industry 4.0. Alcuni lavori senza dubbio spariranno, ma un Paese come l’Italia saprà sicuramente cavalcare questo cambiamento. Un piano infrastrutturale composito e improntato sul futuro, al di là degli impatti immediati, saprà sicuramente fare da volàno per la crescita, mettendo in moto nuove aspettative e nuove energie.
(Articolo pubblicato sul numero 137 di Formiche)