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Cosa penso dell’accordo sul Ilva raggiunto dal ministro Di Maio

Chi studia e deve spiegare bene ai propri studenti la vicenda Ilva deve essere soprattutto sincera ed è quello che sto facendo mettendo nero su bianco perché nell’accordo con la multinazionale ArcelorMittal il ministro Di Maio ha consumato per l’ennesima volta la sua bulimia di potere ingannando attraverso una trattativa portata a settembre – in vista della scadenza del termine per la sopravvivenza del polo industriale in amministrazione straordinaria e sulla pelle dei lavoratori – la soluzione che era già stata disegnata dal precedente ministro Calenda.

Niente di nuovo dunque se non l’evidente strumentalizzazione del furbetto ministro della eventuale scorrettezza del bando assegnato ad ArcelorMittal che poi si è rivelato nella norma – per perdere e prendere tempo – rischiando così di allontanare l’unico compratore disponibile – e sbandierando quei 10.700 posti di lavoro che erano già nell’accordo Calenda/ArcelorMittal dal febbraio scorso che prevedeva che altri 1500 lavoratori sarebbero stati assunti e dunque riassorbiti in società pubbliche per le esternalizzazioni. Si poteva risparmiare un’angoscia delirante per l’avvenire di questa comunità.

Al netto delle promesse che Di Maio ha ricacciato in gola agli ambientalisti per suo interesse facendo dietrofront sulle modalità di chiusura di alcune operazioni di bonifica: è un successo dei sindacati che hanno anche essi con l’aiuto del bravo cislino Bentivogli percorso pazientemente la strategia della contrattazione di prossimità arrivando a dare una risposta concreta ai 13.500 lavoratori e lavoratrici investendo contemporaneamente 2,4 miliardi per investimenti ambientali e produttivi e mettendo un limite a 6 milioni nel limite alle tonnellate di produzione annua fissata per tutelare l’ambiente e 250 milioni di euro stanziati per gli esodi incentivati fino a 100 euro a persona.

Tutto dunque già nell’accordo Calenda. Di Maio nel massimo della sua autoreferenziale eccitazione gonfiata anche da alcuni commenti pidiessini euforici che tradiscono il fuoco contro Calenda e la deriva attrattiva pentastellata, promette la sua visita a Taranto città mortificata e offesa da questa vicenda per la sua narcisistica passerella copyrigth. La verità è che l’Italia è un manuale di come la democrazia muore in mano a questi gialloverdi con la enfatizzazione delle nequizie che la casta precedente-perché loro ora sono la casta-e dei pericoli per la sicurezza dei cittadini.

Ma il web giallo/verde è più potente del buonsenso degli italiani? Non mi rassegno a pensare di essere in balia di figuri imbroglioni che creano e diffondono una realtà taroccata e virtuale distorsiva di quella vera. Dunque racconto, spiego e scrivo la verità.

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