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Genova non accetta di essere presa in giro

Giorni e settimane passano invano da quel tragico 14 agosto 2018 che si è portato via quarantatré vite col crollo del Ponte Morandi.

Settimane in cui la città di Genova ha sofferto, pianto le sue vittime, affrontato con forza e dignità il dolore e gli enormi disagi che il crollo del ponte Morandi ha portato con sé. Sempre con la voglia di ricominciare, a testa alta. E il Partito democratico ha provato a stare fianco a fianco delle persone più colpite da questa tragedia.

Fin dal primo momento dopo il crollo, il Pd, ad ogni livello e anche alla presenza del Segretario nazionale del Pd Maurizio Martina – arrivato in città in molte occasioni in questo mese e mezzo – ha chiesto verità e giustizia per Genova e severità per i responsabili di quanto accaduto.

Mentre le indagini e le responsabilità verranno accertate, la città ha ovviamente bisogno di ripartire e per farlo servono proposte concrete. Il Pd ha ascoltato il territorio, con le sue forze sociali ed economiche, e ha proposto, nello spirito di piena collaborazione con le istituzioni locali, regionali e nazionali, una serie di interventi indispensabili alla rinascita di Genova.

Innanzitutto ricostruire il ponte più rapidamente possibile e accelerare la realizzazione del Terzo Valico e della Gronda, infrastrutture messe puntualmente in discussione dal governo e fondamentali per combattere l’isolamento di cui il nostro territorio già soffriva e in cui oggi è precipitato.

Sul piano normativo, già a fine agosto, il Partito democratico a tutti i livelli aveva chiesto una legge speciale per Genova in cui stabilire, tra le altre cose, che tutti i danni, diretti e indiretti, avrebbero dovuto essere pagati da Autostrade (in modo che le risorse nazionali fossero utilizzate per misure strutturali). La legge speciale, come accaduto per altri eventi calamitosi come i terremoti, avrebbe dovuto prevedere la sospensione del pagamento dei tributi, lo stanziamento di finanziamenti agevolati per consentire, una volta finito tale periodo di sospensione, di poter riprendere a pagare le imposte e una serie di misure a sostegno dei lavoratori e delle imprese (come l’ampliamento della cassa integrazione). Il governo ha annunciato un decreto, che ancora stiamo aspettando dopo quasi 50 giorni. Un decreto sventolato in piazza De Ferrari dal premier Conte a un mese dal tragico crollo del Morandi e poi atteso ancora, sino alle ultime notizie che lo danno pervenuto alla Ragioneria di Stato, privo però delle necessarie coperture finanziarie.

Il Pd ha da subito chiesto che all’interno del decreto, o di qualsiasi altra norma per l’emergenza cittadina, fosse inserita l’istituzione per Genova di una Zona Economica Speciale, con i relativi incentivi previsti dalla disciplina in materia per un periodo di almeno 5 anni. Temiamo che la nostra proposta non sia stata accettata e questo si tradurrà nel non alleviare in modo significativo l’impatto del crollo del ponte Morandi sulle attività economiche genovesi e segnatamente sulle attività portuali che già stanno subendo pesanti danni.

Mentre aspettiamo di conoscere nel dettaglio quanto disposto dal governo per Genova, ricordiamo la questione degli sfollati, ai quali il Pd chiede di garantire le stesse condizioni degli interferiti della Gronda, secondo quanto previsto dal Pris (istituito con Legge Regione Liguria): indennizzo a prezzo di mercato +43.000 euro, in alternativa la consegna di un nuovo appartamento pagato da Autostrade.

Infine, sul piano della mobilità, il Partito democratico ha proposto di dare priorità assoluta alla realizzazione delle opere (in parte in corso) che possono costituire un bypass del Ponte Morandi tra i caselli Genova Aeroporto e Genova Ovest e di stanziare risorse certe per finanziare l’ampliamento del trasporto pubblico locale.

Ecco, questo è quanto abbiamo sostenuto fino ad oggi. Collaborando con le istituzioni sul territorio e facendo pervenire le nostre istanze a Roma attraverso i nostri parlamentari. Dall’altra parte, da chi oggi è al governo, crediamo invece non ci sia stata altrettanta capacità di sensibilizzare i livelli nazionali sull’importanza delle decisioni che verranno assunte per Genova. Che ricordiamolo, è ferita, dignitosa, ma non accetta di essere presa in giro. Qui come a Roma.

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