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Il lavoro è cambiato

La Società Internazionale di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale (ISLSSL) ha tenuto il suo XXII Congresso mondiale a Torino dal 4 al 7 settembre u.s. Lo scopo della ISLSSL è proprio quello di studiare le materie suddette e, in una prospettiva di diritto comparato, promuovere lo scambio di idee coinvolgendo i maggiori attori (non solo docenti) del mercato del lavoro.

Mi piace ricordare che il Presidente è il “nostro” prof. Tiziano Treu, se non altro perché è stato il “mio” professore di diritto del lavoro! Orbene, al di là delle varie sessioni tematiche che hanno occupato la giornata dei lavori congressuali, mi preme evidenziare come non vi sia stato alcun tentennamento, contraddizione o contrapposizione in ordine al principio generale così sintetizzato: “il lavoro è cambiato, servono nuove regole” (cit. prof. Tiziano Treu).

Vi è la presa di coscienza di un cambiamento figlio di rivoluzioni – non importa che numero – che hanno avuto un impatto sulla flessibilità degli orari, dell’organizzazione aziendale e del lavoro, cambiamenti che hanno confermato o comunque messo in evidenza l’inadeguatezza dell’attuale regolamentazione del e delle categorie che hanno fondato il diritto del lavoro: la “subordinazione” in primis!

Questo evento, e le dichiarazioni del Presidente prof. Treu, hanno generato in me due diversi e distinti sentimenti. Il primo è quello di un personalissimo orgoglio poiché in data 6 giugno 2018 inauguravo presso la sede di Microsoft di Milano la Collana di Diritto del Lavoro “Il Lavoro è cambiato, cambiamo le regole” di Licosia Edizioni, una visione che mi pare coincida perfettamente con l’analisi che oltre 500 anni fa i massimo esperti mondiali di diritto del lavoro hanno portato all’attenzione del vasto pubblico. La seconda, invece, è di profonda frustrazione ed incomprensione.

Non vi è chi non veda la realtà del cambiamento – tutto il mondo pensante – e l’esigenza di apportare e supportare esso con un sistema che possa offrire residenza a nuovi strumenti, categorie, e così via.

Abbiamo in rappresentanza del nostro Paese i migliori esperti mondiali (addirittura l’Italia esprime il Presidente) che trattano le materie, ma poi il risultato è il “Decreto dignità!” Un provvedimento che si nasconde dietro affermazioni impossibili da non condividere: “dignità”, “l’uomo al centro”, risultati che però non potranno mai essere raggiunti attraverso la legiferazione afferente che sembra far uscire – rectus, fotografare – un mondo che non esiste: non solo non abbiamo cambiato le regole, ma abbiamo fatto un salto all’indietro agli inizi del ‘900, in un mercato che non è più quello, in organizzazioni aziendali inesistenti.

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