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Cina crocerossina dei cattivi? Così Pechino sostiene il Venezuela

“Il viaggio di Maduro in Cina, è il salvavita di cui ha bisogno per produrre più petrolio?”. Questa è l’analisi dell’emittente americano Cnn sul nuovo tour cinese del presidente del Venezuela, Nicolás Maduro. La visita a Pechino sarà fino al 16 settembre e prevede un incontro con il presidente cinese, Xi Jinping; il primo ministro, Li Keqiang e il presidente del Legislativo, Li Zhanshu. Jinping e la moglie Peng Liyuan, offriranno una cena d’onore per Maduro e la first lady venezuelana, Cilia Flores.

La Cina resta ottimista sul Venezuela. Il governo cinese ha riconfermato con una serie di nuovi accordi di cooperazione in ambito commerciale, energetico, finanziario e tecnologico la sua fiducia nell’alleato sudamericano. Il portavoce del ministro degli Affari esteri cinese, Geng Shuang, ha dichiarato che “dopo le elezioni presidenziali senza contrattempi, la situazione in Venezuela è migliorata. E il suo governo è attivo per promuovere una riforma finanziaria ed economica […] La Cina confida che il governo e il popolo venezuelano saranno capaci di gestire gli affari interni in maniera legale”.

Sugli aiuti economici di Pechino a Caracas, Geng ha detto che si tratta di accordi  per sostenere la popolazione locale (venezuelana), sempre seguendo i principi di rispetto, in linea con le norme internazionali”. Secondo Bloomberg News, Simón Zerpa, ministro di Economia e Finanze del Venezuela, ha confermato un nuovo prestito cinese di circa 5 miliardi di dollari. Negli ultimi anni, la Cina ha dato 50 miliardi di dollari al Venezuela, soprattutto basati sullo cambio di petrolio. Sempre più isolato per le sanzioni internazionali degli Usa e Unione europea, Maduro sta cercando di stringere rapporti con i suoi alleati internazionali: oltre alla Cina, anche Cuba, Nicaragua, Russia, e Turchia.

Per l’economista venezuelano Orlando Ochoa, questo nuovo “salvavita” offerto da Pechino a Caracas è un “tentativo per aumentare la produzione petrolifera, che è ai minimi storici degli ultimi 60 anni”.

Non ci sarebbero garanzie che questi accordi aiuteranno l’economia venezuelana. Il deputato Jorge Millán ha avvertito che i prestiti cinesi sono “illegali” perché non contano con l’approvazione del Parlamento: “Sappiamo dove andranno a finire quelle risorse, perché è già successo con lo spreco del Paese nel settore elettrico e petrolifero”.

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