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Una cabina di regia per la difesa. La suggestione secondo esperti e addetti ai lavori

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Molto più di una suggestione. L’idea di una Cabina di regia per la difesa, in capo a palazzo Chigi, che metta insieme la molteplicità degli attori coinvolti per coordinare l’azione nazionale di fronte alle tante sfide internazionali, è già sul tavolo. Il punto è emerso nel corso del convegno “Investimenti per la crescita – L’industria della Difesa”, promosso a Roma dalle riviste Airpress e Formiche, a cui hanno preso parte esperti ed addetti ai lavori, rappresentanti delle istituzioni e ceo e manager delle industrie di settore (qui un resoconto del dibattito).

IL RUOLO DELLA POLITICA

L’idea non è nuova, e circola da tempo soprattutto all’interno del dicastero della Difesa, guidato dal ministro Elisabetta Trenta. L’obiettivo è coinvolgere maggiormente palazzo Chigi, soprattutto per riuscire a fare una sintesi più efficace delle risorse disponibili e talvolta disperse in più rivoli. D’altronde, ha scritto il direttore di Airpress Flavia Giacobbe sull’editoriale dell’ultimo numero, “la politica è chiamata a esercitare il suo potere decisionale e di indirizzo, guidando le scelte industriali e sostenendole anche attraverso delle correzioni al sistema, come una legge sessennale per il finanziamento dei principali programmi di aerospazio, difesa e sicurezza, oppure creando una specifica e forte Cabina di regia in capo a Palazzo Chigi sulla scorta di quanto già previsto con il settore spaziale. I vuoti decisionali si pagano soprattutto se si compara l’attivismo politico di Paesi a noi vicini e concorrenti sul mercato”.

LA RISPOSTA DEL MINISTRO TRENTA

Ha risposto all’invito il ministro Trenta, che nell’intervento per il convegno ha descritto il settore come “una competenza sovrana”, un comparto strategico “per la crescita del sistema-Paese”. In tal senso, ha aggiunto la titolare di palazzo Baracchin, “la Difesa è chiamata a fornire un contributo fondamentale, perché sarà necessario passare da un rapporto di semplice fornitura alle Forze Armate ad un rapporto di partnership in cui industrie e centri di ricerca (pubblici e privati, accademici e scientifici) siano parte attiva”.

LE SFIDE

Il riferimento alle sfide è prima di tutto al contesto europeo. Da Bruxelles è già arrivata la proposta di un Fondo per la difesa da 13 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, risorse cospicue che fanno gola a molti e che hanno già attivato le mosse di Parigi e Berlino (che da tempo hanno lanciato la collaborazione sul caccia da combattimento del futuro). In tal senso, di fronte alla nuova spinta dell’Unione, le sfide sono due. Primo, la necessità di investire di più nel settore. I fondi europei – hanno ricordato praticamente tutti gli intervenuti – non sono alternativi agli sforzi dei singoli Stati membri, che anzi sono chiamati a un maggior impegno per poter godere dei finanziamenti comunitari. Secondo, l’esigenza di avere un ruolo pro-attivo in sede negoziale. Aspetto che presuppone un sistema-Paese in grado di muoversi all’unisono, che abbia già scelto su quali programmi puntare.

LE PAROLE DI PROFUMO…

Lo ha detto chiaro e tondo l’amministratore delegato di Leonardo Alessandro Profumo: “Il Paese deve sostenere le tecnologie vincenti e fare delle scelte per non disperdere le risorse, che non sono tantissime”. In altre parole, ha spiegato il ceo, “dobbiamo capire su quali programmi investire, e poi dobbiamo avere la capacità di decidere su quali di questi mantenere la sovranità nazionale e quali invece affidare alla logica collaborativa”. Dunque, “penso sia fondamentale identificare le capacità che vogliamo difendere nel nostro Paese (e ce ne sono di molto forti) razionalizzando e ottimizzando gli investimenti nel comparto”. Per farlo, una Cabina di Regia “sarebbe una buona idea”.

…E QUELLE DI MAGRASSI

“Ci stiamo lavorando”, ha risposto il segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti Carlo Magrassi, che a breve lascerà l’incarico al generale Nicolò Falsaperna, da poco nominato dal Consiglio dei ministri e suo vice negli ultimi tre anni. “Stiamo dialogando con l’industria e con palazzo Chigi”, ha aggiunto Magrassi, che in passato, da consigliere militare del presidente del Consiglio, ha lanciato la Cabina di Regia per lo spazio, poi istituzionalizzata nel Comitato interministeriale per le politiche spaziali e aerospaziali con le legge 7 del 2018. Quell’esperienza, ha ricordato il generale, “è stata un inizio; ha creato nuovo approccio al nostro modo di lavorare”, permettendo “di creare un pensiero comune”. Tutto è nato, ha spiegato, quando “ci siamo resi conto che era importante fare squadra”. Certo, “il modello non deve esser visto come limitato a un solo settore”, poiché la Cabina di Regia “è un momento in cui si mettono insieme le menti delle varie persone e ci si rende conto che nessuno è in grado di agire da solo”.

L’ESEMPIO DEL SETTORE SPAZIO

Proprio il settore spaziale potrebbe dunque essere il riferimento per la difesa. Oggi, per quanto riguarda lo spazio, l’azione di Magrassi in quel campo è stata ereditata dall’ammiraglio Carlo Massagli, consigliere militare di palazzo Chigi al cui ufficio è affidato il compito di supportare il Comitato interministeriale di nuova istituzione. Lo presiede il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, che ha voluto e ottenuto dal premier Giuseppe Conte la delega al settore. Alla base di tutto c’è la riforma della governance introdotta dalla già citata legge, approvata allo scadere della scorsa legislatura. Con dodici ministeri partecipanti, si tratta comunque di “una struttura flessibile, ha spiegato Massagli all’evento di Airpress e Formiche, una novità che pone l’Italia “all’avanguardia nel mondo per il settore spaziale”, come è emerso anche nell’incontro di fine luglio tra Conte e Donald Trump. A seconda dei temi trattati, ha rimarcato l’ammiraglio, il Comitato ospita la partecipazione di industrie, esperti, e centri di ricerca.

ALLA RICERCA DI INVESTIMENTI

Ebbene, “la grande esperienza della Cabina di Regia, poi ereditata dal Comitato interministeriale, è un importante caratteristica che può riguardare altri settori importanti per il Paese”, ha evidenziato il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Roberto Battiston. D’altronde, per la difesa, un coordinamento di quel tipo sembra rappresentare una vera e propria necessità di sopravvivenza in un mercato internazionale sempre più competitivo. Un tavolo di confronto che veda più coinvolto palazzo Chigi potrebbe permettere di fare massa critica dei (pochi) fondi pubblici disponibili fra ministero della Difesa, ministero dello Sviluppo economico, Regioni e Unione europea. Poi, bisognerà ragionare per favorire investimenti attraendo risorse dal mercato. Lo ha detto anche il ministro Trenta: “L’Italia deve essere capace di attrarre investimenti stranieri e produrre la crescita che è presupposto principale della prossima manovra finanziaria”.

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