“Il decreto Salvini è uscito in concomitanza con i nostri lavori. Mi preoccupa il fatto dell’abrogazione dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, o la riduzione degli stessi, perché in questo modo si rischia di portare persone a futuro incerto. Per l’espulsione al primo grado di condanna, mi sembra si faccia qualcosa che non è proprio in linea con la costituzione. Ma lo dico a pelle. Quando ci sarà la pubblicazione parleremo meglio”. Tirando le somme del Consiglio episcopale della Cei, il presidente Gualtiero Bassetti ha approfondito i temi discussi. Tanta attenzione, si è detto, è stata data alla questione del rapporto tra Vangelo e cultura, ma le preoccupazioni sociali su lavoro, giovani, terremoto e mafia sono preminenti. E poi c’è il tema del decreto Salvini, su sicurezza e immigrazione, che già ha mobilitato buona parte delle associazioni caritative legate al mondo della Chiesa.
DECRETO SALVINI: “SI TOGLIE A GIUDICI E PREFETTI LA DISCREZIONE”
Ma “c’è sempre questa specie di discrasia”, ha detto Bassetti. “Nessuno può pretendere che la Chiesa dice quello che dice il sociologo o il politico. Noi abbiamo un’altra ottica, siamo pastori, ci interessa la solidarietà e l’integrazione, nonostante, come ha precisato il Papa, anche per l’accoglienza ci vogliono certi criteri, ci mancherebbe altro”. La vera domanda però è se la Cei si auspica o meno una revisione del testo, prima che arrivi a Mattarella. “Il decreto abolisce la concessione di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Finora questa valutazione era concessa dalle questure. Con questo decreto si toglie ai prefetti e ai giudici la discrezione nel riconoscere la protezione umanitaria, a parte alcune possibilità. Nei confronti dei migranti mi sembra che siano ampliati i reati per il diniego della protezione, la costituzione prevede la presunzione di non colpevolezza. La cittadinanza verrebbe revocata anche per reati non gravissimi. Mi sembra che sia molto restrittivo. Ma deve ancora intervenire il presidente della Repubblica, io sono molto rispettoso delle leggi”.
VANGELO E CULTURA, UN TEMA MOLTO TRATTATO: “RIPARTIAMO DA UN’OTTICA NUOVA”
Uno dei temi maggiormente trattati negli incontri ha spiegato essere stato il rapporto tra Vangelo e cultura. La domanda è: nostalgia del progetto culturale di Ruini? “Si tratta di riprendere cosa c’era di buono. Più che rincorrere il passato lo abbiamo ripreso. Oggi però ripartiamo da un’ottica nuova. Dal Vangelo. Però il soggetto è il popolo di Dio”.
GIOVANI: “CHIEDONO DI ESSERE RICONOSCIUTI. MA LA SITUAZIONE È MOLTO PREOCCUPANTE”
La Cei però ha uno sguardo sul Paese ben preciso, non “di politici o sociologi ma col cuore di pastori. Ci preoccupano situazioni particolari, come quella drammatica dei giovani senza lavoro, qualche anno fa a macchia di leopardo, ma oggi è generalizzata. A Lamezia come a Torino, oppure nelle Marche o nell’Umbria. Noi non possiamo come pastori fermarci a discorsi rassicuranti. Dobbiamo capire l’animo di questa nostra gioventù, che, ce ne rendiamo conto o meno, è distante dal nostro mondo di adulti”. Cosa chiedono allora i giovani, a pochi giorni dall’avvio del Sinodo? “Di essere riconosciuti. Noi ci siamo, ci dicono”.
