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Economia circolare alla prova dei fatti. Per non rinunciare alla sovranità industriale

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L’export di carte da riciclare (carta da macero) verso la Cina è sceso di oltre il 60% rispetto al gennaio-luglio 2017 in Italia. I prezzi delle qualità meno pregiate (quelle che provengono dalle nostre raccolte differenziate) si sono dimezzati.

La sensibile riduzione dell’export di carta da riciclare (fino a qualche mese fa pari al 1,9 milioni di tonnellate) sconta gli effetti delle politiche cinesi di restrizione e controllo delle importazioni di questa materia prima. La Cina ha deciso che le carte da riciclare, le plastiche e tutti i materiali che provengono da raccolte di rifiuti, non devono avere più dello 0,5% di materiali impropri.

In generale per tutta l’area asiatica si osserva un calo del 25% dei volumi che assorbono più del 66% dell’export di carta da riciclare (72% nei 6 mesi 2017). Stabile, invece, l’export verso gli altri Paesi europei, pari al 33% del totale export italiano. Infatti, Paesi come la Germania e la Spagna, grazie agli investimenti fatti ((e che continuano a fare, soprattutto in Germania) sono degli importatori di carta da riciclare.

A cosa serve la carta da riciclare? È il materiale essenziale per la produzione di carta da imballaggio riciclata. In Itala il riciclo negli imballaggi in carta raggiunge, ormai l’80% non lontano dall’85% che è il target della nuova direttiva che ci accingiamo a recepire.
Quello che manca in Italia non è la capacità dell’industria, ma è la “capacità” in grado di utilizzare l’eccesso (e che attualmente viene esportato, siamo pure con le difficoltà di cui abbiamo scritto sopra).

Nel contempo, nei primi sei mesi dell’anno, l’import in Italia di carte e cartoni per imballaggio è cresciuto +7,9%, con un picco del 12,5% proprio per la carta con cui si fanno le grandi scatole di imballaggio per il trasporto. Dettaglio da non trascurare: queste carte sono in gran parte riciclate.

Insomma, la nostra bilancia commerciale è peggiorata: esportiamo meno carte da riciclare e importiamo carta da imballaggio.
Di fronte a questi dati la più immediata considerazione che verrebbe da fare è che se ci fossero più cartiere in Italia per “lavorare” la carta da riciclare non la esporteremmo e, casomai, venderemmo all’estero carta prodotto finito, di più alto valore aggiunto. Ciò con benefiche ricadute in termini di maggiore occupazione e attuando i principi dell’economia circolare, evitando inoltre che le fibre usate percorrano anche 14/15mila km per essere riciclate.

Inoltre, non dipenderemmo più dai clienti asiatici per l’utilizzazione delle carte da riciclare raccolte in Italia: il mercato sarebbe più stabile anche per i nostri operatori della raccolta.

Infine, la nostra bilancia commerciale migliorerebbe: esporteremmo meno carta da riciclare è vero, ma non importeremmo carta riciclata, prodotto finito, a più alto valore aggiunto.

Ma a quale misura di stimolo si dovrà ricorrere per incentivare la costruzione di cartiere che riciclino la carta?
Nessun’altra se non quello di avere regole certe e chiare e paragonabili a quelle dei nostri colleghi e concorrenti europei, che tengano in conto anche il diritto di operare per gli imprenditori.

L’industria italiana sta già investendo partendo dal surplus di export di carta da riciclare e per riportare la capacità nazionale a livelli in grado di utilizzare quasi tutta la raccolta differenziata della carta in Italia.

Confindustria, nelle Assiste di Verona, ha presentato le sue proposte per l’Italia nell’ottica della politica dei fattori portata avanti dal presente Boccia che deve andare a vantaggio di tutto il Paese. Tra le proposte presentate c’è proprio quella di “completare la transizione verso un’economia circolare, rafforzando il parco impiantistico nazionale”.
Nonostante ciò, a volte, questi nuovi investimenti sono immersi in un limbo di incomprensioni, che diventano spesso un purgatorio regolatorio.

Ad esempio, è il caso della riconversione della cartiera di Mantova, il “ponte sospeso” firmato dall’architetto Nervi, il cui cuore tecnologico è stato radicalmente rinnovato per riciclare sempre di più e meglio in Italia, ma che non riesce ad avviare le macchine.
Il rispetto delle regole è imprescindibile, ma lo è anche il dialogo tra istituzioni e tra istituzioni e imprenditori, che forse in qualche caso può evitare qualche ordinanza.

Dialogare aiuta a rimanere nei tempi giusti degli investimenti che sono fondamentali in ogni iniziativa imprenditoriale
Le capacità di riciclo in corso di realizzazione ridurranno molto l’export di carta da riciclare, rendendo il sistema italiano più stabile e più in linea con i principi dell’economia circolare, migliorandone la bilancia commerciale.

A questo obiettivo come Paese, imprese e amministrazioni coinvolte nel rilascio delle autorizzazioni dobbiamo guardare: il “buon andamento” dell’amministrazione non può prescindere dall’attuare l’agenda dell’Economia Circolare.
Un Paese sovrano non può rinunciare alla sovranità industriale.

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