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Bruxelles non dimentica il Venezuela (e nemmeno Mosca)

Mogherini

L’Unione europea ha deciso di mantenere le sanzioni contro alcuni funzionari del governo del Venezuela. La misura era stata adottata durante la repressione del regime di Nicolás Maduro contro le manifestazioni dell’opposizione nell’anno 2017, ma si manterrà ancora.

Durante l’intervento di lunedì nel Servizio Europeo di Azione Estera, Federica Mogherini, Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, ha detto che la crisi politica e umanitaria del Venezuela è tra le “priorità della diplomazia dell’Unione europea”. Nei prossimi mesi, la comunità europea dovrà impegnarsi anche in Medio Oriente, Libia, Ucraina Afghanistan e Corea del Nord, secondo Mogherini.

L’Unione europea ha deciso di imporre un embargo di armamenti e un veto per l’acquisto di materiale che possa essere utilizzato per la “repressione interna” in Venezuela. A giugno, l’Ue annunciò l’approvazione di un nuovo piano di aiuti umanitari per il popolo venezuelano di circa 35,1 milioni di euro.

“La natura della nostra partnership con l’America latina non è più centrata nel sostegno dello sviluppo – ha spiegato -. I continenti stanno cambiando. Quest’autunno sarà presentata una nuova strategia per l’America latina e i Caraibi, per sottolineare questa nuova fase di collaborazione”.

Dalla Russia, invece, c’è chi ipotizza un presunto intervento di Washington in America latina, proprio dal Venezuela. Su Sputnik (edizione spagnola) è stato pubblicato un articolo intitolato “90 giorni che definiranno il futuro del Venezuela (e Sudamerica)”. L’autore, José León Negrón Valera, sostiene che “l’ipotesi più forte degli analisti di intelligence è che gli Stati Uniti stanno per chiedere alla Colombia che scateni un’aggressione contro il Venezuela per evitare di perdere il Sudamerica”. Secondo lui, una guerra che coinvolge tutta la regione eluderà, secondo Washington, che Lula torni a governare il Brasile e che Macri in Argentina consegni il Paese al Fondo Monetario Internazionale.

L’articolo riprende le dichiarazioni del leader del governo venezuelano, Diosdado Cabello: “Questi 90 giorni sono cruciali e una grande prova. Da quello che accadrà nei prossimi tre mesi dipenderà come si sveglierà il Venezuela il primo gennaio”. E anche le parole del senatore repubblicano, Marco Rubio, sul cambiamento delle circostanze del Venezuela e la “minaccia regionale” che rappresenta il governo di Nicolás Maduro.

Sputnik propone al governo venezuelano di blindare la frontiera con la Colombia come prima azione di difesa: “Sarà il paramilitarismo colombiano che opera nella frontiera il braccio armato degli Stati Uniti nella regione. Questa volta avrà tutto il sostegno logistico e di armi da parte di Washington e l’appoggio sul territorio della Colombia”.

Come seconda azione propone di stringere la protezione integrale tra il Venezuela, Russia e Cina: “Così come la bomba nucleare protegge la Corea del Nord per non essere schiacciata dalla Nato, l’alleanza con la Russia e la Cina garantisce al Venezuela di non fare la stessa fine della Libia, Iraq o Yemen. Per gli Stati Uniti delegittimare alla Russia in Sudamerica è un compito prioritario”.

Secondo Negrón Valera, l’ipotesi di un intervento militare da parte degli Stati Uniti resta verosimile: “Almeno così crede Brian Winter, capo dell’influente media Americas Quarterly, che su Twitter ha scritto: ‘Un amico con contatti di alto livello a [Washington] DC mi ha detto recentemente ‘temo che faranno una pazzia’. I 90 giorni sono cominciati”.


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