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Così gli Usa continuano (soli) a denunciare il regime di Maduro

venezuela

“Condanniamo la violenza politica del 4 agosto a #Venezuela, e sollecitiamo il regime di Maduro che rispetti lo stato di diritto, moderi gli atteggiamenti e salvaguardi la presunzione di innocenza per tutti gli imputati. Siamo con il popolo venezuelano nel suo sogno di un Paese prospero e democratico”. Con questa comunicazione ufficiale, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Heather Nauert, critica duramente le confessioni forzate e gli ultimi arresti arbitrari (tra cui quello di Juan Requesens, qui l’articolo di Formiche.net) al margine delle inchieste del presunto attacco con drone del 4 agosto.

“La risposta del governo venezuelano a questo incidente – ha aggiunto – è stato detenere abusivamente alcune persone, non seguendo il dovuto processo […] Inoltre, ci sono violazioni all’immunità parlamentare, contenuta nella Costituzione del Venezuela. Gli Stati Uniti condannano il presunto uso di tortura per ottenere confessioni”. In totale il governo ha arrestato 14 persone, tra cui politici dell’opposizione e militari.

Nauert ha detto che gli Usa sostengono le richieste della comunità internazionale per formare una commissione di esperti internazionale che possa indagare su quanto accaduto, reiterando l’appello per la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici.

La risposta di Maduro è arrivata tempestiva. Poco dopo il comunicato americano, il ministero degli Affari esteri del Venezuela ha diffuso un altro documento con il quale respinge le critiche del governo statunitense, definendo “ciniche le accuse che hanno come unico proposito interferire ancora una volta nella politica interna venezuelana”.

“Gli Usa minimizzano, con un comunicato poco obiettivo, la gravità dei fatti – sostiene il governo di Caracas -. Fanno accuse false contro i processi giudiziari venezuelani senza conoscere le nostre leggi. Il Venezuela non è il Paese che ha seminato nel mondo centri di reclusione con metodi di tortura”. Il governo di Maduro ricorda l’invito rivolto agli Usa di partecipare nell’indagine, “ma con uno spirito di ricerca della giustizia e non per proteggere terroristi”.



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