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Facebook sotto attacco (hacker). A rischio 50 milioni di profili

Di Federica De Vincentis
democrazia facebook

Altra tegola su Facebook. Dopo il caso Cambridge Analytica e la sua scia di critiche tanto oltreoceano quanto in Europa, il colosso di Menlo Park ha rivelato una falla nella sicurezza, che ha riguardato “circa 50 milioni di account” e potrebbe aver consentito a cyber criminali di prendere il controllo dei profili.

LA COMUNICAZIONE DI FACEBOOK

In una call con i giornalisti, l’ad del gruppo, Mark Zuckerberg, ha comunicato di prendere “questa situazione estremamente sul serio”, aggiungendo che sono state “messe in atto azioni immediate”, come “un grande sforzo di sicurezza nell’azienda” per renderla più solida”. “Siamo contenti di aver trovato” la falla (ndr) ma, ha aggiunto scusandosi, “in primo luogo è sicuramente un problema che ciò sia accaduto”.

CHE COSA È SUCCESSO

Gli hacker, secondo quanto spiegato dalla società, hanno approfittato di una vulnerabilità della funzione ‘View As’ – quella che consente a un utente di vedere cosa vede del suo profilo un altro utente, in base alle sue impostazioni di privacy – per rubare i ‘token’ di accesso, equivalenti alle chiavi digitali, che mantengono attivo il log-in senza dover digitare la propria password ogni volta che si utilizza il social network. Facebook ha reso noto di aver sistemato il problema e di aver resettato i token di accesso di quasi 50 milioni di account, più quelli di altri 40 milioni di account soggetti alla prova ‘View As’ nell’ultimo anno. La funzione al centro dell’incidente è stata sospesa, mentre sono in corso le indagini.

LA MISURA PRECAUZIONALE

A seguito dell’hack, più di 90 milioni di utenti di Facebook sono stati costretti a disconnettersi dai propri account, una misura di sicurezza comune adottata quando account vengono compromessi.

UN NUOVO PROBLEMA

Si tratta ad ogni modo, rilevano gli esperti, di un nuovo problema per il social network e i suoi oltre 2 miliardi di utilizzatori nel mondo, la cui dimensione per ora non è ancora del tutto chiara. Non si sa, ad esempio, se siano stati coinvolti anche utenti Ue, dove la normativa sulla privacy e i data breach è particolarmente stringente (sicuramente più che negli Usa). La fiducia degli utenti nel colosso tech è stata infatti più volte scalfita negli scorsi mesi a seguito di vari casi sull’uso, da parte di soggetti terzi, di informazioni dei profili a scopi politici e sulla diffusione sulla piattaforma di contenuti destinati a influenzare le elezioni di vari Paesi.


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