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Operazione kamikaze, così Salvini vuole la crisi di governo (sulla finanziaria)

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Nonostante gli sforzi di Luigi Di Maio, è Matteo Salvini il dominus di questa stagione politica. È lui a dettare l’agenda del dibattito politico spingendola non solo ai limiti del codice penale, come nel caso della gestione assai discutibile della nave Diciotti, ma anche oltre le colonne d’Ercole di quella che sarebbe comprensibile come una campagna elettorale.

Neppure alla vigilia di importanti scadenze si era visto un governo così orientato al consenso populista e così altrettanto incapace di governare nel merito. Eppure, le scadenze che attendono Lega e Movimento 5 Stelle sono non da poco. Le urne europee si apriranno fra nove mesi, non domani. Molto più imminente è la scadenza del Def, cioè la presentazione della legge di Bilancio relativa al 2019.

Su Autostrade e immigrazione si può dire tutto quello che si vuole (soprattutto con la benevolenza dei media) ma i numeri non si possono piegare alla propaganda. Le agenzie di rating valutano asetticamente e drasticamente le cifre del deficit e del debito, la loro sostenibilità insieme con la credibilità complessiva del piano messo a punto dall’esecutivo italiano. È questa la prova del nove. O il governo guidato dalla comunicazione di Rocco Casalino imbocca la strada ragionevole suggerita da Tria oppure rischia l’osso del collo.

Luigi Bisignani è una personalità assai controversa nel dibattito pubblico ma di lui non si può dire che non abbia un importante network relazionale e capacità giornalistica. Lo citiamo perché oggi in un intervento sul quotidiano Il Tempo ha spiegato con efficacia la strategia di Salvini che punterebbe a tornare presto alle urne (anche per fregare gli alleati pentastellati). Il ragionamento regge e davvero non si spiegherebbero diversamente le mosse kamikaze del leader leghista. Ma per quanto il Capitano imbracci tutti i pretesti per determinare la crisi, è sulla manovra finanziaria che si scopriranno le carte.

Al momento, con grande sagacia e destrezza, Salvini sta lasciando che siano Di Maio e compagni a segare il ramo su cui la maggioranza è appoggiata. Le dichiarazioni di Conte sono un fulgido esempio di autolesionismo, in questo senso. Naturalmente, il vicepremier e ministro dell’Interno punta a far saltare il governo, e se possibile, l’intera legislatura proponendo se stesso e il suo partito come vittima del “sistema” (magistratura, agenzie di rating, cancellerie straniere, istituzioni finanziarie). Il club di Davos contro il popolo che lui, eroicamente, rappresenta.

L’operazione, se ci sarà, potrà funzionare con discreto successo. Per il buon esito dell’operazione kamikaze è però necessario che il Paese non vada in default. Scenario nient’affatto impossibile. Se le agenzie di rating declasseranno l’Italia, come sa bene Giancarlo Giorgetti, ci sarà solo il “si salvi chi può”. Governo di emergenza nazionale a Roma ma risultato eccezionale per la Lega alle europee (obiettivo numero 1 di Salvini).

Alla fine a pagare il prezzo più alto, oltre il Paese di cui non importa granché, potrebbe esserci Di Maio, dannato e beffato dal partner Salvini. Il bello della politica…

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