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Il codice Rocco: Conte non conta (ma Tria sì!!)

L’avevamo scritto dall’inizio. La reazione di Giuseppe Conte alla diffusione dell’audio nel quale si può ascoltare a “voce armata” Casalino minacciare i tecnici del Mef avrebbe dato il senso dei rapporti di forza dentro Palazzo Chigi. La conferma è arrivata puntuale nel pomeriggio. Il presidente del Consiglio “ufficiale” ha ribadito la fiducia al suo portavoce. Peccato che questo dimostri l’esatto opposto nei rapporti di forza. Conte è, volendo essere generosi, il portavoce di Rocco Casalino che è il vero capo del governo colui che, con esiti felici e a volte disastrosi, guida la politica dell’esecutivo a 5 Stelle.

La sfilza di dichiarazioni in suo favore da parte del Movimento è stata imponente e impressionante. Neppure per Di Maio si era mai vista una mobilitazione così larga. Segno del rispetto verso il Capo. Perché il Comunicatore è tutto. E amen se non c’è allineamento fra ruolo e responsabilità. Non sarà di certo il professore foggiano a richiamare all’ordine il sottoposto da cui invece dipende. Il Quirinale ovviamente rispetta la Costituzione e non parla senza quindi segnalare il temperamento assai poco costituzionale dei vertici di governo. La damnatio memoria di Napolitano è una eredità pesante. Ed è un peccato perché a pagarne il prezzo è la Repubblica italiana e le sue istituzioni.

Caso diverso è quello di Giovanni Tria. Il ministro è l’unico che conta più di Casalino il quale non solo non si permette di metterlo sul banco degli imputati (ma se potesse parlare…), ma nel parlare con i giornalisti chiarisce un punto fondamentale. La reazione, se davvero ci sarà, avverrà nel 2019. Che vuol dire? Facile. Che la manovra la farà Tria con i suoi tecnici e Casalino è già rassegnato. Può limitarsi a minacciare per il dopo. La voce è armata. Ma a salve. Chi conta sul serio è Tria che infatti sorride e va avanti.


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