TERREMOTO, “DUE ANNI DOPO LE COSE SONO LE STESSE”. E LA MAFIA? “TEMA MOLTO ATTUALE”
Il terremoto, poi, “è un’altra situazione che ci preoccupa molto”, ha detto con tono di forte rimprovero Bassetti. “È stata curata con tanto volontariato nel momento emergenziale. Ma sono passati due anni e le cose sono come erano. Lì bisogna veramente che si affronti in maniera realistica il problema. C’è chi sta nelle tende, nelle abitazioni provvisorie, ma queste non possono soddisfare il bisogno di tutta la popolazione. C’è il problema della rimozione delle macerie. Abbiamo tremila chiese disastrate, e la Chiesa è un punto di aggregazione del popolo, oltre che spirituale anche sociale”.
Mentre invece sul tema della mafia, rispondendo sul problema delle infiltrazioni mafiose nelle Chiese locali, e sulla presenza o meno di questo argomento nelle discussioni dei presuli italiani, Bassetti ha spiegato: “anni fa era legata solo ad alcune regioni del sud, oggi è diffusa a livello nazionale. Ma Papa Francesco ha parlato con chiarezza di scomunica: chi è mafioso non fa parte della Chiesa. I vescovi del sud hanno preso decisioni, alcuni hanno addirittura abolito padrino e madrina. Sulle processioni, già il Papa ha detto che ci si inchina solo davanti a Dio e alla Madonna. Ma il tema è attuale, tanti affari che si concludono sono di matrice mafiosa. Lo vedo da cittadino, e da tempo dovremmo prendere conseguenze”.
ABUSI: “STIAMO CAMMINANDO SULLA STRADA GIUSTA”
Infine, un ultimo argomento che è stato toccato è quello degli abusi. Nei giorni scorsi si parlava di un aggiornamento delle linee guida: “Stiamo lavorando con molta intensità. In hna lettera il cardinale O’Malley, la cui commissione sugli abusi ha avuto un incontro con noi quindici giorni fa, ha espresso soddisfazione per il lavoro che stiamo facendo. Siamo contenti perché ci hanno riconosciuto che stiamo camminando sulla strada giusta, accogliendo le vittime, favorendo la cultura della prevenzione, con un grande discernimento nei seminari. Dobbiamo verificare il pregresso di vita degli adulti che entrano in seminario, e favorire una formazione permanente dei preti”. Le situazioni di abusi tuttavia vanno trattate tuttavia a partire dalla Santa Sede, ha spiegato Bassetti.
E il portavoce della Cei don Ivan Maffeis sul tema è stato molto chiaro: “La commissione sta lavorando perché ogni diocesi abbia un referente. Il primo aspetto è giuridico, il secondo è pastorale. Il tema degli abusi non è solo di preti, nelle nostre comunità non deve esserci cittadinanza per alcuna forma di abuso. Il lavoro deve portare una formazione ai sacerdoti ma anche ai catechisti e agli animatori. Il terzo ambito è nella comunicazione, dove non si deve solo portare avanti solo una difesa ma bisogna essere trasparenti, oppure dare la notizia, come già spesso accade. È una cultura dove facciamo fatica, è un cammino da fare. Come ha detto il Papa è qualcosa di lento, ma questo non giustifica ritardi o abusi”.
IL CASO AUSTRALIA: “SI RISCHIA DI VIOLARE IL SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE”
Tuttavia, in Australia la questione tiene banco anche dal punto di vista legislativo. “In Australia hanno chiesto anche di violare il segreto della confessione”, ha infatti concluso Bassetti. “Ma se si ammettoe questo per un caso finiamo per abolire lo stesso sacramento della confessione, perché nessuno verrebbe più a confessarsi se non si sente garantito. Se siamo richiesti fuori del foro interno, che va salvaguardato, dobbiamo anche capire come”. In ogni caso, “siamo disposti a ogni collaborazione con l’autorità civile per venire fuori da questa terribile soluzione. Il punto è che col variare dei tempi varia l’ermeneutica e il modo di interpretare i fatti. Nel passato non si usava la stessa gravità e urgenza, giusta, che si usa oggi. Come nella Chiesa ci si muniva di più di tutelarsi dagli scandali. Oggi però noi abbiamo acquisito una coscienza, e la Chiesa italiana vuole andare fino in fondo”.